Sussiste in capo al subappaltatore dell’aggiudicatario il diritto di accesso “difensivo” ex artt. 22 ss. l. n.241/1990

09 Settembre 2021

L'ordinamento riconosce una tutela preminente all'accesso “defensionale” atteso che, per espressa previsione normativa, l'interesse con esso perseguito, prevale anche su eventuali interessi contrapposti.

Il caso. Successivamente all'aggiudicazione, l'impresa appaltatrice concedeva in subappalto alcuni interventi alla società ricorrente. Al termine della esecuzione degli interventi, tra le due società sorgeva un contenzioso in relazione alla debenza delle somme relative alle opere eseguite.

La subappaltatrice formulava così istanza di accesso agli atti al Comune appaltante, chiedendo l'ostensione del computo metrico dei lavori, del verbale di collaudo e delle varianti dei lavori.

Il Comune negava l'accesso alla documentazione richiesta dalla società ricorrente rilevando che “le questioni relative al pagamento di opere eseguite per conto dell'Impresa I.T.I. rientrano nella sfera esclusiva dei rapporti contrattuali di subappalto, che sono per loro natura di carattere privatistico; gli ordinativi e i relativi lavori eseguiti nell'ambito di tale contratto devono trovare definizione tra l'Appaltatore e il Subappaltatore; in tal senso, l'Amministrazione Comunale potrà entrare nel merito di tali questioni solo in presenza di validi provvedimenti emessi in sede di giudizio” e precisando che “i documenti in argomento sono già in possesso dell'Impresa I.T.I., con la quale Codesta Ditta dovrà in via prioritaria relazionarsi”.

Con ricorso proposto ai sensi dell'art. 116 c.p.a. l'impresa subappaltatrice chiedeva al TAR l'annullamento della nota del Comune e l'accertamento del proprio diritto ad ottenere l'ostensione della documentazione richiesta.

La decisione. Il Collegio, anzitutto, ha rilevato che sotto il profilo oggettivo, la nozione normativa di «documento amministrativo», suscettibile di formare oggetto di istanza di accesso, è molto ampia e può riguardare ogni documento detenuto dalla pubblica amministrazione o da un soggetto, anche privato, alla stessa equiparato ai fini della specifica normativa dell'accesso agli atti, e formato non solo da una pubblica amministrazione, ma anche da soggetti privati, purché lo stesso concerna un'attività di pubblico interesse o sia utilizzato o sia detenuto o risulti significativamente collegato con lo svolgimento dell'attività amministrativa, nel perseguimento di finalità di interesse generale (Ad. Plen. n. 19/2020).

Nel caso di specie erano venuti in rilievo documenti detenuti da una pubblica amministrazione attinenti ad una procedura finalizzata al perseguimento dell'interesse pubblico (l'esecuzione di lavori oggetto di un appalto affidato a seguito di apposita gara).

Sulla base di tali argomentazioni il TAR ha ritenuto i documenti accessibili sotto il profilo oggettivo.

Sotto altro profilo, il TAR ha ricordato che la richiesta di accesso della ricorrente costituiva un'ipotesi di accesso c.d. “defensionale”, propedeutico a tutelare le proprie ragioni in giudizio. Ciò in quanto l'istanza era tesa, come ricordato dalla stessa ricorrente, a “comprovare l'esecuzione delle suddette opere e procedere ad analitica quantificazione delle stesse” e ottenere così il pagamento delle somme dovutele.

A tale tipologia di accesso – ha ricordato sempre il TAR – l'ordinamento riconosce una tutela preminente atteso che, per espressa previsione normativa, l'interesse con esso perseguito, prevale anche su eventuali interessi contrapposti e, in particolare, su quello alla riservatezza dei terzi (T.A.R. Trentino-Alto Adige, Trento, Sez. I, 16 settembre 2020, n. 159), che peraltro, nella fattispecie per cui è causa, non era stato neppure rappresentato dalla stazione appaltante.

In particolare, le informazioni contenute nei documenti richiesti dalla ricorrente erano di carattere contabile ed amministrativo, con esclusione di qualunque profilo attinente a segreti industriali o commerciali, in astratto suscettibili di un contemperamento con le esigenze sottese ai principi di trasparenza (T.A.R. Milano sez. I 26 marzo 2021 n. 815).

In conclusione, il TAR ha accolto il ricorso e per l'effetto ha annullato il diniego opposto dal Comune e ordinato allo stesso di consentire l'accesso ai documenti richiesti entro 30 giorni dalla comunicazione o notificazione della sentenza.

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