Terzo settore e cinque per mille. Definite modalità e termini per l'accesso al riparto e rendicontazione
06 Maggio 2021
Si definiscono (finalmente) modalità e termini per l'accesso al riparto del cinque per mille Irpef per gli enti destinatari del contributo e si introduce una specifica disciplina per la formazione, l'aggiornamento e la pubblicazione dell'elenco permanente degli enti iscritti (v., D.P.C.M. del 23 luglio 2020, in GU 17 settembre 2020). L'entrata in vigore del provvedimento in analisi, inoltre, abroga la previgente disciplina in materia, ossia il D.P.C.M. 23 aprile 2010 e il D.P.C.M. 7 luglio 2016. Sul piano funzionale, la nuova normativa stabilisce che «per ciascun esercizio finanziario, con riferimento alle dichiarazioni dei redditi relative al periodo d'imposta precedente, una quota pari al cinque per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche viene destinata, in base alla scelta del contribuente, alle finalità espressamente indicate dal legislatore» (art. 1, norma cit.). Nel dettaglio, il riferimento va alle attività di:
Tali disposizioni hanno comunque effetto a decorrere dall'anno successivo a quello di operatività del Registro unico nazionale del Terzo settore. Infatti, fino a tale data la possibilità di partecipare al riparto è prevista solo per le ONLUS, per le Organizzazioni di volontariato, per le Associazioni di promozione sociale (iscritte nei registri nazionali, regionali e delle province autonome di Trento e Bolzano), nonché per le associazioni e fondazioni riconosciute che operano in determinati settori indicati dall'art. 10, comma 1, lett. a), del d.lgs. n. 460/1997 - ossia assistenza sociale, assistenza sanitaria, beneficenza, istruzione, formazione, sport dilettantistico, tutela, promozione e valorizzazione delle cose d'interesse artistico e storico, promozione della cultura e dell'arte, tutela dei diritti civili, ricerca scientifica, cooperazione allo sviluppo e solidarietà internazionale.
Accreditamento degli enti beneficiari
Ai fini dell'accesso al riparto del contributo, gli enti di Terzo Settore necessitano di accreditamento presso le Amministrazioni competenti. In particolare, occorre rivolgersi al Ministero del lavoro e delle politiche sociali per il tramite dell'Ufficio del RUNTS competente; al Ministero dell'Università e della ricerca; al Ministero della salute; al Comitato olimpico nazionale italiano; infine, all'Agenzia delle entrate. Di contro, l'accesso dei Comuni al riparto del contributo non è subordinato ad una preventiva domanda di accreditamento.
Gli ETS devono dichiarare espressamente in sede di iscrizione al RUNTS - per via telematica - l'intenzione di accreditarsi ai fini dell'accesso al contributo del cinque per mille. Questo non impedisce comunque all'ente di accreditarsi anche in un momento successivo all'iscrizione nel RUNTS.
Si evidenzia come al fine di semplificare le procedure di iscrizione al beneficio, sia stato eliminato il doppio adempimento a carico degli enti interessati relativo alla presentazione alla Direzione regionale competente, della domanda di iscrizione in via telematica corredata dall'ulteriore invio, a pena di decadenza e su modello cartaceo, di una dichiarazione sostitutiva (unita alla copia del documento di riconoscimento del legale rappresentante firmatario) attestante il possesso dei requisisti richiesti dalla norma. Attualmente si prevede invece una sola autocertificazione relativa al possesso dei requisiti, contestuale alla domanda di iscrizione. Inoltre, per tutte le tipologie di enti vengono uniformati i termini per la presentazione della domanda di iscrizione e per la pubblicazione degli elenchi.
