Ancora sul regime transitorio derivante dall'abrogazione del rito “super-speciale”

20 Maggio 2021

Dall'inequivoco tenore letterale delle disposizioni che hanno abrogato il rito “super-speciale” deriva l'inapplicabilità di tale rito ai giudizi iniziati dopo il 18 giugno 2019, dando luogo a una sorta di sanatoria delle preclusioni verificatesi secondo l'assetto precedente

Il caso di specie. E.S.T.A.R. (centrale di committenza regionale specializzata a servizio di aziende ed enti del servizio sanitario toscano) bandiva una procedura aperta per l'affidamento del servizio di noleggio con gestione “full service” di dispositivi per la prevenzione delle ulcere da pressione, suddivisa in nove lotti da aggiudicarsi mediante il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa.

All'esito delle valutazioni della commissione giudicatrice, ma prima che venisse disposta l'aggiudicazione, una delle imprese partecipanti alla procedura di affidamento impugnava tutti gli atti di gara per far valere i gravi vizi asseritamente commessi dalla stazione appaltante con riferimento sia alla mancata esclusione di uno dei raggruppamenti partecipanti.

L'aggiudicazione disposta nei confronti dello stesso raggruppamento veniva poi impugnata con motivi aggiunti.

La questione processuale. Il Collegio in via pregiudiziale ha dichiarato l'inammissibilità delle domande proposte con il ricorso introduttivo del giudizio e con i primi motivi aggiunti, i quali, precedendo l'aggiudicazione, si riferivano ad atti endoprocedimentali non immediatamente lesivi e perciò non autonomamente impugnabili.

Il TAR ha poi respinto l'eccezione di inammissibilità proposta dalla Centrale di committenza con cui veniva contestato che le censure indirizzate contro l'ammissione alla procedura avrebbero dovuto essere proposte autonomamente nel termine stabilito dall'art. 120 co. 2-bis c.p.a., in vigore all'epoca dello svolgimento della procedura di gara.

La sentenza, dopo aver dato atto del contrasto giurisprudenziale sorto in ordine all'interpretazione della disposizione che ha disposto l'abrogazione del c.d. rito “superaccelerato” già disciplinato dall'art. 120 co. 2-bis c.p.a., vale a dire l'art. 1 del d.l. n. 32/2019, nel testo introdotto dalla legge di conversione n. 55/2019 (su cui v. la News, Nessun ulteriore dubbio interpretativo sul regime transitorio scaturente dall'abrogazione del “mini-rito), ha affermato che “non ritiene di discostarsi dall'indirizzo espresso dalla Sezione, secondo cui l'inequivoco tenore letterale di quella norma comporta l'inapplicabilità dell'abrogato art. 120 co. 2-bis c.p.a. ai giudizi iniziati dopo la sua entrata in vigore, dando luogo a una sorta di sanatoria delle preclusioni verificatesi secondo l'assetto precedente” (cfr. TAR Toscana, sez. III, 30 ottobre 2019, n. 1469).

Viene in particolare evidenziato che tale “sanatoria, in realtà, è solo apparente, trattandosi di preclusioni che il legislatore ha considerato di natura processuale e non sostanziale, come la lettera della disposizione lascia intendere” e che, del resto, “opinando diversamente, non si vede come potrebbe operare l'abrogazione con effetto immediato dell'art. 120 co. 2-bis c.p.a. prevista dall'art. 1 del d.l. n. 32/2019” (da ultimo, e per tutte, cfr. Cons. Stato, sez. V, 28 gennaio 2021, n. 860; Id. 26 gennaio 2021, n.775).

Tale conclusione inoltre è “altresì coerente con l'inammissibilità del ricorso introduttivo e dei primi motivi aggiunti, rilevata dal giudice ed eccepita dalle stesse parti resistenti”.

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