L’accertamento ex ante della concreta idoneità dissimulatoria della condotta tipica è condicio sine qua non per la configurabilità della fattispecie

Foti Alfredo
20 Aprile 2021

La valutazione giudiziale circa la concreta capacità dissimulatoria della condotta punibile a titolo di autoriciclaggio deve essere effettuata sulla scorta di un criterio di idoneità ex ante: il Giudice deve, cioè, collocarsi al momento del compimento della condotta e verificare, sulla base degli elementi di fatto di cui dispone, se in quel momento l'attività posta in essere avesse una idoneità dissimulatoria, e ciò indipendentemente dagli accertamenti successivi e dal disvelamento della condotta illecita

Il caso.

La Corte d'Appello di Venezia confermava la sentenza con cui il Giudice di prime cure aveva affermato la penale responsabilità di B.M. per i reati di peculato, bancarotta fraudolenta per distrazione ed autoriciclaggio. In sintesi, l'imputato – amministratore unico di una società pubblica interamente partecipata dall'ente comunale e, in quanto tale, incaricato di pubblico servizio – avendo per ragione del suo incarico la disponibilità di somme di denaro della società, si sarebbe indebitamente appropriato di oltre 1 milione di euro di ricavi, così causandone lo stato di dissesto prodromico alla dichiarazione di fallimento della medesima. Successivamente, avrebbe reimpiegato parte rilevante di tale somma di denaro per il rimborso o l'estinzione di rate e strumenti finanziari personali, così configurando il reato di autoriciclaggio. Avverso la statuizione de qua l'imputato proponeva ricorso per Cassazione, deducendo: in primis, violazione di legge in relazione al divieto del ne bis in idem fra i reati di peculato e bancarotta fraudolenta per distrazione; in secundis, violazione di legge e vizio motivazionale con riferimento alla ritenuta non configurabilità dell'elemento oggettivo del reato di autoriciclaggio.

La configurabilità del concorso formale tra il reato di peculato e quello di bancarotta fraudolenta per distrazione.

Secondo la Suprema Corte, differenziandosi i due reati de quibus per struttura ed offensività, possono sicuramente concorrere. In particolare, il peculato si differenzia rispetto alla bancarotta fraudolenta prefallimentare per distrazione quanto: al soggetto attivo; all'interesse tutelato, nel senso che la bancarotta non assorbe ed esaurisce affatto l'offensività del peculato; per le modalità di aggressione al bene giuridico tutelato, laddove nel peculato, a differenza che nella bancarotta, non ogni condotta appropriativa assume rilievo; per la mancanza di una condizione di punibilità che, nel reato fallimentare, rende solo eventuale che la condotta appropriativa sfoci in bancarotta; al momento di consumazione del reato, essendo il peculato un reato istantaneo rispetto al quale non rileva, a differenza della bancarotta, la riparazione.

Gli elementi tipici della bancarotta fraudolenta patrimoniale prefallimentare.

Secondo la consolidata giurisprudenza di legittimità, la condotta tipica si perfeziona nel momento in cui l'agente procuri il depauperamento dell'impresa, destinandone le risorse ad impieghi estranei alla sua attività, mentre la dichiarazione di fallimento costituisce una condizione obiettiva di punibilità non collegata eziologicamente con la condotta dell'agente ed estranea al coefficiente soggettivo che anima quest'ultimo. L'agente deve, infatti, solo prefigurarsi la probabile idoneità della sua condotta ad incidere negativamente sulla consistenza della garanzia patrimoniale a disposizione dei creditori, senza prevedere né volere il dissesto od il fallimento. Chiaramente, qualora prima della soglia temporale di rilevanza penale costituita dalla dichiarazione di fallimento la depressione della garanzia patrimoniale sia stata ripianata a mezzo di una attività integralmente ripristinatoria, la valenza penale della condotta non si concretizza, trovando applicazione il principio di diritto della c.d. bancarotta riparata. Ergo, trattasi di reato di pura condotta e di pericolo, che si consuma se ed in quanto si verifichi la condizione obiettiva di punibilità, con una condotta che può essere riparata e che sotto il profilo del dolo deve presentare indici di fraudolenza.

L'accertamento della condotta dissimulatoria nell'autoriciclaggio.

La valutazione giudiziale circa la concreta capacità dissimulatoria della condotta punibile a titolo di autoriciclaggio deve essere effettuata sulla scorta di un criterio di idoneità ex ante: il giudice deve, cioè, collocarsi al momento del compimento della condotta e verificare, sulla base degli elementi di fatto di cui dispone, se in quel momento l'attività posta in essere avesse una idoneità dissimulatoria, e ciò indipendentemente dagli accertamenti successivi e dal disvelamento della condotta illecita, atteso che il disvelamento non è rivelatore della non idoneità della azione per difetto di concreta capacità decettiva.In altri termini, occorre che la condotta abbia una concreta idoneità dissumulatoria, che sia pertanto caratterizzata da un contenuto decettivo capace di rendere obiettivamente difficoltosa l'identificazione della provenienza delittuosa del bene.

Fonte: www.dirittoegiustizia.it

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