Nello specifico:
Peraltro, l'accreditamento al riparto della quota esplica effetti anche per gli esercizi finanziari successivi a quello di iscrizione (in analogia a quanto previsto ex art. 6-bis, DPCM 23 aprile 2010), sempre che l'ente mantenga i requisiti per l'accesso al beneficio. Ciascuna amministrazione ha l'onere di pubblicare sul proprio sito web, entro il 31 marzo di ogni anno, l'elenco permanente degli enti accreditati nei precedenti esercizi, integrato e aggiornato in base alle variazioni dei dati intervenute, alle revoche e cancellazioni effettuate. Deve, inoltre, espletare periodici controlli sul possesso dei requisiti da parte dei soggetti accreditati disponendo, in caso di perdita dei requisiti, l'esclusione dal riparto e la cancellazione dal predetto elenco permanente. Spetta, invece, al rappresentante legale dell'ente beneficiario comunicare all'Amministrazione competente le variazioni dei requisiti per l'accesso al beneficio e, in ipotesi di sopravvenuta perdita dei requisiti da parte dell'ente, entro i successivi trenta giorni, deve sottoscrivere e trasmettere la richiesta di cancellazione dall'elenco permanente.
Effettuati i necessari controlli e verifiche ciascuna Amministrazione competente pubblica, entro il 31 dicembre, sul proprio sito l'elenco complessivo degli enti ammessi e quello degli enti esclusi; entro la stessa data i medesimi elenchi sono trasmessi all'Agenzia delle Entrate ai fini del riparto della quota del cinque per mille.
Scelta di destinazione e riparto delle quote
In punto di procedura, i contribuenti effettuano la scelta di destinazione del cinque per mille IRPEF utilizzando la scheda annessa al modello di Certificazione unica (il modello 730-1), ovvero quella allegata al modello Redditi persone fisiche; la scelta è effettuata apponendo la firma in uno degli appositi riquadri e può essere espressa una sola scelta di destinazione. In attesa della piena operatività del Registro unico del Terzo settore, il contribuente, oltre all'apposizione della firma, può anche indicare il codice fiscale dell'ente beneficiario. Qualora non venga indicato alcun codice fiscale ovvero questo risulti errato o riferibile ad un soggetto non accreditato, viene prevista la ripartizione delle somme corrispondenti in misura proporzionale, nell'ambito della stessa categoria, al numero complessivo delle destinazioni dirette (v. anche art. 5, D.lgs. 111/2017).
Di contro, se il contribuente appone la firma in un riquadro, indicando il codice fiscale di un soggetto che appartiene ad un'altra categoria, prevale l'indicazione del codice fiscale. Ai Comuni spettano, invece, le quote, del cinque per mille dei contribuenti che in essi risiedono e che hanno apposto la propria firma nell'apposito riquadro dei modelli di dichiarazione corrispondente alla finalità di sostegno alle attività sociali del Comune di residenza. Si stabilisce, inoltre l'importo minimo erogabile a ciascun ente, nonché le modalità di riparto del cd. «inoptato» riguardante le «scelte non espresse». Sul punto, fermo restando il criterio in base al quale ai soggetti beneficiari spettano le quote del cinque per mille loro direttamente destinate dai contribuenti, l'art. 11 norma cit. al fine di evitare l'eccessiva parcellizzazione delle risorse, innalza l'importo minimo erogabile a ciascun beneficiario a 100 euro (in luogo dei 12 euro della previgente disciplina). Di interesse anche la previsione (art. 12, norma cit.) di accelerare la procedura di riparto a favore degli enti accreditati: al riguardo, non si tiene conto, a partire dall'anno 2019, delle dichiarazioni dei redditi integrative (presentate ai sensi dell'art. 2, commi 7, 8 e 8-bis, d.P.R. n. 322 / 1998).
