Spettano al giudice ordinario le controversie sulla risoluzione anticipata del contratto d'appalto per la perdita dei requisiti di qualificazione

29 Ottobre 2020

Spettano alla giurisdizione del giudice ordinario le controversie aventi ad oggetto la risoluzione anticipata del contratto autoritativamente disposta dall'Amministrazione committente a causa dell'inadempimento delle obbligazioni poste a carico dello appaltatore. Tali controversie, infatti, attengono alla fase esecutiva, implicando la valutazione di un atto avente come effetto tipico lo scioglimento del contratto, e quindi incidente sul diritto soggettivo dell'appaltatore alla prosecuzione del rapporto.

Il caso. Il Comune di Prato ha disposto la risoluzione di un contratto d'appalto ai danni di una società, per il venir meno dei requisiti di qualificazione. La società ricorrente ha impugnato, dunque, il provvedimento con cui è stata dichiarata la suddetta risoluzione, sostenendo che non sarebbero mai venuti meno i requisiti di qualificazione, avendo chiesto tempestivamente la verifica triennale dell'attestazione SOA.

La soluzione. Il T.A.R. Toscana ha dichiarato inammissibile il ricorso per difetto di giurisdizione, in quanto il provvedimento di risoluzione del contratto, oltre ad insistere nella fase di esecuzione dell'opera pubblica e quindi incide su diritti soggettivi, è stato disposto una volta che l'Amministrazione ha accertato la violazione di uno specifico onere a carico dell'impresa, non essendosi attivata tempestivamente nella presentazione della domanda di rinnovo della qualificazione. Secondo la giurisprudenza amministrativa, è estranea ai confini della giurisdizione amministrativa la cognizione dei comportamenti e degli atti assunti (nella veste di contraente) dalla stazione appaltante nella fase di esecuzione del contratto e non afferenti all'esercizio di potestà autoritative, in quanto non compresi nel catalogo delle controversie espressamente e tassativamente riservate alla giurisdizione esclusiva amministrativa in materia di appalti pubblici dall'art. 133 D.Lgs. n. 104/2010 (Cons. Stato Sez. III Sent., 07/04/2017, n. 1637; Cons. di Stato Sez. III, Sentenza n. 5519 del 04/12/2015). Anche la Corte di Cassazione ha confermato che in tema di appalti pubblici, sono devolute alla cognizione del Giudice amministrativo le controversie relative alla procedura di affidamento dell'appalto, mentre quelle aventi ad oggetto la fase di esecuzione del contratto spettano alla giurisdizione del Giudice ordinario, in quanto riguardanti un rapporto di natura privatistica caratterizzato dalla posizione di parità delle parti, titolari di situazioni giuridiche qualificabili come diritti ed obblighi. Tra queste controversie vanno annoverate quelle aventi ad oggetto la risoluzione anticipata del contratto autoritativamente disposta dall'Amministrazione committente a causa dell'inadempimento delle obbligazioni poste a carico dello appaltatore: anch'esse, infatti, attengono alla fase esecutiva, implicando la valutazione di un atto avente come effetto tipico lo scioglimento del contratto, e quindi incidente sul diritto soggettivo dell'appaltatore alla prosecuzione del rapporto; l'accertamento di tale diritto spetta al Giudice ordinario, mediante la verifica della legittimità dell'atto e dell'eventuale violazione delle clausole contrattuali da parte dell'Amministrazione, e ciò indipendentemente dalla veste formalmente amministrativa della determinazione adottata dalla committente, la quale non ha natura provvedimentale, nonostante il carattere unilaterale della risoluzione, che non cessa per ciò solo di operare nell'ambito delle posizioni paritetiche delle parti (Cass. civ. Sez. Unite Ord., 10/01/2019, n. 489).

Detti principi, ha concluso il Collegio, vanno applicati anche nella fattispecie dove la risoluzione del contratto è stata disposta conseguentemente alla violazione dell'impegno dell'aggiudicataria a garantire la continuità del possesso dei requisiti di qualificazione.

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