Quale giurisdizione per l'azione ex 2033 c.c. esercitata dalla pubblica amministrazione?

Roberto Fusco
29 Aprile 2021

Appartiene alla cognizione del giudice ordinario l'azione che un'amministrazione eserciti per ottenere la ripetizione di indebito ex art. 2033 c.c. in ordine a pagamenti effettuati ad un proprio appaltatore in forza di un contratto medio tempore annullato in via di autotutela con provvedimenti consolidatisi.

Il caso di specie riguarda un'amministrazione comunale che agisce in giudizio per ottenere la ripetizione delle somme corrisposte ad una società per l'affidamento di un servizio di noleggio full service di apparecchiature per il controllo elettronico della velocità lungo tratti di strada all'interno del territorio comunale. Le somme corrisposte per l'esecuzione del contratto sarebbero divenute prive di titolo in conseguenza dell'intervenuto annullamento in autotutela dell'aggiudicazione del contratto, annullamento confermato giudizialmente prima dal T.A.R. Lazio (T.A.R. Lazio, Roma, Sez. II-bis, 9 luglio 2015, n. 9266) e poi dal Consiglio di Stato in appello (Cons. St., Sez. V, 22 febbraio 2016, n. 711).

La richiesta dell'amministrazione comunale di ripetizione dell'indebito origina da una sentenza del Giudice civile (Tribunale di Velletri, sentenza n. 436/2019) che, revocando il decreto ingiuntivo inizialmente concesso alla società affidataria del contratto, nella parte motiva precisava incidentalmente che le somme già corrisposte dal Comune per i periodi di servizio svolto avrebbero potuto essere oggetto di ripetizione ex art. 2033 c.c.

L'amministrazione comunale ricorrente decide di rivolgersi al giudice amministrativo ai sensi dell'art. 133, comma 1, lett. e), c.p.a., ritenendo che la domanda di ripetizione di indebito sia strettamente connessa all'annullamento d'ufficio intervenuto (viene citata al riguardo l'ordinanza Cass. civ., SS. UU., 8 agosto 2012, n. 14260).

Di contro la società resistente eccepisce che la giurisdizione amministrativa esclusiva concerne solo le controversie relative al procedimento di scelta del contraente e non quelle successive all'aggiudicazione (anche se precedenti alla stipula del contratto) che seguono l'ordinario criterio di riparto imperniato sulla distinzione fra diritto soggettivo ed interesse legittimo (vengono citate a tal proposito: Cass., SS.UU., 5 ottobre 2018, n. 24411; Cons. St., Sez. V, 2 agosto 2019, n. 5498).

Secondo il Collegio, nella fattispecie considerata, l'azione di ripetizione dell'indebito scaturisce da un presupposto non più soggetto a revisione, ossia dall'avvenuto annullamento del contratto (divenuto intangibile) che rappresenta un mero antecedente storico della fattispecie e non una questione pregiudiziale suscettibile di introdurre in giudizio uno scrutinio di legittimità dell'annullamento medesimo.

Di conseguenza, non venendo più in rilievo profili di esercizio di attività pubblicistica (in regime di supremazia generale o speciale), le parti agiscono su di un piano paritetico e, pertanto, l'azione volta a ripetere l'indebito esercitata dall'amministrazione comunale viene dichiarata inammissibile per difetto di giurisdizione del giudice amministrativo, che la declina a favore del giudice ordinario presso il quale la causa potrà essere riassunta ai sensi dell'art. 11 c.p.a.

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