Presupposti della revoca e normativa per il contrasto alla diffusione del virus Covid-19

28 Giugno 2021

È legittima la revoca dell'affidamento diretto dei servizi di locazione temporanea di locali idonei per lo svolgimento delle prove di concorso, a seguito dell'entrata in vigore della normativa per il contrasto alla diffusione del virus Covid-19.

Il caso. Per contrastare la diffusione del virus covid-19, una P.A. decideva di non portare a termine una procedura pubblica avviata (prima dello scoppio della pandemia da covid-19) per ottenere in locazione alcuni locali per lo svolgimento di concorsi pubblici ed a tal fine revocava in autotutela il relativo avviso di consultazione preliminare di mercato il quale, in particolare, prevedeva che in assenza di manifestazioni di interesse adeguate (come è avvenuto nel caso di specie) l'amministrazione avrebbe concluso - tramite una procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando - il contratto di locazione con una determinata società.

Quest'ultima, allora, impugnava dinanzi al giudice amministrativo la revoca dell'avviso di consultazione preliminare di mercato sostenendo, in sintesi, l'inesistenza dei presupposti normativi e di fatto idonei a legittimare l'esercizio del potere di autotutela.

La soluzione del TAR Roma. Il giudice amministrativo dopo aver richiamato, in particolare, l'art. 248 del D.L. 19 maggio 2020 n. 34, il D.L. 19 maggio 2020 n. 34 e il Comunicato del 30 agosto 2020 del Dipartimento della Funzione Pubblica che ha reso nota l'avvenuta adozione del Protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus covid-19 nello svolgimento dei concorsi pubblici di competenza di determinate amministrazioni, ha ritenuto che l'adeguamento alle misure anticontagio previste dalla sopravvenuta normativa emergenziale ha avuto “un impatto ‘travolgente' sull'oggetto del contratto da stipulare” con la ricorrente.

Infatti, si legge in sentenza, “la riorganizzazione (rispetto a quanto previsto dall'Avviso oggetto di revoca) delle aree e dei servizi concorsuali (da intendere in senso lato, tale cioè da ricomprendere tutte le prestazioni che l'organizzatore del concorso deve assicurare durante lo svolgimento delle prove ma anche prima, ai fini dell'accesso e, dopo, per il regolare deflusso dei candidati) insieme all'inevitabile incremento di spazi e giorni destinati alle prove, ha necessariamente inciso sul calcolo economico dei costi da preventivare e, contestualmente, sui parametri (dimensionali e temporali) in base ai quali configurare l'oggetto del contratto da affidare”.

Da ciò il giudice amministrativo conclude che l'ente resistente “ha quindi correttamente esercitato la propria potestà di revoca ex art. 21 quinquies, comma 1, della legge n. 241 del 1990 tenuto conto dei ‘sopravvenuti motivi di pubblico interesse' allo scopo di adeguarsi, nel contempo, al ‘mutamento della situazione di fatto non prevedibile al momento dell'adozione del provvedimento', cioè al momento del bando”.

Anche sulla base di tali ragioni, il ricorso veniva respinto.

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