Irrilevanza della sospensione delle cartelle di pagamento presentata dopo la scadenza del termine di presentazione delle offerte

Angelica Cardi
01 Settembre 2021

L'istanza di sospensione delle cartelle di pagamento per debito tributario, presentata dopo la scadenza del termine per la presentazione delle offerte, non è idonea a paralizzare gli effetti della causa di esclusione integrata dalla irregolarità della situazione fiscale del concorrente, ai sensi dell'art. 80, comma 4, del Codice.

Il caso. La società ricorrente, dopo aver stipulato il contratto per l'affidamento del servizio di pulizia ordinaria dei locali uso ufficio presso il Centro Prova Autoveicoli di Napoli indetta dal Ministero delle Infrastrutture, è stata esclusa con conseguente revoca dell'aggiudicazione per difetto del requisito di regolarità fiscale di cui all'art. 80, comma 4, del Codice dei contratti pubblici.

Il Tribunale di primo grado, chiamato a pronunciarsi sulla legittimità dell'annullamento dell'aggiudicazione, ha ritenuto infondate le censure dedotte dalla società ricorrente osservando, in particolare, che l'operatore economico era tenuto – ai sensi dell'art. 85 del Codice dei contratti pubblici – a dichiarare di non trovarsi in alcuna delle situazioni di cui all'art. 80 del Codice dei contratti pubblici. A tal proposito, il Collegio ha rilevato come, invece, già alla scadenza del termine di presentazione delle offerte sussistevano cartelle di pagamento rimaste inadempiute, rispetto alle quali l'istanza di sospensione successivamente presentata dalla società, ai sensi dell'art. 1, commi 537-544, della legge 24 dicembre 2012, n. 228, era del tutto generica e priva di documentazione.

In sede di appello, la società concorrente ha censurato la sentenza di primo grado per non aver rilevato che le cartelle di pagamento erano state, per una parte, oggetto di istanza di rateizzazione accolta dall'Agenzia delle Entrate e, per altra parte, oggetto di una successiva istanza di sospensione legale della riscossione, in quanto ancora non conosciute all'epoca della presentazione del piano di rateizzazione. Da ciò, dunque, l'appellante ha assunto la violazione dell'art. 80, comma 4, del Codice dei contratti pubblici in quanto le cartelle non sarebbero ancora divenute definitive, non integrando, pertanto, violazioni definitivamente accertate.

Il Consiglio di Stato ha ritenuto infondato l'appello, confermando la sentenza del TAR per la Campania. In particolare, il Collegio ha rilevato che le cartelle oggetto dell'istanza di sospensione sopra richiamata erano già state notificate all'appellante che, quindi, ne era a conoscenza prima della presentazione della domanda di partecipazione alla procedura di gara. Ne deriva, secondo il Collegio, che l'istanza di sospensione, presentata dopo la scadenza del termine per la presentazione delle offerte, non era idonea a paralizzare gli effetti della causa di esclusione di cui all'art. 80, comma 4, del Codice dei contratti pubblici.

Tale inidoneità implica, inoltre, che, al tempo della scadenza del termine per le offerte, le violazioni e gli inadempimenti tributari oggetto delle predette cartelle erano anche qualificabili come definitivamente accertati, in quanto atti non più soggetti a impugnazione.

Oltre a ciò, il Consiglio di Stato ha precisato che l'istanza di sospensione presentata ai sensi del citato art. 1 della legge n. 228 del 2012, non poteva comportare l'estinzione del debito tributario, poiché il procedimento disciplinato dalla legge prevede la sospensione della riscossione e l'eventuale annullamento delle iscrizioni a ruolo esclusivamente per le ipotesi in cui gli atti di accertamento (sulla base dei quali è stata effettuata la formazione dei ruoli) siano stati interessati dalle cause di non esigibilità elencate dal comma 538 dell'art. 1 della legge n. 228 del 2012, avveratesi prima della formazione dei ruoli medesimi. Dalla norma in esame, si desume, dunque, che il procedimento di sospensione non può essere impiegato per rimettere in discussione gli avvisi di accertamento divenuti incontestabili per la mancata tempestiva impugnazione in sede giurisdizionale; né può essere utilizzato per far valere eventuali illegittimità proprie degli atti di riscossione (cartelle, intimazioni di pagamento), posto che, in tutti i casi elencati nel comma 538 sopra citato, la sospensione della riscossione è giustificata dal venir meno (totale o parziale) della debenza del credito, per un atto, comportamento o fatto, riconducibile al rapporto tra il contribuente e l'ente titolare del credito, con esclusione dei rapporti tra debitore e agente per la riscossione.

Alla luce di tale interpretazione, il Collegio ha concluso che, nel caso di specie, considerata l'inoppugnabilità degli avvisi di accertamento e delle cartelle di pagamento conseguenti il procedimento per la sospensione non era utilizzabile.

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