La regola del domicilio digitale presso la PEC dell'avvocato vale anche nei procedimenti davanti al CNF

16 Febbraio 2021

Le Sezioni Unite estendono la regola del domicilio digitale anche ai procedimenti disciplinari giurisdizionali davanti all'organo apicale forense, sulla base della considerazione di tre distinti profili...
Massima

L'art. 3 comma 1-ter del d.l. n. 28/2020, introdotto dalla l. di conversione n. 70/2020 e con effetti dal 30 giugno 2020, ha novellato l'art. 16 comma 4 del d.l. n. 179/2012, convertito, con modificazioni, nella l. n. 221/2012, estendendo anche ai procedimenti davanti al Consiglio nazionale forense in sede giurisdizionale la previsione già dettata per i procedimenti civili secondo cui le comunicazioni e le notificazioni a cura della cancelleria sono effettuate esclusivamente per via telematica all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi o comunque accessibili alle pubbliche amministrazioni, secondo la normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici.

Il caso

Con sentenza pubblicata il 4 ottobre 2019, il Consiglio Nazionale Forense rigettava il ricorso proposto da un avvocato avverso la decisione del 15 dicembre 2014 con la quale l'Ordine degli Avvocati di Venezia gli aveva irrogato la sanzione disciplinare della sospensione dall'esercizio dell'attività professionale per tre mesi.

La decisione dell'organismo apicale forense, poiché l'interessato non aveva eletto domicilio in Roma, era notificata il 14 ottobre 2019 mediante deposito presso la segreteria del CNF: quest'ultimo, peraltro, aveva comunque provveduto a notiziare l'avvocato di tale avvenuto deposito mediante comunicazione a mezzo posta elettronica certificata al suo indirizzo in data 15 ottobre 2019, rendendo quindi edotto, in concreto, l'interessato dell'evento.

Contro tale sentenza, in data 8 giugno 2020 era notificato a mezzo PEC ricorso alla Suprema Corte, le cui Sezioni Unite lo dichiaravano inammissibile perché tardivo, cogliendo l'occasione per enunciare il principio di cui in massima, peraltro non applicabile ratione temporis.

La questione

Ai fini della decorrenza del termine breve per l'impugnazione, la regola del c.d. domicilio digitale è applicabile ai procedimenti disciplinari davanti al CNF in sede giurisdizionale?

Le soluzioni giuridiche

Per risolvere la questione posta alla loro attenzione, le Sezioni Unite affrontano tre aspetti:

1) le disposizioni speciali in tema di procedimenti disciplinari giurisdizionali del CNF

2) la novella in tema di domicilio digitale

3) l'applicazione ratione temporis al caso in esame.

Come si concilia la disciplina specifica in tema di comunicazioni e notificazioni prevista per il procedimento disciplinare giurisdizionale del CNF con la regola, in materia di notificazioni al difensore, del "domicilio digitale" di cui all'art. 16 sexies del d.l. n. 179/2012 ss.mm., che come noto impone di eseguire le notificazioni e le comunicazioni esclusivamente all'indirizzo PEC che ciascun avvocato ha indicato all'Ordine di appartenenza?

1) La disciplina speciale in materia di comunicazioni e notificazioni in ambito di procedimento giurisdizionale del CNF.

Richiamando propria giurisprudenza costante (Cass. civ., sez. un., 10 luglio 2017, n. 16993, 23 luglio 2018 n. 19526, 30 ottobre 2020 n. 24109), le Sezioni Unite rammentano anzitutto che il ricorso per Cassazione contro le decisioni del CNF va proposto – ai sensi dell'art. 36 comma 6 della l. 31 dicembre 2012, n. 247 sulla nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense - nel termine breve di trenta giorni, decorrente dalla notificazione d'ufficio della sentenza contestata. Resta, invece, salva l'applicabilità del termine lungo di cui all'art. 327 c.p.c. nella sola ipotesi in cui non vi sia stata valida notificazione d'ufficio della decisione impugnata e nessun interessato vi abbia provveduto di propria iniziativa. Il comma 5 dello stesso art. 36 prevede, poi, che le notificazioni della decisione del CNF di cui al comma 1 avvengano nei confronti degli "interessati", oltre che del P.M. presso la Corte di Cassazione.

Viene qui in rilievo la decisione assunta sui provvedimenti disciplinari, rispetto ai quali il CNF svolge la funzione di organo di giurisdizione "secondo le previsioni di cui agli artt. da 59 a 65 del R.d. 22 gennaio 1934, n. 37" (art. 36 cit., comma. 1). L'art. 37 comma 1, consente inoltre di fare applicazione, "se necessario", delle norme e dei principi del codice di procedura civile, come nel caso - deciso da Cass. civ., sez. un., 14 gennaio 2020, n. 412 – in cui non vi siano norme della l. professionale che dettino una disciplina particolare del singolo istituto.

Quanto ai procedimenti che si tengono dinanzi al CNF, l'art. 60 comma 3 del R.d. n. 37/1934, stabilisce infine al comma 1 che, per tutte le comunicazioni e le notificazioni prescritte, "le parti interessate devono tempestivamente eleggere il proprio domicilio in Roma presso una persona od un ufficio e darne avviso alla segreteria del Consiglio nazionale. In mancanza della elezione di domicilio, le comunicazioni e le notificazioni sono fatte mediante deposito nella segreteria del Consiglio nazionale".

