Codice Penale art. 518 quaterdecies - Contraffazione di opere d'arte 1

Francesca Romana Fulvi

Contraffazione di opere d'arte1

[I]. E' punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da euro 3.000 a euro 10.000:

1) chiunque, al fine di trarne profitto, contraffa', altera o riproduce un'opera di pittura, scultura o grafica ovvero un oggetto di antichità o di interesse storico o archeologico;

2) chiunque, anche senza aver concorso nella contraffazione, alterazione o riproduzione, pone in commercio, detiene per farne commercio, introduce a questo fine nel territorio dello Stato o comunque pone in circolazione, come autentici, esemplari contraffatti, alterati o riprodotti di opere di pittura, scultura o grafica, di oggetti di antichità o di oggetti di interesse storico o archeologico;

3) chiunque, conoscendone la falsità, autentica opere od oggetti indicati ai numeri 1) e 2) contraffatti, alterati o riprodotti;

4) chiunque, mediante altre dichiarazioni, perizie, pubblicazioni, apposizione di timbri o etichette o con qualsiasi altro mezzo, accredita o contribuisce ad accreditare, conoscendone la falsità, come autentici opere od oggetti indicati ai numeri 1) e 2) contraffatti, alterati o riprodotti.

[II]. E' sempre ordinata la confisca degli esemplari contraffatti, alterati o riprodotti delle opere o degli oggetti indicati nel primo comma, salvo che si tratti di cose appartenenti a persone estranee al reato. Delle cose confiscate è vietata, senza limiti di tempo, la vendita nelle aste dei corpi di reato.

 

[1] Articolo inserito dall'art. 1, comma 1, lett. b), della l. 9 marzo 2022, n. 22, in vigore dal 23 marzo 2022.

competenza: Trib. monocratico

arresto: facoltativo 

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: consentita

altre misure cautelari personali:  consentite  

procedibilità: d’ufficio

Inquadramento

L'art. 518-quaterdecies c.p. punisce la contraffazione di opere d'arte ed è stato recentemente inserito all'interno del codice penale ad opera dell'art. 1, comma 1, lett. b), della legge 9 marzo 2022, n. 22. Per un commento sulla ratio della l. n. 22/22, entrata in vigore dal 23 marzo 2022, e sulle finalità della riforma cfr. subart. 518-bis c.p.

L'attuale formulazione del reato de quo ricomprende nel suo ambito di applicazione le quattro ipotesi delittuose punite dall'abrogato art. 178 del d.lgs. n. 42/2004 (c.d. codice dei beni culturali), prevedendo una pena più severa (la reclusione uno a cinque anni e la multa da euro 3.000 a euro 10.000 in luogo della reclusione da tre mesi fino a quattro anni e la multa da euro 103 a euro 3.099) e riportando la norma prevista al comma 4 del succitato art. 174 in materia di confisca.

Il motivo della trasmigrazione della disposizione in commento dal d.lgs. n. 42/2004 a quello penale può essere rinvenuto nella c.d. riserva di codice (in merito cfr. sub art. 518-bis) e nell'esigenza di riunire e coordinare le disposizioni in vario modo attinenti alla materia dei beni culturali.

La sua ratio si rintraccia nella necessità di tutelare il mercato delle opere d'arte in relazione alla loro autenticità.

La previsione, poi, di un trattamento sanzionatorio più grave sembrerebbe maggiormente rispondente al dettato costituzionale ed europeo e alla rilevanza del bene giuridico tutelato, il patrimonio culturale.  

La formulazione identica agli abrogati delitti di contraffazione di opere d'arte ex art. 178 del d.lgs. n. 42/2004 consente di applicare, in via interpretativa, gli orientamenti giurisprudenziali e dottrinari maturatesi in relazione a quest'ultimi.

L'art. 3 della succitata l. n. 22/2022, poi, ha incluso il delitto di cui all'art. 518-quaterdecies nel catalogo dei reati dalla cui commissione può scaturire l'applicazione di sanzioni pecuniarie ed interdittive in capo agli enti attraverso l'inserimento dell'art. 25-septiesdecies all'interno del d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231 (in particolare, l'art. 25-septiesdecies comma 4 prevede proprio per il delitto di cui all'art. 518-quaterdecis la sanzione pecuniaria da trecento a settecento quote e al comma 5 le sanzioni interdittive previste dall'articolo 9 comma 2 del d.lgs. n. 231/01 per una durata non superiore a due anni).

