Sovraindebitamento: beni del debitore già aggiudicati e trasferiti in procedura esecutiva e modalità di accesso
24 Novembre 2020
Possono accedere al sovraindebitamento - al fine di ottenere poi l'esdebitazione - i soggetti sotto soglia fallimentare anche quando i propri beni sono oggetto di procedura esecutiva avanzata e sono stati già aggiudicati, nonché oggetto di decreto di trasferimento verso il compratore?
Caso pratico - Il debitore è un ex imprenditore nel settore trasporti che ha maturato pesanti debiti nei confronti di banche (per concessioni finanziamenti all'impresa) e nei confronti dell'Agenzia delle Entrate e dell'Inps, per tributi non versati, a causa del cattivo andamento dell'impresa individuale, culminato nella cessazione della stessa. I creditori hanno tempestivamente agito radicando procedura esecutiva avente ad oggetto un immobile di proprietà dell'ex imprenditore, particolarmente appetibile sul mercato, che è stato aggiudicato al primo esperimento di vendita. Nonostante lo stadio particolarmente avanzato della procedura, da un lato, e la necessaria tempistica in materia di sovraindebitamento per giungere all'apertura della procedura da parte del Giudice Delegato (con tassativo passaggio dal Gestore della Crisi OCC per l'attestazione), il debitore è riuscito a farsi ammettere alla procedura di liquidazione, mettendo il suo patrimonio a disposizione dei creditori, i quali verranno poi soddisfatti, in ragione delle cause legittime di prelazione, in misura falcidiata. Successivamente all'apertura della procedura di liquidazione, si è reso opportuno depositare, in sede della procedura esecutiva, un'istanza ai sensi del combinato disposto dell'art. 623 c.p.c e art. 14 quinquies, comma 2 lett. b), al fine di ottenere l'improseguibilità della procedura stessa (c.d. automatic stay), con conseguente apprensione, da parte del Liquidatore nominato, del ricavato della vendita dell'immobile, sebbene già aggiudicato al compratore e sebbene oggetto di decreto di trasferimento da parte del Giudice dell'esecuzione. A far parte dell'attivo liquidatorio, dunque, vi sarà il ricavato della predetta vendita, il quale sarà ripartito non già esclusivamente tra i creditori costituiti in sede di esecuzione forzata, ma tra tutti i creditori concorrenti, in senso, per l'appunto, concorsuale. Con la conseguenza che tale attivo liquidatorio varrà, per il debitore, ai fini della sua esdebitazione.
Spiegazioni e conclusioni - Vi è da dire che la possibilità di accedere alla liquidazione per sovraindebitamento, ad aggiudicazione dei beni già avvenuta in sede di procedura esecutiva e correlato decreto di trasferimento, non è espressamente stabilita dalla legge, ma è piuttosto il frutto di esegesi delle norme compiuta dalla giurisprudenza, con un orientamento che va, via via, consolidandosi. Il Tribunale di Milano, con il decreto del 4 novembre 2020, ha sostanzialmente aderito ad altre pronunce sul punto, evidenziando come l'intervenuta aggiudicazione dell'immobile in sede di procedura esecutiva (ed emissione del decreto di trasferimento, peraltro – nel caso di specie – emesso e comunicato dalla cancelleria lo stesso giorno di emissione e comunicazione del decreto di apertura di liquidazione) non possa venir meno con l'apertura della liquidazione dei beni; in forza dell'orientamento che fa salvo l'acquisto dell'aggiudicatario, che non potrebbe essere in ogni caso pregiudicato dall'apertura della procedura di sovraindebitamento, come previsto dal combinato disposto degli artt. 632, comma 2, c.p.c, art. 187 bis disp. att. c.p.c. e art. 2929 c.c. Tuttavia, l'intangibilità del diritto acquisito dall'aggiudicatario non può però estendersi anche al presunto diritto del creditore procedente, o intervenuto, al riparto delle somme derivanti dal pagamento del prezzo. Il ricavato della vendita forzata concorre, quindi, alla formazione dell'attivo della procedura per sovraindebitamento. Sulla