Sui “confini” del computo erroneo del termine per impugnare l'aggiudicazione causato da un “abbaglio dei sensi”

26 Gennaio 2021

È inammissibile il ricorso per revocazione della sentenza che ha stimato tardivo il ricorso avverso l'aggiudicazione non già per un “errore di lettura” (che ha portato a ritenere che l'aggiudicazione allegata alla comunicazione fosse completa), ma per l'adesione all'orientamento secondo il quale l'interesse a ricorrere sorge con l'apprezzamento della lesione alla propria situazione giuridica, derivante dalla conoscenza dell'intervenuta aggiudicazione.

La questione. La ricorrente ha proposto ricorso per revocazione avverso la sentenza del Consiglio di Stato per il motivo di cui all'art. 395, comma 1, n. 4) c.p.c. (cui rinvia l'art. 106, comma 1, c.p.a.), perché il Collegio avrebbe ritenuto erroneamente possibile percepire il carattere lesivo dell'aggiudicazione alla controinteressata dal provvedimento (di aggiudicazione, appunto) allegato alla comunicazione della stazione appaltante, sebbene in esso non fosse neppure indicato il verbale (approvato in seduta riservata) che, invece, era l'unico atto della procedura con carattere di lesività sicura.

Il Consiglio di Stato avrebbe dato, dunque, lettura erronea del provvedimento di aggiudicazione, ritenendo in esso citati i verbali di gara nei quali erano riportati i punteggio attribuiti alle offerte, sebbene il verbale a tal fine decisivo non fosse neppure menzionato.

Secondo la ricorrente, quindi, l'errore è decisivo perché se il Consiglio di Stato si fosse accorto che nella determinazione di aggiudicazione non era indicato il verbale non avrebbe ritenuto completa la comunicazione, considerato che tale omissione non consentiva la conoscenza dell'elemento determinante della scelta a favore della controinteressata.

La soluzione. Il Collegio ha ritenuto inammissibile il ricorso per revocazione. Nella sentenza impugnata, il Consiglio di Stato ha aderito, infatti, citando diverse pronunce, all'orientamento giurisprudenziale per il quale il termine per l'impugnazione del provvedimento di aggiudicazione decorre dalla ricezione della sua comunicazione (prevista dall'art. 79 d.lgs. 12 aprile 2006, n. 163, ora richiamato dall'art. 120, comma 5, c.p.a. sebbene ormai abrogato con l'entrata in vigore del nuovo codice dei contratti pubblici, su cui si v. l'Ad. plen., 2 luglio 2020, n. 12), consentendo di aver conoscenza di tutti gli elementi necessari a proporre ricorso all'autorità giudiziaria: l'autorità emanante, la data, il contenuto dispositivo da cui dedurre l'effetto lesivo dell'atto.

La sentenza del TAR è stata riformata proprio perché pronunciata in adesione all'orientamento opposto, per il quale il termine di impugnazione decorre dall'effettiva conoscenza delle ragioni di illegittimità del provvedimento e, quindi, dalla comunicazione dell'aggiudicazione solo se siano ivi esposte le ragioni dell'aggiudicazione, con la conseguenza che, in caso di comunicazione incompleta, il termine decorre dal momento in cui è consentito l'accesso agli atti della procedura di gara.

Accertato che la stazione appaltante aveva comunicato alla ricorrente l'aggiudicazione del contratto alla controinteressata, il Consiglio di Stato ha ritenuto tardivo il ricorso originario notificato nei trenta giorni decorrenti dall'accesso agli atti di gara.

Di conseguenza, la ricorrente erra quando afferma che il Consiglio di Stato ha stimato tardivo il ricorso per un “errore di lettura” che l'ha portato a ritenere che l'aggiudicazione allegata alla comunicazione fosse completa.

In realtà, nella sentenza impugnata non v'è traccia i tale accertamento proprio perché il Consiglio di Stato ha aderito all'orientamento opposto a quello del TAR in ordine al termine di decorrenza dell'impugnazione dell'aggiudicazione, per cui l'interesse a ricorrere sorge con l'apprezzamento della lesione alla propria situazione giuridica, che consegue alla conoscenza dell'intervenuta aggiudicazione.

Né può ritenersi che l' “abbaglio dei sensi” sia desumibile dell'ultimo passaggio della sentenza, ove si afferma che “Peraltro in punto di fatto, a conferma della completezza della comunicazione e della conoscenza di tutti gli elementi che ne sorreggevano il carattere di sicura lesività, non può sottacersi che alla comunicazione era allegato anche il provvedimento di aggiudicazione con ulteriori specificazioni ed indicazione dei verbali di causa”; con tale affermazione, infatti, il Consiglio di Stato si è limitato a rafforzare il proprio convincimento sulla possibilità per il concorrente di conoscere non già le ragioni di illegittimità del provvedimento, ma l'intervenuta lesione della propria situazione giuridica soggettiva.

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