Bene giuridico

La giurisprudenza ritiene che i delitti di cui all'art. 518-quaterdecies hanno carattere plurioffensivo e che riguardano solo indirettamente la protezione dei beni culturali. Secondo un orientamento risalente, infatti, l'utilizzo di locuzioni proprie dei delitti di falso, in particolare dell'art. 453 c.p. (falsificazione di monete), costituiva un indice del fatto che il bene tutelato fosse la fede pubblica. Secondo, invece, un indirizzo più recente i delitti de quo offendono l'interesse alla regolarità e all'onestà degli scambi nel mercato artistico e dell'antiquariato, con particolare riferimento pertanto alla tutela dei consumatori, e solo eventualmente può essere lesa la c.d. fede pubblica. Tale impostazione si basa sulla considerazione che l'oggetto materiale: «… un'opera di pittura, scultura o grafica, ovvero un oggetto di antichità o di interesse storico od archeologico» viene preso in considerazione non per il loro valore culturale (quando lo abbiano), ma per la loro attitudine a costituire oggetto di commercio nel mercato artistico e dell'antiquariato. Il ruolo assolutamente secondario rivestito dalla tutela del patrimonio storico-artistico è dimostrato anche dalla presenza di un dolo specifico, che indirizza l'interpretazione della norma verso una direzione offensiva di stampo patrimoniale (Cass. V, n. 5407/2004).

Soggetti

 

Soggetto attivo

Trattasi di reato comune: può essere, infatti, commesso da “chiunque”.

Soggetto passivo

Cfr. sub art. 518-bis c.p..

Elemento oggettivo

 

Oggetto materiale

Oggetto materiale dei delitti previsti dall’art. 518-quaterdecies c.p. sono le opere di pittura, scultura o grafica ovvero gli oggetti di antichità o di interesse storico o archeologico. Ai fini dell’individuazione dell’oggetto materiale non occorre formulare giudizi di valore (la giurisprudenza ha precisato che per la consumazione dei delitti di cui all’art. 518-quaterdecies c.pnon è necessario che la cosa contraffatta abbia un particolare valore) o culturali, ma rileva solo l’autenticità.

Condotta

L'art. 518-quaterdecies c.p è una disposizione a più norme incriminatrici, ovvero una disposizione che nel caso di specie scandisce quattro distinti delitti. Ad ogni numero, perciò, corrisponde un'autonoma fattispecie di reato, distinta dalle altre per la condotta.

Il numero 1 del comma 1 riporta una norma a più fattispecie perché descrive un unico reato, il quale può essere commesso attraverso le seguenti condotte tra loro diverse, ma tutte produttive di una falsificazione dell'opera o dell'oggetto:

  1. Contraffarre: per la nozione cfr. sub. art. 453 c.p, 468 c.p. In merito la Cassazione ha affermato che ai fini della configurabilità del reato di contraffazione non è necessario che l'opera sia qualificata come "autentica", ma è sufficiente che manchi la dichiarazione espressa di non autenticità. La punibilità del fatto è, infatti, esclusa, in caso di dichiarazione espressa di non autenticità all'atto dell'esposizione o della vendita, mediante annotazione scritta sull'opera o sull'oggetto ovvero, quando ciò non sia possibile per la natura o le dimensioni della copia o dell'imitazione, con dichiarazione rilasciata all'atto dell'esposizione o della vendita.
  2. Alterare: per la nozione cfr. sub. art. 453 c.p.;
  3. Riprodurre: consiste nella creazione da un originale di una sua imitazione come tale non riconoscibile.

Anche il numero 2 del comma 1 riporta una norma a più fattispecie che sanziona le seguenti condotte tenute dai mercanti d'arte:

  1. Porre in commercio: rendere disponibile per l'acquisto il bene;
  2. Detenere per farne commercio: per la nozione cfr. sub. art. 453 c.p. Al riguardo la giurisprudenza ha precisato che affinchè si configuri il reato di detenzione ai fini di commercio di oggetti di antichità contraffatti, non è necessario che l'opera sia qualificata come "autentica", essendo sufficiente che manchi la dichiarazione espressa di non autenticità (Cass. III, n. 3332/2021);
  3. Introdurre nel territorio dello Stato per farne commercio: per la nozione cfr. sub. art. 453 c.p;
  4. Porre in circolazione: per la nozione cfr. sub. art. 453 c.p;

La norma chiarisce il suo ambito di operatività precisando che si applica solo nei casi in cui l'agente non ha concorso nella contraffazione, nell'alterazione o nella riproduzione. La condotta deve avere ad oggetto esemplari contraffatti, alterati o riprodotti di opere di pittura, scultura o grafica, di oggetti di antichità o di oggetti di interesse storico o archeologico che vengono spacciati come autentici. Tale elemento ha indotto la dottrina a ritenere che la disposizione in questa ipotesi garantisce anche il valore immateriale dell'affidamento di mercato. Le copie, per poter essere di libera commercializzazione, devono infatti porre in adeguata evidenza la loro natura di non originale (Cass. III, n. 13966/2014). Il delitto non è punibile, in quanto impossibile per inidoneità della condotta, solo allorché si tratti di un falso grossolano “ictu oculi riconoscibile da qualsiasi persona di comune discernimento ed avvedutezza senza che si possa far riferimento né alle particolari cognizioni né alla competenza specifica di soggetti qualificati, né alla straordinaria diligenza di cui alcune persone possono essere dotate” (Cass. III, n. 42122/2019).

