Linee guida per l'omogenea applicazione da parte delle stazioni appaltanti delle funzioni del collegio consultivo tecnico di cui agli artt. 5 e 6 d.l. 76/20

La Redazione
12 Gennaio 2021

Tra le “Misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale” previste dal cd decreto “semplificazioni” (d.l. 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla l. 11 settembre 2020, n. 120) è compresa l'istituzione da pare delle stazioni appaltanti del Collegio consultivo tecnico, figura concepita come strumento di prevenzione e risoluzione delle controversie e delle dispute tecniche che possono sorgere in materia di opere pubbliche al fine di garantire la loro esecuzione celere e a regola d'arte.

Tra le “Misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale” previste dal cd decreto “semplificazioni” (d.l. 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla l. 11 settembre 2020, n. 120) è compresa l'istituzione da pare delle stazioni appaltanti del Collegio consultivo tecnico, figura concepita come strumento di prevenzione e risoluzione delle controversie e delle dispute tecniche che possono sorgere in materia di opere pubbliche al fine di garantire la loro esecuzione celere e a regola d'arte.

Non si tratta di una novità assoluta. Dando attuazione alla legge delega del codice dei contratti pubblici (l. 28 gennaio 2016, n. 11), che all'art. 1, comma 1, lett. aaa) aveva previsto tra i principi e i criteri direttivi specifici la “razionalizzazione dei metodi di risoluzione delle controversie alternativi al rimedio giurisdizionale, anche in materia di esecuzione del contratto…” l'istituto era stato già introdotto dall'art. 207 del codice dei contratti pubblici come istituto precontenzioso di carattere facoltativo “con funzioni di assistenza per la rapida risoluzione delle dispute di ogni natura…”.

Nel parere reso dalla Commissione speciale nell'adunanza del 21 marzo 2016, n. 855 sullo schema di decreto legislativo poi divenuto il d.lgs. n. 50/2016, il Consiglio di Stato aveva però sollevato più di un dubbio sulla figura, soprattutto in ragione della mancata definizione dei rapporti con gli altri rimedi precontenziosi già esistenti, e ne aveva proposto la soppressione.

Le osservazioni del Consiglio di Stato non erano state recepite dal Governo, ma l'istituto veniva soppresso dal successivo decreto correttivo (l'art. 207 del d.lgs. n. 50/2016 viene infatti abrogato dall'art. 121, comma 1, del d.lgs. 19 aprile 2017, n. 56).

L'istituto rinasce due anni dopo ad opera del decreto c.d. sblocca cantieri. L'art. 1, commi da 11 a 14, della l. 14 giugno 2019, n. 55, di conversione, con modificazioni, del d.l. 18 aprile 2019, n. 32, ne prevede la costituzione facoltativa su accordo delle parti, con le medesime funzioni di cui al codice dei contratti pubblici, ma in via temporanea, ossia fino alla data di entrata in vigore del regolamento unico recante disposizioni di esecuzione, attuazione e integrazione del codice dei contratti pubblici, di cui all'art. 216, comma 27-octies, del codice.

Differentemente da quanto originariamente stabilito dall'art. 207, comma 6 del d lga 50/2016, il quale disponeva che “se le parti accettano la soluzione offerta dal collegio consultivo…l'accordo sottoscritto vale come transazione”, il decreto sblocca cantieri prevedeva che “L'eventuale accordo delle parti che accolga la proposta di soluzione indicata dal collegio consultivo non ha natura transattiva, salva diversa volontà delle parti stesse” (art. 1, comma 13, terzo periodo, del d.l. n. 32/2019).

Gli articoli 5 e 6 del decreto c.d. “Semplificazioni” (d.l. 16 luglio 2020 n. 76, conv. in l. 11 settembre2020, n. 120) hanno ri-disciplinato presupposti e funzioni dell'istituto, in via apparentemente soltanto temporanea e sperimentale (fino al 31 dicembre 2021), rendendone obbligatoria la costituzione per gli appalti sopra soglia “con funzioni di assistenza per la rapida risoluzione delle controversie o delle dispute tecniche di ogni natura suscettibili di insorgere nel corso dell'esecuzione del contratto stesso” e precisando che “le determinazioni del collegio consultivo tecnico hanno la natura del lodo contrattuale previsto dall'articolo 808-ter del codice di procedura civile, salva diversa e motivata volontà espressamente manifestata in forma scritta dalle parti stesse” (art. 6, comma 3, d. l. n. 76/2020). L'istituzione rimane facoltativa per gli appalti sotto soglia e, sempre facoltativamente, il Collegio Consultivo Tecnico può essere istituito anche “per la risoluzione risolvere problematiche tecniche o giuridiche di ogni natura suscettibili di insorgere anche nella fase antecedente alla esecuzione del contratto, ivi comprese le determinazioni delle caratteristiche delle opere e le altre clausole e condizioni del bando o dell'invito, nonché la verifica del possesso dei requisiti di partecipazione, dei criteri di selezione e di aggiudicazione” (art. 6, comma 5, d.l. n. 76/2020). Il Collegio Consultivo Tecnico è tenuto altresì a rendere parere obbligatorio ma non vincolante sulla sospensione volontaria o coattiva dell'esecuzione dei lavori (art. 5 d.l. n. 76/2020).

Al fine di consentire una rapida e omogenea applicazione su tutto il territorio nazionale dell'istituto ri-disciplinato dal decreto “semplificazioni”, il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha istituito un apposito gruppo di lavoro al fine di elaborare LINEE GUIDA PER L'OMOGENEA APPLICAZIONE DA PARTE DELLE STAZIONI APPALTANTI DELLE FUNZIONI DEL COLLEGIO CONSULTIVO TECNICO DI CUI AGLI ARTICOLI 5 E 6 DEL D.L. 16 LUGLIO 2020 N. 76, CONVERTITO IN LEGGE 11 SETTEMBRE2020, N. 120.

Pubblichiamo di seguito il testo delle linee guida predisposte dal gruppo di lavoro che chiariscono aspetti significativi per il funzionamento dell'istituto con particolare riferimento all'ambito di applicazione, alle modalità di costituzione del Collegio, alla natura delle determinazioni e ai costi di funzionamento.

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