Amministrazione straordinaria e crediti da rapporto di lavoro
09 Ottobre 2020
Nell'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi i crediti da rapporto di lavoro soggiacciono al procedimento di accertamento dello stato passivo?
Caso pratico - G. L. propone ricorso davanti al Giudice del Lavoro contro la C.C.R. S.r.l. in amministrazione straordinaria ed impugna il licenziamento che dalla società gli è stato intimato in epoca successiva all'apertura del procedimento concorsuale. Il ricorrente chiede che la società datrice di lavoro venga condannata a reintegrarlo nel posto di lavoro ed a risarcirgli il danno nella misura di legge. Si costituisce in giudizio la C.C.R. S.r.l. la quale, nel contestare la fondatezza della pretesa avversaria di cui chiede il rigetto, sostiene che il Tribunale non potrebbe prendere in esame la domanda risarcitoria in quanto essa non può essere proposta davanti al Giudice del lavoro in un ordinario processo di cognizione ma deve essere proposta secondo le forme previste per i procedimenti concorsuali. Si pone quindi il problema di stabilire se i crediti derivanti da rapporto di lavoro con un'impresa in crisi debbano essere sottoposti al procedimento di accertamento del passivo previsto dalla legge fallimentare o se, invece, possano essere fatti valere in un ordinario giudizio di cognizione.
Spiegazioni e conclusiono - Nell'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi il procedimento di accertamento dello stato passivo segue le regole del fallimento. La procedura di verifica è svolta dal giudice delegato mentre competente a giudicare le controversie che dovessero sorgere (opposizioni, insinuazioni tardive, impugnazioni o revocazioni dei crediti ammessi) è il Tribunale che ha dichiarato lo stato di insolvenza. Nel caso in cui sorgano pretese fondate sui rapporti di lavoro con l'impresa sottoposta ad amministrazione straordinaria è necessario distinguere - secondo il costante orientamento della giurisprudenza di legittimità - da un lato le domande del lavoratore che mirino a pronunce di puro e semplice accertamento o che abbiano contenuto costitutivo (come quelle aventi per oggetto la semplice dichiarazione della esistenza del rapporto di lavoro o quelle dirette ad ottenere l'annullamento del licenziamento e la reintegrazione) e, dall'altro, le domande rivolte al pagamento di somme di danaro, anche se accompagnate da una richiesta di accertamento avente una funzione meramente strumentale. Le prime devono essere proposte davanti al giudice del lavoro, al quale dalla legge è assegnato il potere di decidere il merito delle questioni sottoposte al suo esame; mentre le seconde, per le quali opera il principio della improponibilità della domanda, devono essere fatte valere con la speciale procedura di ammissione nello stato passivo, ferma restando la successiva, eventuale opposizione (del credito non ammesso o ammesso solo in parte) o l'impugnazione (del credito ammesso) davanti al giudice fallimentare (Cass. Civ., Sez. Lavoro, 5 novembre 2003, n. 16640). Sulla questione erano già intervenute le Sezioni Unite della Suprema Corte le quali avevano statuito che il credito sorto a favore del lavoratore dopo che la società datrice di lavoro è stata sottoposta al procedimento di amministrazione straordinaria deve essere fatto valere, ancorché goda del trattamento di prededuzione, secondo la procedura speciale di accertamento dello stato passivo, previsto dalle norme della legge fallimentare, e non davanti al giudice del lavoro per mezzo dell'ordinario giudizio di cognizione (Cass. Civ., Sez. Un., 21 novembre 2002, n. 16429). Dunque, il credito nascente da rapporto di lavoro con un'impresa sottoposta ad amministrazione straordinaria deve essere sottoposto al procedimento di accertamento dello stato passivo e non al procedimento di cognizione davanti al Giudice del lavoro, e ciò anche se ha natura prededucibile poiché sorto dopo l'apertura della procedura. Lo stesso dicasi per l'ipotesi in cui il credito sia relativo a risarcimento del danno per licenziamento illegittimo, come nel caso che ci occupa. Resta in ogni caso salva la possibilità per il lavoratore di proporre opposizione allo stato passivo nei casi di esclusione o ammissione solo parziale. Va infine precisato la sottoposizione del credito da lavoro subordinato al procedimento di accertamento dello stato passivo invece che al procedimento di cognizione davanti al Giudice del lavoro vale sia nel caso in cui il credito sia sorto prima che nel caso in cui sia sorto dopo l'apertura della procedura.
Normativa e giurisprudenza
Per approfondire F. Dimundo, Ammissione al passivo: forma e contenuto della domanda, in ilfallimentarista.it, 2016. |