L'inammissibilità del ricorso per cassazione proposto tramite PEC
03 Febbraio 2022
Il Tribunale di L'Aquila applicava ad un imputato, accusato del reato di lesioni stradali gravi, la pena concordata con il PM. Il Procuratore generale della Corte abruzzese ricorre in Cassazione deducendo la violazione di legge, in quanto il Tribunale avrebbe omesso di disporre la revoca ovvero la sospensione della patente di guida, richiamata la pronuncia della Corte Cost. n. 88/2019. La doglianza è inammissibile. Il Collegio precisa come la Corte di legittimità abbia già avuto modo di precisare che «è inammissibile il ricorso per cassazione proposto mediante l'uso della posta elettronica certificata, in quanto le modalità di presentazione e di spedizione dell'impugnazione, disciplinate dall'art. 583 c.p.p., sono tassative ed inderogabili e, ai sensi dell'art. 16-bis, l. n. 179/2012, l'uso della PEC è consentito solo per le notificazioni e le comunicazioni da effettuarsi a cura della cancelleria» (Cass. n. 55444/2017). Inoltre, neppure l'impugnazione cautelare a mezzo PEC è possibile, infatti, «è inammissibile l'impugnazione cautelare proposta dall'indagato mediante l'uso della posta elettronica certificata in quanto le modalità di presentazione e di spedizione dell'impugnazione, disciplinate dall'art. 583 c.p.p. sono tassative e non ammettono equipollenti, stabilendo soltanto le possibilità di spedizione dell'atto mediante lettera raccomandata o telegramma, al fine di garantire l'autenticità della provenienza e la ricezione dell'atto, mentre nessuna norma prevede la trasmissione mediante l'uso della PEC» (Cass. n. 28411/2018). Lo stesso viene sottolineato per la presentazione di memorie. Per ciò che attiene le iniziative impugnatorie della Parte pubblica, è stata, quindi, ribadita l'inammissibilità dell'impugnazione cautelare proposta dal PM mediante la PEC, in quanto «le modalità di presentazione e di spedizione dell'impugnazione, disciplinate dall'art. 583 c.p.p. e applicabili anche al PM sono tassative e non ammettono equipollenti, stabilendo soltanto la possibilità di spedizione dell'atto mediante lettera raccomandata o telegramma, al fine di garantire l'autenticità della provenienza e la ricezione dell'atto, mentre nessuna norma preveda la trasmissione mediante l'uso della PEC» (Cass. n. 24332/2015). Nel giudizio penale davanti alla Corte di Cassazione «non è consentito il deposito degli atti di impugnazione mediante PEC, non essendo permessa la presentazione dei ricorsi con modalità diverse da quelle previste a pena di inammissibilità, in assenza di norme derogatorie o che comunque lo consentano espressamente» (Cass. n. 15546/2018). Per tutti questi motivi, la S.C. dichiara inammissibile il ricorso.
(Fonte: Diritto e Giustizia.it) |