La notifica a mezzo PEC fra difensori è valida ed equiparata alla notifica tramite raccomandata

Redazione scientifica
28 Settembre 2020

Dal disposto dell'art. 16 del d.l. n. 179/2012 non può trarsi la conseguenza secondo cui le parti private nel processo penale non possono mai fare ricorso alla PEC per le proprie comunicazioni. Infatti, la disposizione preclude solo l'utilizzo della notifica a mezzo PEC a cura della cancelleria, qualora il destinatario sia l'imputato (persona fisica), mentre per le notificazioni fra difensori la notifica a mezzo PEC è equiparata alla notifica per mezzo della posta, salvo che la legge non disponga altrimenti.

Lo ha ribadito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 26506/20, depositata il 22 settembre.

Il Tribunale del riesame dichiarava inammissibile l'appello avverso il provvedimento con cui il GIP del Tribunale aveva respinto la richiesta di revoca della misura cautelare presentato dall'imputato poiché la notifica alle persone offese della richiesta ex art. 299 c.p.p. era stata effettuata tramite PEC, ai difensori delle persone offese, con una modalità non consentita alle parti private.
Avverso la decisione ha proposto ricorso l'imputato, a mezzo del proprio difensore, chiedendo l'annullamento dell'ordinanza poiché le notifiche della richiesta erano state validamente eseguite a mezzo PEC e inviate al difensori delle persone offese con una modalità che offre le stesse garanzie di quelle di una raccomandata.

La Cassazione, ritenendo fondato il ricorso, chiarisce che dal disposto del D.L. 16 ottobre 2012, n. 179, art. 16, non può trarsi la conseguenza secondo cui le parti private nel processo penale non possono mai fare ricorso alla PEC per le proprie comunicazioni. Infatti, la disposizione preclude solo l'utilizzo della notifica a mezzo PEC a cura della cancelleria, qualora il destinatario sia l'imputato (persona fisica), mentre per le notificazioni fra difensori occorre far riferimento a quanto previsto dall'art. 152 c.p.p. e dal D.Lgs. 7 marzo 2005, n. 82, art. 48. Pertanto, chiarisce la Cassazione, «la notifica a mezzo PEC è equiparata alla notifica per mezzo della posta, salvo che la legge non disponga altrimenti; equivalenza che, come è di facile rilievo, trova la sua ragione nel fatto che la PEC offre le medesime certezze della raccomandata in ordine all'identificazione del mittente e all'avvenuta ricezione dell'atto (documentabile, in caso della PEC, attraverso la produzione del rapporto di consegna al destinatario e ricevuta di accettazione). In tale contesto normativo deve allora ritenersi che la lettera raccomandata, di cui può avvalersi il difensore ai sensi dell'art. 152 c.p.p., può essere sostituita dalla comunicazione a mezzo PEC».

Di conseguenza, nel caso in esame, la notifica effettuata a mezzo PEC dal difensore dell'imputato al difensore della persona offesa ex art. 299 c.p.p., deve ritenersi validamente effettuata.
Pertanto, la Cassazione annulla l'ordinanza impugnata e trasmette gli atti al Tribunale.

(Fonte: www.dirittoegiustizia.it)

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