In riferimento alle modalità erogazione del contributo, nulla si innova rispetto alla precedente disciplina; infatti, l'Agenzia delle entrate, sulla base delle scelte operate dai contribuenti, trasmette in via telematica al Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, i dati occorrenti a stabilire, sulla base degli incassi relativi all'imposta sui redditi delle persone fisiche per il periodo d'imposta corrispondente, l'ammontare delle somme che spettano a ciascuno dei soggetti a favore dei quali i contribuenti hanno effettuato una valida destinazione della quota del cinque per mille Irpef. In particolare, la corresponsione a ciascun soggetto delle somme spettanti è effettuata, sulla base degli elenchi predisposti dall'Agenzia delle Entrate:
L'ente beneficiario non ha ovviamente diritto alla corresponsione del contributo qualora, prima dell'erogazione delle somme allo stesso destinate, non risulti più svolgere l'attività che dà diritto al beneficio. In merito alle modalità per il pagamento del contributo, in capo ai beneficiari viene posto inoltre l'onere di comunicare alle amministrazioni erogatrici, entro il 30 settembre del secondo esercizio finanziario successivo a quello di impegno, i dati necessari per il pagamento delle somme assegnate al fine di consentirne l'erogazione entro il termine di chiusura del secondo esercizio finanziario successivo a quello di impegno (in attuazione dell'art. 5, D.lgs. n. 111/2017). Di conseguenza, i beneficiari che non forniscono i suddetti dati nel termine indicato decadono dal diritto alla percezione del contributo per l'esercizio di riferimento e i relativi importi – fatta eccezione per i casi di contenzioso con i beneficiari – sono versati all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnati al Fondo per il riparto del cinque per mille. Gli obblighi di trasparenza
1. In capo alle Amministrazioni Le Amministrazioni erogatrici sono tenute, entro novanta giorni dalla data di erogazione del contributo, alla pubblicazione in apposita sezione del proprio sito web degli elenchi dei soggetti ai quali lo stesso contributo è stato erogato, della data di erogazione e del relativo importo; pubblicano, altresì, nella apposita sezione del proprio sito, entro trenta giorni dall'acquisizione degli elementi informativi, il link al rendiconto reperibile sul sito del beneficiario. Per altro verso, tale onere non è richiesto in capo al Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo e al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per cui si applicano le specifiche normative di settore. In caso di violazione degli obblighi di pubblicazione, trova applicazione una sanzione amministrativa pecuniaria consistente nella decurtazione dal trenta al sessanta per cento dell'indennità di risultato. Tale inadempimento costituisce inoltre elemento di valutazione negativa della responsabilità dirigenziale ed eventuale causa di responsabilità per danno all'immagine dell'amministrazione, valutata ai fini della corresponsione della retribuzione di risultato e del trattamento accessorio (v. artt. 46 e 47 D.lgs. 14 marzo 2013, n. 33).
2. In capo ai beneficiari La previsione espressa di obblighi di trasparenza in capo agli enti beneficiari si pone in attuazione dell'art. 8, commi 1-3, del D.Lgs. n. 111/2017: al riguardo, i beneficiari destinatari delle quote (con esclusione dei soggetti che svolgono attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici e degli enti gestori delle aree protette a cui si applica, anche in questo caso, la disciplina di settore) redigono, entro un anno dalla ricezione delle somme, un apposito rendiconto, accompagnato da una relazione illustrativa, dal quale risulti, in modo chiaro, trasparente e dettagliato, la destinazione e l'utilizzo delle somme percepite, utilizzando il modulo disponibile sul sito istituzionale delle amministrazioni competenti.
