La Suprema Corte in tema di dolo specifico e reati tributari

La Redazione
24 Settembre 2021

«Non sussiste specialità, ex art. 15 c.p., tra la bancarotta fraudolenta documentale, art. 216, comma 1, n. 2, l.fall. e l'omessa dichiarazione ex art. 5 d.lgs. n. 74/2000, stante la diversità delle suddette fattispecie incriminatrici, richiedendo quella tributaria la sola omissione della presentazione della dichiarazione (chiunque…non presenta, essendovi obbligato, una delle dichiarazioni annuali) […]».

«Non sussiste specialità, ex art. 15 c.p., tra la bancarotta fraudolenta documentale, art. 216, comma 1, n. 2, l.fall. e l'omessa dichiarazione ex art. 5 d.lgs. n. 74/2000, stante la diversità delle suddette fattispecie incriminatrici, richiedendo quella tributaria la sola omissione della presentazione della dichiarazione (chiunque…non presenta, essendovi obbligato, una delle dichiarazioni annuali) […]».

La Corte d'Appello di Trento confermava la pronuncia del Tribunale di Rovereto che aveva condannato un imputato per aver omesso di dichiarare l'IVA per gli anni 2011 e 2012.

L'accusato ricorre in Cassazione deducendo, tra i vari motivi, la contraddittorietà ed illogicità della motivazione e violazione di legge (art. 5 d.lgs. n. 74/2000) relativamente al dolo specifico, in quanto «all'imputato sarebbe stato più favorevole presentare le dichiarazioni IVA e non pagare l'imposta, che omettere di presentare le dichiarazioni».

La doglianza è inammissibile.

La Corte di Cassazione ha già avuto modo di rilevare come «l'entità del superamento della soglia di punibilità e la conoscenza dell'ammontare dell'imposta evasa costituiscono elementi di prova del dolo specifico di evasione: in tema di reati tributari, la prova del dolo specifico di evasione, nel delitto di omessa dichiarazione (art. 5, d.lgs. n. 74/2000) può essere desunta dall'entità del superamento della soglia di punibilità vigente, unitamente alla piena consapevolezza, da parte del soggetto vigente, unitamente alla piena consapevolezza, da parte del soggetto obbligato, dell'esatto ammontare dell'imposta dovuta» (Cass. n. 18936/2016).

Nel caso di specie, la soglia di punibilità è stata superata per i due anni di imposta nella piena consapevolezza dell'importo da parte del ricorrente.

La S.C. arriva, quindi, ad affermare il seguente principio di diritto: «non sussiste specialità, ex art. 15 c.p., tra la bancarotta fraudolenta documentale, art. 216, comma 1, n. 2, l.fall. e l'omessa dichiarazione ex art. 5 d.lgs. n. 74/2000, stante la diversità delle suddette fattispecie incriminatrici, richiedendo quella tributaria la sola omissione della presentazione della dichiarazione (chiunque…non presenta, essendovi obbligato, una delle dichiarazioni annuali); diversamente, l'azione fraudolenta sottesa dall'art. 216, n. 2 l.fall. si concreta in un evento da cui discende la lesione degli interessi dei creditori, rapportato all'intero corredo documentale, risultando irrilevante l'obbligo normativo della relativa tenuta, ben potendosi apprezzare la lesione anche dalla sottrazione di scritture meramente facoltative. Inoltre, nell'ipotesi fallimentare la volontà del soggetto agente si concreta nella specifica volontà di procurare a sé o ad altro ingiusto profitto o, alternativamente di recare pregiudizio ai creditori, finalità non presente nella fattispecie fiscale».

Ne consegue l'inammissibilità del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.

Fonte:

www.dirittoegiustizia.it

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