Tempestività della costituzione telematica oltre limite dimensionale e deposito coevo di più buste

Matteo Schiavone
24 Marzo 2021

In caso di costituzione telematica mediante PEC eccedente il limite dimensionale di 30 MB, il deposito degli atti o dei documenti si considera tempestivo se effettuato mediante invii di più PEC eseguiti entro il giorno di scadenza del termine per la costituzione stessa.
Massima

In caso di costituzione telematica mediante PEC eccedente il limite dimensionale di 30 MB, il deposito degli atti o dei documenti si considera tempestivo se effettuato mediante invii di più PEC eseguiti entro il giorno di scadenza del termine per la costituzione stessa.

Il caso

Il Tribunale di Palermo respingeva l'opposizione allo stato passivo di un fallimento di alcuni lavoratori rilevando, tra l'altro, l'inammissibilità dell'azione per tardività della produzione dei documenti depositati in modalità telematica in violazione del termine di cui all'art. 99, comma 2, n. 4, della L. Fall. Al riguardo, il Tribunale osservava che il deposito telematico di alcuni documenti effettuato dagli opponenti mediante invii multipli oltre il termine per l'opposizione, non poteva considerarsi ammissibile anche se anticipato da una formale riserva d'invio successivo dei documenti formulata con il primo deposito.

I lavoratori ricorrevano in Cassazione deducendo la violazione dell'art. 51, comma 2, del d.l. 90/2014 e dell'art. 99 della L. Fall., così come interpretati dal protocollo locale (App. Palermo) che, per il caso di superamento del limite dimensionale di 30 MB previsto dalla normativa tecnica, permetteva l'indicazione nell'atto del solo indice dei documenti, con successivo deposito frazionato di essi mediante invio multiplo.

La questione

La questione è se in caso di costituzione telematica di atto e documenti eccedenti i limiti dimensionali di 30 MB sia consentito il deposito mediante c.d. invio multiplo che possa superare il termine previsto per l'incombente.

Le soluzioni giuridiche

La Corte di cassazione, con l'ordinanza in commento, fornisce risposta negativa al quesito ripercorrendo la normativa rilevante.

L'art. 51 comma 2, lett. a) e b), del d.l 90/2014 prevede infatti che "Il deposito è tempestivamente eseguito quando la ricevuta di avvenuta consegna è generata entro la fine del giorno di scadenza e si applicano le disposizioni di cui all'art. 155, commi 4 e 5, del c.p.c. Quando il messaggio di posta elettronica certificata eccede la dimensione massima stabilita nelle specifiche tecniche del responsabile per i sistemi informativi automatizzati del Ministero della Giustizia, il deposito degli atti o dei documenti può essere eseguito mediante gli invii di più messaggi di posta elettronica certificata. Il deposito è tempestivo quando è eseguito entro la fine del giorno di scadenza".

Secondo la Corte il dato normativo è chiaro e la regola, che opera sia per l'atto di costituzione che per i documenti, deve essere necessariamente interpretata nel senso che la tempestività del primo non vale a conferire per i secondi salvezza della decadenza “ove sia previsto dalla legge un adempimento di deposito entro la unitaria scadenza ed, invece, la parte, contravvenendovi, abbia dato corso al secondo adempimento appunto oltre la scadenza”.

Né, secondo la Suprema Corte, i protocolli adottati nei Fori locali possono giustificare il ritardo rispetto a un termine previsto dalla legge per il deposito dei documenti.

In definitiva, l'ordinanza, richiamando precedenti di legittimità in termini (Cass. civ., n. 26889/2020; 23489/2020; 31474/2018), ribadisce che ove la costituzione avvenga mediante l'invio di un messaggio di PEC eccedente la dimensione massima stabilita dalla normativa tecnica, il deposito degli atti o dei documenti può sì avvenire mediante gli invii di più messaggi di PEC - ai sensi dell'art. 16-bis, comma 7, del d.l. 179/2012, convertito, con modificazioni, dalla l. 221/2012, come modificato dall'art. 51, comma 2, del d.l. 90/2014 convertito, con modificazioni, dalla l. 114/2014, ma a condizione che gli stessi siano coevi al deposito del ricorso ed eseguiti entro la fine del giorno di scadenza. E per invii coevi si devono intendere gli invii strettamente consecutivi, dovendo diversamente tenersi conto soltanto della documentazione depositata lo stesso giorno della costituzione in giudizio.

Osservazioni

La decisione è formalmente ineccepibile attesa la formulazione della norma di riferimento. Restano, però, dubbi e difficoltà operative rappresentate principalmente dai limiti tecnici della infrastruttura ministeriale di interscambio del PCT e dall'altalenante funzionalità della stessa con particolare riferimento all'adempimento della costituzione in giudizio. Difficoltà note che hanno portato alcuni applicativi utilizzati per l'imbustamento e deposito degli atti e documenti a rilasciare messaggi di allerta che invitano ad attendere almeno la risposta automatica dell'ufficio giudiziario (la c.d. terza PEC) in relazione al primo invio prima di effettuare gli ulteriori invii multipli per permettere l'associazione del depositante (fino al momento ignoto) e degli invii multipli al fascicolo di causa esistente o da costituire (mediante attribuzione del numero di ruolo). È fenomeno di esperienza che in momenti di particolare difficoltà o rallentamento dell'infrastruttura del PCT l'intervallo temporale tra la ricezione della PEC di conferma dell'avvenuta consegna (la seconda PEC) e quella dell'esito dei controlli automatici del primo invio della busta di costituzione (la terza PEC), possa anche superare la mezzanotte del giorno di deposito. Tenuto conto di quanto precede, laddove non sia possibile anticipare la costituzione rispetto al termine finale, per evitare di incorrere in decadenza - a mente del principio ribadito dalla Corte di cassazione con l'ordinanza sopra esaminata - non rimarrebbe quindi che formulare istanza di rimessione in termini dimostrando che il decorso temporale del termine e l'attesa non è dipeso dal depositante.

Tale suggerimento che porta a precauzioni paradossali (anticipare il termine di costituzione in caso di deposito telematico), inutilmente defatiganti (attese e controlli per un adempimento che dovrebbe essere istantaneo quantomeno come il deposito analogico) e responsabilizzanti per l'Avvocato (in relazione a un sistema imprevedibile e che non gestisce), è conseguenza di un PCT pensato e attuato secondo una costruzione analogica e non digitale di cui inevitabilmente ripropone gli stessi vizi e difetti, complicati dalla frequente inaffidabilità della infrastruttura (si pensi, ad esempio, al fascicolo di parte che nel caso del processo del lavoro iniziato con rito Fornero, finisce per essere depositato telematicamente quattro volte generando un inutile appesantimento dei depositi telematici ed erosione di spazio nei server del Ministero). A questa situazione si aggiunge l'illogica e pericolosa frammentazione interpretativo-operativa dei protocolli locali (anch'essi frutto di una impostazione analogica anacronistica) che aumenta l'entropia senza apportare alcun beneficio ad un sistema (di regole tecniche e di infrastruttura) che dovrebbe essere necessariamente semplice, unico e identico per tutti gli operatori della Giustizia, sempre e ovunque. È un ulteriore spunto per ripensare ad un PCT veramente digitale riflettendo anche sulla tecnologia disponibile.

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