Osservatorio sulla Cassazione – Aprile 2021
07 Maggio 2021
Soggetto a imposta di registro il finanziamento soci menzionato nel verbale di assemblea Cass. Civ. – Sez. VI – 29 aprile 2021, n. 11276, ord. Va sottoposto a imposta di registro un finanziamento soci in favore della società, non formalizzato in atto pubblico o scrittura privata autenticata ma successivamente dichiarato nel verbale dell'assemblea che ha disposto il ripianamento delle perdite del capitale sociale e la sua ricostituzione, mediante rinuncia da parte del soci stessi al finanziamento stesso, e già inserito tra le poste passive del bilancio: l'art. 22, comma 1, d.P.R. n. 131/1986 stabilisce che se in un atto sono enunciate disposizioni contenute in atti scritti o contratti verbali non registrati e posti in essere fra le stesse parti intervenute nell'atto che contiene l'enunciazione, l'imposta si applica anche alle disposizioni enunciate.
Trasferimento di azioni mediante contratto di intestazione fiduciaria Cass. Civ. – Sez. I – 28 aprile 2021, n. 11226, sent. L'intestazione fiduciaria di partecipazioni societarie è un contratto unitario, avente una causa propria, che determina un'interposizione reale di persona, in cui il trasferimento della proprietà è strumentale, essendo l'attività del fiduciario svolta nell'interesse del fiduciante; tale contratto può inquadrarsi nell'ambito dell'art. 1376 c.c., con la conseguenza che, in assenza di forma convenzionale prevista dalle parti, come l'ordinaria cessione delle stesse partecipazioni, non richiede la forma scritta a pena di nullità, potendo conseguentemente essere provato anche per presunzioni.
Il socio amministratore può essere lavoratore subordinato Cass. Civ. – Sez. V – 28 aprile 2021, n. 11161, ord. La qualità di socio e amministratore di una società di capitali è compatibile con la qualifica di lavoratore subordinato della stessa, ove sia accertato in concreto lo svolgimento di mansioni diverse da quelle proprie della carica sociale rivestita, con l'assoggettamento ad effettivo potere di supremazia gerarchica e disciplinare. Pertanto, potendo in astratto coesistere nella stessa persona la posizione di socio di una società e quella di lavoratore subordinato della medesima, pure un socio, componente del consiglio di amministrazione di una società, può essere legato a quest'ultima da un rapporto di lavoro subordinato, purché appunto risulti in concreto assoggettato ad un potere disciplinare e di controllo esercitato dagli altri componenti dell'organo cui egli appartiene; mentre, in mancanza di siffatto assoggettamento, l'osservanza di un determinato orario di lavoro e la percezione di una regolare retribuzione non sono sufficienti da sole a far ritenere la sussistenza del rapporto di lavoro subordinato.
La sospensione cautelare della delibera di esclusione del socio ha natura conservativa Cass. Civ. – Sez. I – 26 aprile 2021, n. 10986, sent. La sospensione della delibera assembleare di esclusione del socio, disposta in via cautelare, ha natura conservativa, mirando ad evitare attraverso un ripristino provvisorio del rapporto societario che impedisca che i diritti del socio vengano ad essere definitivamente compromessi, non percependo eventuali utili, nè potendo influire, ove si tratti di società di persone, sulla sua amministrazione e gestione - che la durata del processo possa incidere irreversibilmente sulla posizione del socio stesso. Ne consegue che, ove il giudizio di merito concernente l'impugnazione di quella delibera si estingua, il provvedimento predetto perde la sua efficacia.
Nelle società a ristretta base partecipativa si presume la distribuzione ai soci degli utili extracontabili, salvo prova contraria Cass. Civ. – Sez. VI-T – 22 aprile 2021, n. 10732, ord. La presunzione di distribuzione ai soci degli utili occulti conseguiti da una società di capitali a ristretta base partecipativa può essere superata fornendo la prova (anch'essa eventualmente presuntiva) che gli utili extracontabili conseguiti dalla società non sono stati fatti oggetto di distribuzione, ma sono stati, invece, accantonati dalla società, ovvero da essa reinvestiti, oppure dalla prova che il socio è rimasto del tutto estraneo alla gestione e conduzione societaria: tale prova consiste nella dimostrazione di avere ricoperto un ruolo meramente formale di semplice intestatario delle quote sociali, senza avere concretamente svolto alcuna delle attività di gestione e controllo riservate dalla legge (e dallo statuto) al socio della società a responsabilità limitata.
Bilancio di liquidazione senza attivi: i soci della società estinta restano esposti all'azione tributaria Cass. Civ. – Sez. VI-T – 20 aprile 2021, n. 10337, ord. In caso di estinzione di società di capitali, anche se i soci non hanno goduto di riparti, in base al bilancio finale di liquidazione, restano legittimati passivi e sono validi gli avvisi di accertamento notificati nei loro confronti. Gli ex soci di una società cancellata dal registro delle imprese sono sempre destinati a succedere nei rapporti debitori già facenti capo alla società estinta ma non definiti al termine della liquidazione, fermo restando il loro diritto di opporre il limite di responsabilità ex art. 2495 c.c.; l'assenza, nel bilancio di liquidazione della società estinta, di ripartizioni agli ex soci non esclude l'interesse dell'Agenzia delle Entrate a procurarsi un titolo nei confronti dei soci, in considerazione della natura dinamica dell'interesse ad agire, che rifugge da considerazioni statiche allo stato degli atti.