scorta del predetto dettato normativo, il Tribunale di Firenze, con provvedimento del 6 luglio 2016, non ha accolto la richiesta – formulata in sede di ammissione alla procedura da sovraindebitamento – di revoca della già intervenuta aggiudicazione a terzi dei beni del debitore, nell'ambito di una procedura esecutiva individuale precedentemente radicata (in conformità alle pronunce Cass., S.U., 28 novembre 2012, n. 21110; Cass. 30 gennaio 2009, n. 2433; Cass. s.u. 30 novembre 2006, n. 25507). Anche il Tribunale di Potenza, con provvedimento del 6 marzo 2017, ha stabilito che, in virtù del principio dell'intangibilità dell'aggiudicazione, quest'ultima debba rimanere valida, ed anzi il Giudice dell'esecuzione dovrebbe emettere il decreto di trasferimento dopo il pagamento del saldo prezzo da parte dell'aggiudicatario, in quanto si tratterebbe di atto dovuto e non già atto di ulteriore proseguimento dell'esecuzione. Naturalmente, il prezzo che verrebbe pagato dall'aggiudicatario non potrebbe essere assegnato al creditore procedente, ma andrebbe a beneficio di tutti i creditori, in quanto la sospensione del processo esecutivo porta ad escludere che le somme incassate possano essere trasferite ai creditori che hanno intrapreso o partecipato all'esecuzione. In senso parzialmente difforme (ma sempre favorevole al debitore) vi è il Tribunale di Pavia, Dott. Balba, RG n. 2864/2016, che, con provvedimento del 9.9.2016, ha sospeso la procedura esecutiva immobiliare, disponendo altresì che non si procedesse alla redazione del decreto di trasferimento dell'immobile aggiudicato. Interessante è poi la sentenza n. 273 del Tribunale di Genova del 3 febbraio 2020, che ribadisce l'impossibilità da parte del Giudice dell'esecuzione di sospendere la procedura avanti a sé in costanza di semplice richiesta di accesso al sovraindebitamento, senza pronuncia di omologa del piano del consumatore o dell'accordo con i creditori. Se invece vi è già stata pronuncia, il Giudice dell'esecuzione non può che prenderne atto, ma senza che ciò intacchi gli atti già compiuti, fra cui l'aggiudicazione del bene esecutato; con la conseguenza che il prezzo ricavato non potrà essere assegnato al solo creditore procedente, ma andrà a beneficio del ceto creditorio della procedura di sovraindebitamento omologata. Per completezza, si rammenta il Tribunale di Modena del 1.6.2017, il quale ha rigettato l'istanza del creditore fondiario, che rivendicava il proprio diritto di proseguire l'espropriazione ex art. 41 comma 2 D.Lgs. n. 385/1993 (T.U.B. Testo Unico Bancario) dopo l'apertura della procedura di liquidazione dei beni per sovraindebitamento. Come noto, l'art. 41, comma 2, T.U.B. predispone in favore del creditore fondiario un privilegio processuale nell'ambito del fallimento, per cui «l'azione esecutiva sui beni ipotecati a garanzia di finanziamenti fondiari può essere iniziata o proseguita dalla banca anche dopo la dichiarazione di fallimento del debitore. Il curatore ha facoltà di intervenire nell'esecuzione. La somma ricavata dall'esecuzione, eccedente la quota che in sede di riparto risulta spettante alla banca, viene attribuita al fallimento». Si tratta, come precisato dalla giurisprudenza, di un privilegio processuale, che consente alla banca, in caso di fallimento del debitore, di iniziare o proseguire la propria azione individuale e di conseguire l'assegnazione della somma ricavata dalla vendita forzata nei limiti del proprio credito. Nello stesso tempo, la banca resta tenuta a presentare istanza di insinuazione al passivo del fallimento, se vuole rendere definitiva l'assegnazione. Secondo il Tribunale di Modena, dunque, il privilegio della banca ex art. 41 TUB può trovare applicazione esclusivamente nel fallimento, e non anche nel sovraindebitamento, essendo la norma in commento di stretta interpretazione.
Normativa e giurisprudenza
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