Osservatorio sulla Cassazione – Settembre 2021

La Redazione
07 Ottobre 2021

Torna l'appuntamento mensile con l'Osservatorio, una selezione delle più interessanti sentenze di legittimità depositate nel mese di Settembre.

Limiti al potere di rappresentanza degli amministratori: onere della prova stringente

Cass. Civ. – Sez. VI-1 – 28 settembre 2021, n. 26239, ord.

Ai fini dell'opponibilità al terzo contraente delle limitazioni dei poteri di rappresentanza degli organi di società di capitali, la normativa vigente richiede non già la mera conoscenza dell'esistenza di tali limitazioni da parte del terzo, ma altresì la sussistenza di un accordo fraudolento o, quanto meno, la consapevolezza di una stipulazione potenzialmente generatrice di danno per la società; l'onere della prova dell'effettiva esistenza di tale accordo fraudolento, ovvero della consapevolezza di una stipulazione potenzialmente generatrice di danno, incombe sul soggetto che intende predicare l'opponibilità del vizio al terzo e l'inefficacia dell'atto.

Reati tributari di società di persone: l'imposta evasa si calcola sui redditi dei singoli soci

Cass. Pen. – Sez. III – 16 settembre 2021, n. 34407, sent.

Il reato di dichiarazione infedele, di cui all'art. 4 d.lgs. n. 74/2000, può essere integrato anche mediante la presentazione della dichiarazione in nome della società in accomandita semplice da parte del socio accomandatario: in tal caso, l'imposta sui redditi evasa deve essere calcolata avendo riguardo al reddito dei singoli soci.

Marchio complesso e marchio d'insieme e responsabilità dell'hosting provider

Cass. Civ. – Sez. I – 16 settembre 2021, n. 25070, ord.

Mentre il marchio complesso è costituito da una composizione di più elementi, ciascuno dotato di capacità caratterizzante, il cui esame da parte del giudice deve effettuarsi in modo parcellizzato per ciascuno di essi, pur essendone la forza distintiva affidata all'elemento costituente il c.d. cuore del marchio, il marchio d'insieme è qualificato dall'assenza di un elemento caratterizzante, dal momento che tutti i vari elementi di esso sono singolarmente privi di distintività, derivando il valore distintivo, più o meno accentuato, soltanto dalla loro combinazione o, appunto, dal loro insieme.

La responsabilità dell'hosting provider, prevista dall'art. 16 del d.lgs. n. 70/2003, sussiste in capo al prestatore dei servizi che abbia provveduto alla immediata rimozione dei contenuti illeciti, oppure abbia continuato a pubblicarli, quando ricorrano congiuntamente le seguenti condizioni: sia a conoscenza legale dell'illecito perpetrato dal destinatario del servizio, per averne avuto notizia dal titolare del diritto leso oppure aliunde; sia ragionevolmente constatabile l'illeceità dell'altrui condotta, onde l'hosting provider sia in colpa grave per non averla positivamente riscontrata, alla stregua del grado di diligenza che è ragionevole attendersi da un operatore professionale della rete in un determinato momento storico; abbia la possibilità di attivarsi utilmente, in quanto reso edotto in modo sufficientemente specifico dei contenuti illecitamente immessi da rimuovere.

Il fallito può amministrare la s.r.l.

Cass. Civ. – Sez. I – 16 settembre 2021, n. 25050, sent.

La dichiarazione di fallimento non priva l'amministratore di una s.r.l. della facoltà di continuare a gestire la società, in mancanza di una norma che richiami espressamente il divieto sancito, per le s.p.a., dall'art. 2382 c.c.. Quali che siano le ragioni che sorreggono oggi un divieto generale di amministrazione della s.p.a. per i falliti, resta fermo che queste si attagliano a un modello operativo che è istituzionalmente destinato a imprese di dimensione notevole e che vuol essere provvisto di una disciplina tendenzialmente "rigida”. Per contro, il modello della s.r.l. appare in sé aperto e disponibile ad accogliere la "considerazione" delle persone che partecipano alla relativa impresa, come pure dei rapporti interpersonali che in proposito vengano a svolgersi. E quindi anche a consentire il reinserimento nell'attività imprenditoriale delle persone dichiarate fallite ovvero a mantenerne la posizione pure per il caso in cui queste vengano (nel futuro) dichiarate fallite: sia come soci, sia pure - e anche distintamente - come amministratori.