Configurabile il concorso formale tra peculato e bancarotta fraudolenta per distrazione Cass. Pen. – Sez. VI – 16 aprile 2021, n. 14402 E' configurabile il concorso formale tra peculato e bancarotta fraudolenta per distrazione, differenziandosi i due reati per struttura ed offensività e, più precisamente, quanto: a) al soggetto attivo; b) all'interesse tutelato, nel senso che la bancarotta non assorbe ed esaurisce affatto l'offensività del peculato; c) per le modalità di aggressione al bene giuridico tutelato, nel senso che nel peculato, a differenza della bancarotta, non ogni condotta "appropriativa" assume rilievo; d) per la mancanza di una condizione di punibilità che, nel reato fallimentare, rende solo eventuale che la condotta appropriativa sfoci in bancarotta; e) al tempo in cui il reato si consuma, essendo il peculato un reato istantaneo rispetto al quale non rileva, a differenza della bancarotta, la "riparazione".
Anche le Onlus pagano il contributo unificato Cass. Civ. – Sez. Unite – 15 aprile 2021, n. 10014, sent. Le organizzazioni di volontariato e le Onlus non sono esenti dal pagamento del contributo unificato, ai sensi dell'art. 10 T.U. n. 115 del 2002, non essendo ammessa una interpretazione in via estensiva o analogica delle norme (come della L. n. 266 del 1991, art. 8, comma 1, del D.P.R. n. 642 del 1972, art. 27 bis, all. B e lo stesso art. 10 citato) che prevedono agevolazioni o esenzioni tributarie, le quali sono soggette al criterio di stretta interpretazione.
Affitto di un'impresa in crisi e bancarotta impropria Cass. Pen. – Sez. V – 9 aprile 2021, n. 13383, sent. Costituisce operazione dolosa, rilevante ai fini della configurabilità della bancarotta impropria ex art. 223, comma 2, n. 2, l.fall., la cessione di un ramo di azienda di un'impresa in stato fallimentare, effettuata per un prezzo corrispondente alla differenza algebrica tra attività e passività del ramo di azienda ma che, per la sua esiguità, aveva reso la cedente priva di beni e della possibilità di proseguire utilmente l'attività, con conseguente sottrazione di ogni garanzia per i crediti non compresi nel trasferimento.
Crac di un credito cooperativo: gli indici di fraudolenza nella bancarotta per distrazione Cass. Pen. – Sez. V – 9 aprile 2021, n. 13382, sent. In tema di bancarotta fraudolenta per distrazione, l'accertamento dell'elemento oggettivo della concreta pericolosità del fatto distrattivo e del dolo generico deve valorizzare la ricerca di "indici di fraudolenza", rinvenibili, ad esempio, nella disamina della condotta alla luce della condizione patrimoniale e finanziaria dell'azienda, nel contesto in cui l'impresa ha operato, avuto riguardo a cointeressenze dell'amministratore rispetto ad altre imprese coinvolte, nella irriducibile estraneità del fatto generatore dello squilibrio tra attività e passività rispetto a canoni di ragionevolezza imprenditoriale, necessari a dar corpo, da un lato, alla prognosi postuma di concreta messa in pericolo dell'integrità del patrimonio dell'impresa, funzionale ad assicurare la garanzia dei creditori, e, dall'altro, all'accertamento in capo all'agente della consapevolezza e volontà della condotta in concreto pericolosa.
Il diritto di opzione è trasferibile Cass. Civ. Sez. I – 9 aprile 2021, n. 9460, sent. Il socio di s.r.l., anteriormente alla scadenza del termine previsto per l'esercizio del diritto di opzione, può liberamente cedere il diritto stesso a terzi non soci, salva la contraria previsione dello statuto dettata in tema di aumenti di capitale mediante nuovi conferimenti, e sempre che lo stesso statuto non limiti la circolazione delle partecipazioni sociali. Nella disciplina vigente, ex art. 2481-bis, comma 1, c.c, non è dato di ravvisare ragioni che ostino alla configurabilità della trasferibilità del diritto di opzione del singolo socio. Assumono portata ostativa, rispetto alla cessione dell'opzione, sia la disposizione dello statuto che espressamente la vieti, sia quella che escluda la libera circolazione delle partecipazioni societarie.
Responsabilità degli amministratori per mala gestio e criteri per la quantificazione del danno Cass. Civ. Sez. I – 9 aprile 2021, n. 9458, sent. Ove il danno derivante dalle condotte inadempienti dell'amministratore sia quantificato nello sbilancio fallimentare - e cioè in misura pari alla differenza tra il passivo e l'attivo patrimoniale della società all'indomani della dichiarazione di fallimento della stessa - non è possibile valorizzare, quale ulteriore voce del pregiudizio sofferto dall'ente, l'illegittima sottrazione delle somme corrispondenti agli utili non distribuiti ai soci: e ciò in quanto la differenza tra il passivo e l'attivo sociale (che assurge a criterio di liquidazione del danno) già ricomprende tale perdita.
Contratti di investimento: basta la firma elettronica “Point and Click” Cass. Civ. – Sez. I – 9 aprile 2021, n. 9413, sent. In tema di contratti di intermediazione finanziaria, la firma elettronica apposta dal cliente, per mezzo del "point and click" online, nell'area riservata, deve ritenersi sufficiente ai fini dell'integrazione contrattuale abilitante la negoziazione in covered warrant. Nei contratti di investimento, la firma elettronica "leggera" soddisfa il requisito legale della forma scritta. Solo per i contratti, in relazione ai quali l'art. 1350 c.c., prevede l'adozione della forma scritta a pena di nullità, si impone l'adozione della firma elettronica qualificata o digitale.
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