La Consulta dichiara la "palese" incostituzionalità di alcune disposizioni della legge regionale siciliana n. 13/2019 sui contratti pubblici

La Redazione
12 Febbraio 2021

La Corte costituzionale con la sentenza 11 febbraio 2021 n. 16 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 4, commi 1 e 2, della legge della Regione siciliana 19 luglio 2019, n. 13 (Collegato al d.d.l. n. 476, "Disposizioni programmatiche e correttive per l'anno 2019. Legge di stabilità regionale")...

La Corte costituzionale con la sentenza 11 febbraio 2021 n. 16 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 4, commi 1 e 2, della legge della Regione siciliana 19 luglio 2019, n. 13 (Collegato al d.d.l. n. 476, "Disposizioni programmatiche e correttive per l'anno 2019. Legge di stabilità regionale").

La Corte ha dichiarato fondata, in primo luogo, la questione relativa all'art. 4, comma 1, primo periodo, della legge della Regione siciliana n. 13 del 2019, a tenore del quale, nel territorio regionale «le stazioni appaltanti sono tenute ad utilizzare il criterio del minor prezzo, per gli appalti di lavori d'importo pari o inferiore alla soglia comunitaria, quando l'affidamento degli stessi avviene con procedure ordinarie sulla base del progetto esecutivo».

Per l'aggiudicazione degli appalti di lavori, la disposizione regionale introduce, in capo alle stazioni appaltanti, un vero e proprio vincolo all'utilizzo del criterio del minor prezzo.

Già durante i lavori preparatori della legge regionale ora impugnata, in più occasioni, nell'Assemblea regionale siciliana erano stati sollevati dubbi sulla conformità a Costituzione della previsione che sarebbe poi divenuta, all'esito dell'approvazione, l'art. 4 della legge reg. Siciliana n. 13 del 2019 (sedute del 19 giugno e del 10 luglio 2019).

La Corte ha precisato che “In effetti, tale previsione statuisce in difformità da quanto prevede il Codice dei contratti pubblici, che demanda alle singole stazioni appaltanti l'individuazione del criterio da utilizzare. Nel disciplinare l'aggiudicazione dei contratti sotto soglia, il suddetto codice, a seguito delle modifiche apportate dal decreto-legge cosiddetto “sblocca cantieri”– decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32 (Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici), convertito, con modificazioni, in legge 14 giugno 2019, n. 55 – prevede attualmente, all'art. 36, comma 9-bis, che, «[f]atto salvo quanto previsto all'articolo 95, comma 3, le stazioni appaltanti procedono all'aggiudicazione dei contratti di cui al presente articolo sulla base del criterio del minor prezzo ovvero sulla base del criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa”.

Risulta “in definitiva, palese la violazione dell'art. 117, secondo comma, lettera e), Cost.”.

Fondata anche la seconda censura che l'Avvocatura generale dello Stato ha mosso all'art. 4, comma 1 (dal secondo periodo in poi), e comma 2, della l. rg. n. 13 del 2019.

Essa si appunta su quello che il ricorrente definisce un metodo di calcolo della soglia di «anomalia» delle offerte difforme da quello previsto dal Codice dei contratti pubblici, con conseguente invasione dell'ambito riservato alla competenza esclusiva statale in materia di tutela della concorrenza.

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