Sulla partecipazione alle gare di operatori economici inglesi nel post brexit

Tommaso Cocchi
06 Dicembre 2021

In assenza di un accordo ai sensi dell'art. 49, d.lgs. n. 50/2016 (previsto solamente per i contratti sopra la soglia comunitaria), con riferimento alla partecipazione alle procedure di affidamento di contratti sotto soglia, l'ammissione di un operatore economico inglese non è vietata, ma solamente non garantita, potendo esso essere escluso in ragione di apposita previsione del bando.

Il caso. Un'amministrazione locale indiceva una procedura volta all'affidamento di un appalto di servizi sotto soglia. Alla gara partecipava, tra le altre, un'impresa con sede legale a Londra, posizionandosi in seconda posizione. Quest'ultima proponeva quindi ricorso al TAR impugnando gli esiti della procedura sollevando svariati profili di illegittimità. Proponeva di seguito ricorso incidentale l'impresa aggiudicataria eccependo, per quel che qui rileva, l'illegittimità dell'operato della stazione appaltante per non aver escluso la ricorrente principale, essendo un operatore proveniente da un Paese extra europeo.

In particolare, secondo la prospettazione della ricorrente incidentale, la partecipazione dell'impresa inglese avrebbe dovuto essere negata essendo la procedura riservata ai soli operatori provenienti da stati membri dell'Unione.

La soluzione del TAR Piemonte. Il Collegio ha respinto il ricorso incidentale, confermando la correttezza dell'operato dell'Amministrazione. In particolare, il TAR ha ricordato che l'ammissione dell'impresa inglese alla gara fosse stata deliberata in applicazione dell'art. 49 del d.lgs. 50/2016, nonché in assenza di qualsivoglia preclusione all'interno della legge di gara.

Nello specifico il predetto art. 49 del Codice prevede che laddove lavori, forniture e servizi siano contemplati dagli allegati 1, 2, 4 e 5 nonché dalle note generali dell'Appendice 1 dell'AAP e degli altri accordi internazionali cui l'Unione è vincolata, le Amministrazioni applicano agli operatori provenienti dai paesi terzi firmatari di tali accordi un trattamento non meno favorevole di quello concesso in forza del Codice stesso. A tal riguardo, il Collegio ha anche ricordato l'adesione del Regno Unito all'accordo sugli appalti pubblici (AAP) nonché l'accordo di cooperazione in materia di appalti pubblici tra Unione Europea e Regno Unito, i quali riservano ai beni, ai servizi e ai fornitori di quest'ultimo un trattamento non meno favorevole di quello accordato dall'Unione ai propri fornitori.

Sul punto il TAR ha altresì precisato che con specifico riferimento agli appalti non contemplati dai predetti accordi (com'è il caso degli appalti sotto soglia), gli operatori economici del Regno Unito hanno lo stesso status di tutti gli altri operatori economici basati nei paesi terzi con cui l'Unione europea non ha accordi che prevedano l'apertura del mercato degli appalti dell'UE.

Conseguentemente, tali affidamenti sono soggetti alle stesse norme che si applicano a qualsiasi offerente di un paese terzo, in riferimento ai quali l'accesso al mercato non è aprioristicamente escluso, bensì “non garantito”, ben potendo l'Amministrazione determinarne l'esclusione sulla base della legge di gara (sul punto il Collegio ha richiamato la Comunicazione della Commissione “Linee Guida sulla partecipazione di offerenti e beni di paesi terzi al mercato degli appalti dell'UE 2019/C271/02). A ciò il Collegio ha aggiunto che nella lex specialis non fosse rinvenibile alcuna disposizione escludente relativa a imprese con sede in paesi terzi esterni dall'Unione europea.

In ragione di quanto detto, il TAR ha ritento legittimo l'operato della stazione appaltante laddove ha ritenuto di non escludere dalla gara l'impresa seconda classificata avente sede legale a Londra.

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