La condotta del delitto riportato al n. 3 può essere posta in essere da un esperto e consiste nell'autenticare opere od oggetti contraffatti, alterati o riprodotti, conoscendone la falsità. Secondo la dottrina la norma tutela la fede pubblica, quella cui si affida, sul mercato, un potenziale compratore che non disponga di un elevato grado di conoscenza. In tal senso, ove l'acquisto si concluda per l'inganno così prodotto e si concretizzino gli eventi di danno e profitto, si porrebbe il problema del possibile concorso con il delitto di truffa. Come noto, benché la dottrina sia portata a valorizzare il dato che quella attestazione altro non sia che species del genus raggiro, la giurisprudenza tende ad attribuire rilevanza sia al profilo di disvalore contro la fede pubblica che a quello contro il patrimonio (Cass. III, n. 13966/2014).

La condotta del delitto previsto al n. 4) può essere realizzata da un esperto e si sostanzia nell'accreditare o nel contribuire ad accreditare come autentiche opere od oggetti contraffatti, alterati o riprodotti e utilizzando un mezzo diverso dalla autenticazione (mediante altre dichiarazioni, perizie, pubblicazioni, apposizione di timbri od etichette o con qualsiasi altro mezzo).

Elemento psicologico

 

Il dolo

Il delitto di cui al n. 1 comma 1 dell'art. 518-quaterdecies c.p. è punito a titolo di dolo specifico, consistente nella coscienza e volontà di porre in essere le condotte descritte dalla norma (contraffare, alterare e riprodurre) al fine di trarne profitto. Quelli di cui ai n. 2, 3 e 4, invece, il dolo è generico e sostanzia nella consapevolezza e volontà di porre in essere una delle condotte descritte dalle norme. Per integrare il dolo occorre anche che l'agente sia consapevole della falsità delle opere di pittura, scultura o grafica o degli oggetti di antichità o degli oggetti di interesse storico o archeologico.

Consumazione e tentativo

 

Consumazione

In riferimento alle ipotesi di cui ai numero 1 e 2 comma 1 dell'art. 518-quaterdecies c.p. cfr. sub. art. 453 c.p.. Per quelle di cui ai numeri 3 e 4 comma 1 i delitti si consumano nel momento e nel luogo in cui l'agente tiene la condotta di autenticazione o di accreditamento.

Tentativo

In riferimento alle ipotesi di cui ai numero 1 e 2 comma 1 art. 518-quaterdecies c.p. cfr. sub. art. 453 c.p.. Per quelle di cui ai numeri 3 e 4 comma 1 il tentativo è configurabile in presenza di fatti idonei e diretti in modo non equivoco a realizzare una autenticazione o un accreditamento di un'opera o di un oggetto falso indicato al comma 1.

Forme di manifestazione

 

Circostanze speciali

Ai delitti de quibus, infine, si riferiscono anche le circostanze aggravanti speciali di cui all'art. 518-sexiesdecies c.p. e quelle attenuanti speciali di cui all'art. 518-septiesdecies c.p. , a cui si rinvia.

Concorso di reato

Il delitto di ricettazione [comune, ora di beni culturali] concorre con quello di commercio di opere d'arte contraffatte poichè le fattispecie

incriminatrici descrivono condotte diverse sotto il profilo strutturale e cronologico . Tra di esse non può ravvisarsi un rapporto di specialità, anche perchè non risulta una diversa volontà, espressa o implicita, del legislatore (Cass. II, n. 27158/2010).

Casi di non punibilità

Cfr. sub art. 518-quinquesdecies c.p..

Confisca

Il comma 2 dell'518-quaterdecies c.p. prevede la confisca obbligatoria degli esemplari contraffatti, alterati o riprodotti delle opere o degli oggetti indicati nel comma 1. La misura ablatoria non opera automaticamente nel caso cui le predette opere o oggetti appartengono a persone estranee al reato (ad es. la “vittima”, di colui che li ha acquistati credendoli veri). Delle cose confiscate è vietata, senza limiti di tempo, la vendita nelle aste dei corpi di reato.

Tale disposizione riproduce il contenuto del comma 4 dell'art. 178 del d.lgs. n. 42/2004. Al riguardo la Cassazione (Cass. III, n. 30687/2021) ha chiarito che la confisca obbligatoria prevista da tale norma “non è assimilabile” a quella di cui al comma 2 n. 2 dell'art. 240 c.p., dato che non incide su cose “di natura intrinsecamente criminosa”. Pertanto, se viene disposta in mancanza di una condanna presuppone, “un accertamento incidentale del fatto reato, e, pertanto, della falsità/contraffazione dell'opera”.

In caso di condanna o di applicazione della pena ex art. 444 c.p.p. è anche applicabile la confisca, diretta o per equivalente, prevista all'art. 518 duodevicies c.p.. Cfr. sub art. 518-duodevicies.

Bibliografia

Cfr. sub art. 518-bis c.p..

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