Offerta tecnica: il limite massimo di pagine deve essere interpretato cum grano salis

Benedetta Valcastelli
24 Gennaio 2022

Il TAR Napoli si pronuncia sul ricorso presentato avverso la mancata esclusione da una procedura di appalto di una ditta la cui offerta tecnica era stata redatta in modo difforme da quanto prescritto dalla lex di gara, che imponeva un limite di 50 facciate complessive.Il Tar ritiene infondato tale motivo di ricorso, richiamando la consolidata giurisprudenza secondo cui “la prescrizione sul numero massimo delle pagine della relazione tecnica allegata all'offerta deve essere interpretata cum grano salis”.

Il Tar Napoli si pronuncia sul ricorso presentato avverso la mancata esclusione da una procedura di appalto di una ditta la cui offerta tecnica era stata redatta in modo difforme da quanto prescritto dalla lex di gara, che imponeva un limite di 50 facciate complessive.

Il Tar ritiene infondato tale motivo di ricorso, richiamando la consolidata giurisprudenza secondo cui “la prescrizione sul numero massimo delle pagine della relazione tecnica allegata all'offerta deve essere interpretata cum grano salis”.

In particolare, osserva il Tar, la prescrizione inerente al numero massimo di pagine, oltre a poter dar luogo a esclusione solo se espressamente previsto dalla lex specialis (cfr. Cons. Stato, V, 8 gennaio 2021, n. 298; 9 novembre 2020, n. 6857; 2 ottobre 2020, n. 5777), richiede, negli altri casi - in relazione alla valutazione dell'offerta - un'apposita prova sull'effettiva rilevanza a fini valutativi, e cioè sul vantaggio conseguito da un concorrente in danno degli altri per effetto dell'eccedenza dimensionale dell'offerta (cfr. Cons. Stato, n. 6857 del 2020, cit.; V, 3 febbraio 2021, n. 999); occorre inoltre considerare i margini di discrezionalità eventualmente rimessi ai medesimi operatori economici su alcuni dei parametri redazionali laddove non puntualmente definiti dalla lex specialis (Cons. Stato, n. 5777 del 2020, cit.).

L'esigenza di interpretare con attenzione la prescrizione del numero massimo delle pagine dell'offerta tecnica risulta essenziale atteso che l'eventuale stralcio di una parte dell'offerta tecnica “rappresenta una vera e propria sanzione espulsiva, in contrasto con il divieto di aggravamento degli oneri procedimentali nonché con l'interesse della stessa Amministrazione a selezionare l'offerta migliore. Pertanto, (…), una tale clausola, ove interpretata nel senso che la mancata osservanza di un parametro solo formale, riferito ad una mera modalità redazionale di formulazione del testo, comporta l'esclusione dell'offerta indipendentemente dai suoi contenuti, è radicalmente nulla per violazione del principio di tassatività delle cause di esclusione ma, prima ancora, per violazione del principio di imparzialità e buon andamento di cui all'art. 97 Cost., potendo consentire ad un'offerta qualitativamente peggiore o maggiormente onerosa di prevalere sull'offerta migliore per motivi che nulla hanno a che fare con l'interesse pubblico alla tutela della salute dei pazienti del Servizio sanitario pubblico ed alla ottimale allocazione delle risorse pubbliche né con il rispetto della libertà d'iniziativa economica privata e di concorrenza ma solo alla “comodità” d'esame dell'amministrazione” (da ultimo, Cons. Stato, sez. III, 8 giugno 2021, n. 4371).

Nel caso di specie, preciasa il Tar, il Disciplinare di gara non sanzionava con l'espulsione la violazione dei limiti formali di redazione della relazione tecnica, contrariamente a quanto sostenuto dalla ricorrente: ed invero tale sanzione era riservata alla sola mancanza della relazione stessa, ovvero alla presenza, al suo interno, “di qualsiasi indicazione (diretta o indiretta) di carattere economico”. Di conseguenza, l'eventuale violazione dei criteri fissati poteva essere sanzionata, in caso di sforamento rilevante dai parametri e di indebito vantaggio per il concorrente in difetto, solo tramite la possibile valutazione negativa della relativa relazione tecnica in parte qua da parte della Commissione di gara, ma non certo con l'esclusione del concorrente.

Peraltro, il ricorrente avrebbe dovuto fornire prova anche solo presuntiva - ma certo non limitarsi a mere congetture sull'operato della commissione giudicatrice - che la violazione dei limiti dell'offerta tecnica si fosse tradotta in un indebito vantaggio per il concorrente a danno dell'altro (cfr. Cons. Stato, sez. V, 2 ottobre 2020, n. 5777). Ebbene, nel caso di specie, la “riparametrazione” operata dalla ricorrente sulle dimensioni dell'offerta dell'aggiudicatario non poteva essere ritenuta attendibile, né essere presa a riferimento per valutare il rispetto della suddetta previsione della lex specialis, perché non considerava l'utilizzo, oltre che di numerose immagini, anche di tabelle e grafici, in presenza dei quali non è possibile eseguire una verifica rigida e formalistica del font del carattere e dell'interlinea adoperati.

La ratio della prescrizione relativa ai limiti dimensionali dell'offerta tecnica richiede un'interpretazione di buon senso, che riesca a contemperare le richieste redazionali della Stazione appaltante - funzionali sia ad esigenze organizzative e di speditezza dei lavori della Commissione che di tutela della par condicio - con il generalissimo principio della libertà di forma, rispondente all'ancor più generale favor libertatis del nostro ordinamento democratico.

Al riguardo, il Tar ribadisce che proprio la presenza nella relazione di varie immagini, tabelle e grafici, non oggetto di specifica disciplina nella lex di gara, nonostante la loro incidenza sulla conformazione e rappresentazione tipografica dell'intera offerta, non può determinare sic et simpliciter la espunzione della parte terminale della relazione dalla valutazione della Commissione di gara, anche tenuto conto che, in ogni caso, è del tutto mancata nella specie la necessaria prova dell'effetto distorsivo o vantaggioso per l'aggiudicatario (cfr. Cons. Stato, Sez. V, n. 4635/2021, n. 999/ 2021 e 6857/2020).

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