La norma stabilisce in maniera dettagliata il contenuto del rendiconto; nello specifico devono essere indicati:
I rendiconti e le relative relazioni vanno poi trasmesse, entro trenta giorni dalla data ultima prevista per la compilazione, all'amministrazione competente alla erogazione delle somme, per consentirne il controllo. A tal fine, la medesima amministrazione potrà richiedere l'acquisizione di ulteriore documentazione integrativa e potrà operare, anche a campione, controlli amministrativo-contabili delle rendicontazioni anche presso le sedi degli enti beneficiari. Da sottolineare il fatto che qualora siano erogati contributi di importo inferiore a 20.000 euro gli enti non sono tenuti, salva espressa richiesta dell'amministrazione, all'invio del rendiconto e della relazione, che dovranno comunque essere redatti entro un anno dalla ricezione degli importi e conservati per dieci anni. I beneficiari del contributo del cinque per mille non possono utilizzare le somme a tale titolo percepite per coprire le spese di pubblicità sostenute per campagne di sensibilizzazione sulla destinazione della quota del cinque per mille, a pena di recupero del contributo (in attuazione dell'art. 7, Dlgs. 111/2017). Tale divieto – già previsto dalla previgente normativa, ex art. 12, comma 6, Dpcm 23 aprile 2010 – è giustificato dal fatto che si tratta di importi erogati per finalità di utilità sociale. In aggiunta, rispetto alla normativa vigente, si prevede ora, a titolo sanzionatorio, il recupero della quota di contributo utilizzata in violazione del divieto. Gli enti interessati, infine, hanno l'obbligo di pubblicare sul proprio sito web gli importi percepiti e il rendiconto, dandone comunicazione all'amministrazione erogatrice. Anche in questo caso è prevista unasanzione amministrativa pecuniaria, pari al venticinque per cento dell'importo percepito, in caso diviolazionedell'obbligo di pubblicazione (i proventi delle predette sanzioni amministrative pecuniarie vengono successivamente versati sul pertinente capitolo dell'entrata delbilancio dello Stato).
Infine, il Decreto in esame disciplina modalità e termini per l'eventuale recupero delle somme erogate. In analogia alla disciplina previgente, i contributi sono soggetti a recupero nei seguenti casi:
In tali casi, l'Amministrazione competente, previa contestazione e in esito a un procedimento in contraddittorio, provvede al recupero e, in caso di dichiarazioni mendaci o basate su false attestazioni, trasmette gli atti all'autorità giudiziaria. In conclusione
La previsione normativa si inserisce in un contesto di finanziamenti a favore delle organizzazioni non profit, che tende a garantire un reale ed effettivo orientamento di risorse verso organismi non lucrativi caratterizzati dallo svolgimento di attività sociali. Lo sviluppo di queste nuove modalità di finanziamento risulta essere, senza dubbio, una opportunità di crescita per le organizzazioni non lucrative, soprattutto in una prospettiva di maggiore indipendenza economica rispetto all'intervento pubblico. Attualmente, infatti, i mezzi di sostegno agli ETS sono rappresentati da finanziamenti da parte di privati (donazioni) o da enti pubblici. Quest'ultima forma (seppure importante), non può costituire l'unica o prevalente fonte di finanziamento, poiché è opportuno prevedere una gestione economica, finalizzata a garantire un livello di esistenza indipendente o attenuato rispetto alle richiamate erogazioni statali. Tale situazione (di dipendenza eccessiva) nel lungo periodo potrebbe determinare un serio ostacolo alla conduzione dell'azienda secondo criteri di economicità; essa si troverebbe, infatti, a dipendere dalle scelte dell'operatore pubblico, con conseguenze importanti sulle strategie dell'impresa non profit.
In tal modo verrebbe messa in discussione la stessa libertà ed autonomia dell'azienda, che potrebbe diventare uno strumento nelle mani di terze economi.
Bibliografia di riferimento
G. Rivetti, Enti senza scopo di lucro, Milano, 2017, p. 244; A. Cosentino, L'economia della gestione degli enti del terzo settore. Prime riflessioni, Torino, 2020; G. M. Colombo, A. Setti, Terzo settore. Aspetti civilistici, contabili e fiscali, Milano, 2020; F. Loffredo, Gli enti del Terzo settore, Milano, 2018; L. Antonini, M. Bergo, Le frontiere del 5 per mille: un bilancio a otto anni dalla sua istituzione fra esperienze comparate e suggerimenti interni, in Non profit: diritto & management degli enti non commerciali, 2013, 19, 1, pp. 69-89; S. Cipollina, La Corte Costituzionale ed il 5 per mille per il volontariato e la ricerca, in Riv. dir. fin., 2007, II, pp. 84 ss. |