Riparto di competenze tra ingegneri e architetti nelle opere pubbliche

29 Luglio 2021

Alla luce delle disposizioni di cui agli artt. 51, 52 e 54 del r.d. 23 ottobre 1925, n. 253, sono di pertinenza della professione di ingegnere le opere – come quelle idrauliche – che richiedono una competenza tecnica specifica e che esulano dall'edilizia civile. Per contro, gli architetti non possono essere compresi tra i soggetti abilitati alla progettazione di opere idrauliche in quanto, sia ai sensi dei citati artt. 51 e 52, sia ai sensi dell'art. 16 del d.P.R. 5 giugno 2001, n. 328, non hanno competenze riconosciute in materia. Ne consegue che è illegittima l'offerta sottoscritta da un architetto ove attenga a opere di ingegneria idraulica.

La vicenda. Il Comune di Casalbore indiceva una procedura di gara per l'affidamento dei lavori di consolidamento del Costone Fontaniello. Le opere da realizzare erano riconducibili alla categoria OG8, ossia opere fluviali, di difesa e di sistemazione idraulica e bonifica, e alla categoria super-specialistica OS21, ossia opere strutturali speciali. Il disciplinare di gara richiedeva che la documentazione di offerta fosse sottoscritta da tecnici abilitati quali ingegneri architetti, geometri, ciascuno per le rispettive competenze.

L'offerta del concorrente aggiudicatario era stata sottoscritta da un professionista architetto.

Il riparto di competenze tra ingegneri e architetti. La sentenza afferma che il riparto di competenze professionali fra architetti e ingegneri è regolato, in termini vincolanti, dagli artt. 51, 52 e 54 del r.d. n. 2537 del 1925 e non è derogabile dalla lex specialis di gara. In particolare, formano oggetto tanto della professione di ingegnere quanto di quella di architetto le opere di edilizia civile, nonché i rilievi geometrici e le operazioni di estimo ad esse relative. Il Collegio richiama la giurisprudenza secondo cui solo in presenza di opere rigorosamente accessorie a quelle edili è ammissibile un'abilitazione estensiva in capo al professionista architetto (Cons. St., sez. V, 12 marzo 2015, n. 1692; Id., 11 febbraio 2021, n. 1255) e occorre quindi che vi sia un nesso di precipua accessorietà fra l'intervento e l'edificio, e cioè che il primo risulti strettamente servente un'opera di edilizia civile per poter rientrare nel perimetro di competenza anche dell'architetto (Cons. St., sez. V, 11 febbraio 2021, n. 1255).

Rientrano invece nell'esclusivo appannaggio della professione di ingegnere le opere di carattere più marcatamente tecnico-scientifico, fra cui quelle di ingegneria idraulica, di ammodernamento e ampliamento della rete idrica comunale.

Alla luce del riparto di competenze così tracciato, la sentenza afferma che, in relazione alle opere esulanti dall'ambito funzionale dell'architetto, quest'ultimo non è abilitato alla sottoscrizione di documenti tecnici, neppure se relativi a proposte progettuali migliorative o varianti.

La decisione. La sentenza afferma che nel caso di specie le opere oggetto dell'affidamento erano di carattere essenzialmente idraulico, pertanto – alla luce del riparto di competenze tra ingegneri e architetti sopra richiamato – il professionista architetto non era abilitato a sottoscrivere la relativa offerta che è da considerarsi invalida.

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