Presupposti per il fallimento in estensione del socio occulto

Cass. civ. – Sez. I – 13 settembre 2021, n. 24633, sent.

Al fine dell'applicazione dell'art. 147 l. fall., è sufficiente il riscontro, oltre che della situazione normale di una società che esista nella realtà e come tale operi nei rapporti con i terzi, anche delle situazioni anomale costituite dalla società meramente apparente nei confronti dei terzi, pure se inesistente nei rapporti interni, e dalla società occulta, cioè realmente esistente, ma non esteriorizzata. Queste due ultime situazioni, peraltro, in relazione alla diversità di presupposti, si pongono su un piano alternativo. Ne consegue che l'estensione del fallimento di un imprenditore individuale ad altro soggetto, previo riscontro di una società di fatto, non può essere contraddittoriamente giustificata in base al contemporaneo accertamento, in detto soggetto, della qualità di socio apparente e di socio occulto.

Presupposti per il fallimento di una super-società di fatto

Cass. Civ. – Sez. I – 13 settembre 2021, n. 24629, sent.

L'accertamento in concreto dell'esistenza di una supersocietà di fatto non comporta un'implicita dichiarazione del suo fallimento, e non può essere dichiarato il fallimento dei suoi soci illimitatamente responsabili in forza di un accertamento meramente incidentale della ricorrenza fra gli stessi e il fallito della supersocietà, non solo perché la sentenza dichiarativa ha natura costitutiva ed efficacia ex nunc, ma anche perché all'insolvenza del socio già dichiarato fallito non corrisponde l'insolvenza della società di fatto. La supersocietà di fatto è soggetto "nuovo", diverso da suoi soci, che manifesta la sussistenza di una diversa organizzazione imprenditoriale rispetto a quella data da socio già dichiarato fallito, ai sensi dell'art. 147, comma 5, l.fall.

Viareggio: l'a.d. della capogruppo può rispondere per fatti degli amministratori di società del gruppo

Cass. Pen. – Sez. V – 6 settembre 2021, n. 32899, sent.

L'amministratore della capogruppo può rispondere per atti compiuti dagli amministratori di una o più società del gruppo, nell'ambito di un esercizio colposo dei poteri di direzione e coordinamento. In ambito penalistico, il gruppo di imprese è un particolare attore economico, orientato nei suoi atti dall'interesse di gruppo, e l'autonomia giuridica propria di ciascuna società non fa velo all'unitarietà organizzativa del gruppo e al reale assetto dei rapporti tra società. Né i poteri di direzione e coordinamento, né l'autonomia giuridica degli organi di gestione delle controllate sono ontologicamente incompatibili con la titolarità, in capo all'amministratore della capogruppo, di una competenza inerente eventuali aree di rischio connesse alle attività di impresa e una correlata responsabilità.

Il nuovo accordo quadro non sana la precedente invalidità del contratto di IRS

Cass. Civ. – Sez. I – 6 settembre 2021, n. 24015, ord.

In tema di contratto di interest rate swap concluso senza accordo-quadro redatto per iscritto con un intermediario, il quale in seguito sia stato incorporato in altra società intermediaria, già legata al medesimo investitore da un valido contratto-quadro, la c.d. rimodulazione del contratto originario di swap - mediante il recesso anticipato dell'investitore e la contestuale conclusione di un nuovo contratto direttamente con l'intermediario incorporante – comporta che il requisito della forma scritta del contratto-quadro ex art. 23 t.u.f. sussista solo con riguardo alla nuova operazione, lasciando permanere l'invalidità della prima per difetto di tale requisito.

Cessione d'azienda, sottoscrizione delle scritture contabili e assunzione della responsabilità per debiti

Cass. Civ. – Sez. I – 3 settembre 2021, n. 23881, ord.

In tema di cessione d'azienda, nel caso disciplinato dall'art. 2560, comma 2, c.c., la sottoscrizione delle scritture contabili obbligatorie non si pone come requisito costitutivo al fine dell'assunzione, da parte del cessionario della responsabilità per i debiti del cedente, potendo questi ultimi essere provati anche attraverso altri riscontri e mediante presunzioni; solo l'iscrizione nei libri contabili obbligatori dell'azienda rappresenta propriamente, infatti, un elemento costitutivo essenziale della responsabilità dell'acquirente per i debiti inerenti all'azienda ceduta.

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