2) La novella in tema di domicilio digitale.

Rileva la sentenza in commento che tale norma, contenente una disciplina specifica in materia di comunicazioni e notificazioni in ambito di procedimento giurisdizionale del CNF - per le quali non è pertinente il richiamo alla notificazione anche a mezzo PEC prevista all'art. 31 del Regolamento CNF n. 2/2014 per il provvedimento decisorio del CDD, atto amministrativo cui sono inapplicabili le regole dettate per il processo civile (Cass. civ.,sez. un., 9 agosto 2018, n. 20685) - è stata derogata a seguito dell'entrata in vigore della novella recata dall'art. 3 comma 1-ter del d.l. 30 aprile 2020, n. 28, introdotto dalla l. di conversione n. 70/2020 e con effetti dal 30 giugno 2020.

Tale nuova disposizione ha, infatti, inciso sull'art. 16 comma 4 del d.l. n. 179/2012 ss.mm.ii., estendendo anche ai procedimenti davanti al "Consiglio nazionale forense in sede giurisdizionale" la previsione - già dettata per i procedimenti civili - secondo cui "le comunicazioni e le notificazioni a cura della cancelleria sono effettuate esclusivamente per via telematica all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi o comunque accessibili alle pubbliche amministrazioni, secondo la normativa, anche regolamentare, concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici".

Trova quindi applicazione anche per i procedimenti disciplinari de quibus la regola del c.d. domicilio digitale, che impone di eseguire le notificazioni e le comunicazioni esclusivamente all'indirizzo PEC risultante dai registri di legge.

3) L'applicazione ratione temporis al caso in esame.

Ferma la conclusione di cui al punto precedente ed in massima, le Sezioni Unite constatano peraltro che la predetta disposizione dell'art. 16 comma 4 non può trovare applicazione al caso di specie, in quanto comunque successiva tanto alla definizione in sede giurisdizionale dinanzi al CNF del procedimento disciplinare quanto alla stessa proposizione del ricorso per Cassazione.

Come supra ricordato, infatti, la notificazione della sentenza del CNF era stata pubblicata il 4 ottobre 2019 e notificata in data 14 ottobre 2019 mediante deposito presso la segreteria del CNF per mancata elezione di domicilio in Roma. Fermo restando - precisa la Corte - che il termine di 30 giorni per impugnare detta sentenza decorreva, nel caso di specie, dalla

data di deposito del provvedimento nella segreteria del CNF, quest'ultimo ne aveva comunque dato notizia anche via pec il 15 ottobre 2019, rendendo quindi edotto in concreto l'interessato dell'evento. La notifica del ricorso per cassazione ai COA competenti e al P.G. presso la Cassazione era stata però effettuata a mezzo p.e.c. solo l'8 giugno 2020, ben oltre il termine di 30 giorni dalla notificazione delle sentenza effettuata ai sensi dell'art. 60 comma 3 del R.d. n. 37/1934.

Osservazioni

Le Sezioni Unite ricostruiscono la disciplina in tema ed estendono correttamente la regola del “domicilio digitale” anche ai procedimenti disciplinari giurisdizionali dell'organo apicale forense, pur non applicabile ratione temporis al caso di specie, in linea con un precedente arresto del 2018, del quale peraltro non correggono ma anzi ripropongono alcune pur minime imprecisioni in parte motiva, già rilevate da autorevole commentatore, che possono essere così riassunte:

- il tenore letterale del rinvio operato dall'art. 37 della l. n. 247/2012 “se necessario” pare riferito a norme e principi del solo codice di procedura civile, non di altre fonti;

- l'art. 16-sexies del d.l. n. 179/2012 ha ad oggetto le sole “notificazioni” (non anche le comunicazioni) eseguite “ad istanza di parte”, mentre quella menzionata dagli artt. 36 della l. n. 247/2012 è definita “notificazione d'ufficio” dalla stessa Corte di Cassazione;

- l'indirizzo PEC costituente il c.d. domicilio digitale ex lege del difensore non è quello comunicato al Consiglio dell'Ordine di appartenenza, ma quello risultante dall'INI-PEC o dal ReGIndE.

Riferimenti
  • I. Fedele, Domicilio digitale, in ilprocessotelematico.it, Giuffrè Francis Lefebvre, 2018;
  • E. Forner, Prospettive e limiti del domicilio digitale, ovvero di cosa si possa notificare telematicamente e a chi, in ilprocessotelematico.it, Giuffrè Francis Lefebvre, 2016;
  • M. Marotta, La regola e l'eccezione: domicilio digitale e la notifica al difensore in cancelleria, Diritto e Giustizia, Giuffrè Francis Lefebvre, 2019;
  • A. Ricuperati, Giudizio disciplinare dinanzi al CNF: conseguenze dell'omessa elezione del domicilio “fisico” nel circondario dell'autorità giurisdizionale adita, in ilprocessotelematico.it, Giuffrè Francis Lefebvre, 2018;
  • F. Testa, È nulla la notifica della sentenza in cancelleria anziché al domicilio digitale, in ilprocessotelematico.it, Giuffrè Francis Lefebvre, 2019.

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