Sulla riferibilità della nozione di operatore economico ai Dipartimenti universitari

Mahena Chiarelli
15 Dicembre 2020

Il Consiglio di Stato chiarisce la portata della nozione di “operatore economico” alla luce dei principi eurounitari e vi ricomprende i Dipartimenti universitari ai quali sia riconosciuta, dalle disposizioni statutarie, adeguata autonomia organizzativa, negoziale e contabile.

Il caso. Con l'appello, il Raggruppamento ricorrente censura la sentenza del TAR Lazio che aveva respinto le doglianze mosse contro l'aggiudicazione disposta a favore di altro R.T.I., al quale contesta il difetto di competenza a partecipare alla gara, per essere la mandataria un Dipartimento universitario, sull'assunto che solo l'Università (e non un suo Dipartimento) potrebbe essere considerato “operatore economico”, ai fini di cui al D.Lgs. n. 50/2016.

La soluzione. Il Consiglio di Stato nel respingere le censure, si sofferma, anzitutto, a chiarire la portata della nozione di operatore economico”ai sensi dell'art. 3, comma 1, lett. p), del Codice dei contratti pubblici.

A tal fine, il Collegio richiama l'attenzione sui principi eurounitari e sul primario interesse del diritto dell'Unione europea alla cura della concorrenza che si sostanzia nell'assicurare la partecipazione più ampia di offerenti a una gara d'appalto. In questa prospettiva, la disposizione è orientata ad accogliere un concetto lato della nozione: “tale da ricomprendervi – nei limiti dell'affidamento dei terzi e della responsabilità patrimoniale, che postula la personalità giuridica - qualunque aggregazione riconducibile ad unità economica, sia esso persona o ente, indipendentemente dalla sua forma giuridica”.

Posto che disposizioni eurounitarie sembrano non accogliere una nozione di “operatore economico che offre servizi sul mercato” ristretta agli operatori dotati di un'organizzazione d'impresa, né introdurre condizioni particolari per porre limitazioni preclusive delle procedure di gara in ragione della forma giuridica e dell'organizzazione interna degli operatori economici, non è necessario – quando si tratti di strutture organizzate – il carattere della personalità giuridica: è invece (necessario e) sufficiente un adeguato grado di autonomia organizzativa, contabile e dispositiva, tali da supportare – nella concreta prospettiva del contratto di cui si verte – un'autonoma “offerta” di prestazioni.

Passando a contestualizzare il principio nel caso concreto, il Collegio osserva, esaminando le disposizioni statutarie, che i Dipartimenti (dell'Università degli Studi di Napoli – Federico II), sono configurati come articolazioni interne dell'Università, all'occorrenza abilitate ad offrire per conto della rispettiva Università, prestazioni sul mercato concorrenziale, senza l'esplicitato e formale coinvolgimento dell'Ateneo di appartenenza nella procedura di formazione del contratto nei limiti della riconosciuta autonomia organizzativa, negoziale e contabile e, in ogni caso, impregiudicati, dal punto di vista degli assetti universitari, i necessari rapporti interni di legittimazione a contrarre, di provvista finanziaria e contrattuale e ferme comunque la responsabilità patrimoniale dell'ente e l'ineludibile responsabilità contabile di chi agisce.

In conclusione, la pur necessaria “ratifica” da parte del Rettore dell'operato del Dipartimento definisce i detti necessari rapporti interni, ferma restando (nei termini e sotto le responsabilità che si sono dette) la sufficiente idoneità della domanda di partecipazione alla procedura evidenziale in contestazione.

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