Codice Penale art. 518 nonies - Violazioni in materia di alienazione di beni culturali 1

Francesca Romana Fulvi

Violazioni in materia di alienazione di beni culturali1

[I]. E' punito con la reclusione da sei mesi a due anni e con la multa da euro 2.000 a euro 80.000:

1) chiunque, senza la prescritta autorizzazione, aliena o immette sul mercato beni culturali;

2) chiunque, essendovi tenuto, non presenta, nel termine di trenta giorni, la denuncia degli atti di trasferimento della proprietà o della detenzione di beni culturali;

3) l'alienante di un bene culturale soggetto a prelazione che effettua la consegna della cosa in pendenza del termine di sessanta giorni dalla data di ricezione della denuncia di trasferimento.

[1]  Articolo inserito dall'art. 1, comma 1, lett. b), della l. 9 marzo 2022, n. 22, in vigore dal 23 marzo 2022.

competenza: Trib. monocratico

arresto: non consentito

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: non consentite 

procedibilità: d’ufficio

Inquadramento

L’art. 518-nonies punisce le violazioni in materia di alienazione di beni culturali ed è stato recentemente inserito all’interno del codice penale ad opera dell’art. 1, comma 1, lett. b), della legge 9 marzo 2022, n. 22. Per un commento sulla ratio della l. n. 22/2022, entrata in vigore dal 23 marzo 2022, e sulle finalità della riforma cfr. sub art. 518-bis.

Al suo interno riproduce quasi integralmente la formulazione prima contenuta nell’art. 173 d.lgs. n. 42/2004 – con una modifica avente ad oggetto l’inserimento nella prima fattispecie della condotta di immissione del bene culturale nel mercato - prevedendo una pena più severa (la reclusione da sei mesi a due anni e la multa da euro 2.000 a euro 80.000 in luogo della reclusione fino ad un anno e la multa da euro 1.549,50 a euro 77.469).

Più specificamente l’art. 518-nonies riporta tre ipotesi delittuose di alienazione abusiva di beni culturali la cui ratio si rintraccia nell’esigenza di evitare la dispersione ed il depauperamento del patrimonio culturale con atti di alienazione in contrasto con le norme di tutela poste dal d.lgs. n. 42/2004 (c.d. codice dei beni culturali). Si tratta, pertanto, di una disposizione volta a contrastare la circolazione ed il traffico illecito dei beni culturali attraverso l’imposizione di una sanzione penale: quest’ultima viene irrogata a seguito della mancata osservanza di regole di diritto amministrativo poste dal codice dei beni culturali e volte a consentire l’individuazione dell’esatta ubicazione del bene, del suo proprietario, ecc. Mediante l’inasprimento della pena, poi, il legislatore della riforma ha voluto assicurare una tutela più piena ed efficace e, di conseguenza, maggiormente rispondente al dettato costituzionale ed europeo e alla rilevanza del bene giuridico tutelato, il patrimonio culturale.

La riproposizione sostanziale della formulazione già contenuta nell’art. 173 d.lgs. n. 42/2004 consente di applicare, in via interpretativa, gli orientamenti giurisprudenziali e dottrinari maturatesi in relazione ai delitti ivi riportati.

L’art. 3 della succitata l. n. 22/2022, poi, ha incluso il delitto di cui all’art. 518-nonies nel catalogo dei reati dalla cui commissione può scaturire l’applicazione di sanzioni pecuniarie ed interdittive in capo agli enti attraverso l’inserimento dell’art. 25-septiesdecies all’interno del d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231 (in particolare, l’art. 25-septiesdecies comma 1 prevede proprio per il delitto di cui all’art. 518-nonies la sanzione pecuniaria da cento a quattrocento quote e al comma 5 le sanzioni interdittive previste dall’articolo 9 comma 2 del d.lgs. n. 231/2001 per una durata non superiore a due anni).

Bene giuridico

Cfr. sub art. 518-bis. In merito la Cassazione ha precisato che il reato di omessa denuncia di acquisto di opere di interesse culturale tutela non soltanto il patrimonio storico-artistico-ambientale la cui valenza culturale è oggetto di formale dichiarazione, ma anche i beni protetti in virtù del loro intrinseco valore, indipendentemente dal previo riconoscimento da parte della autorità competente (Cass. III, n. 45841/2012).

Soggetti

 

Soggetto attivo

Le fattispecie di cui ai n. 1, 2 e 3 puniscono dei reati propri: la prima, infatti, può essere posta in essere solo dal soggetto legittimato da un titolo giuridicamente valido a vendere o a immettere sul mercato il bene culturale; la seconda da colui che è tenuto a presentare la denuncia degli atti di trasferimento della proprietà o della detenzione di beni culturali; la terza può essere realizzata solo dall’alienante di un bene culturale soggetto a prelazione.

Soggetto passivo

Cfr. sub art. 518-bis.

Elemento oggettivo

 

Oggetto materiale

Oggetto materiale del delitto previsto dall’art. 518-nonies è il bene culturale. Per la sua nozione cfr. sub art. 518-bis.

Condotta

L’art. 518-nonies è una disposizione a più norme in quanto contempla tre distinte fattispecie incriminatrici, che descrivono diverse condotte delle quali ciascuna integra un diverso reato. Tutte sono accumulate dalla finalità di evitare la dispersione ed il depauperamento del patrimonio culturale con atti di alienazione in contrasto con le norme di tutela poste dal d.lgs. n. 42/2004.

Quella di cui al n. 1) sanziona l’alienazione o l’immissione nel mercato di un bene culturale senza rispettare le procedure normativamente previste. Per alienazione s’intende pacificamente ogni atto traslativo della proprietà del bene culturale (vendita, permuta, donazione). Rispetto alla previgente formulazione riportata alla lett. a) dell’art. 173 del d.lgs. n. 42/2004 è stata inserita anche la condotta di immissione sul mercato dei beni culturali che, quindi, rappresenta la novità e si sostanzia in un’attività volta a realizzare la prima immissione sul mercato del bene. Per porre legittimamente in essere le predette attività il codice dei beni culturali prevede che sia presentata una richiesta di autorizzazione, disciplinata dagli artt. 55 e 56 del d.lgs. n. 42/2004 e la cui funzione è quella effettuare un duplice accertamento:  l’alienazione o l’immissione, infatti, non devono arrecare un nocumento alla tutela e alla valorizzazione dei beni e non ne devono pregiudicare il pubblico godimento. Per questo motivo nel provvedimento di autorizzazione sono indicate le destinazioni d’uso compatibili con il carattere storico e artistico degli immobili e tali da non recare danno alla loro conservazione (art. 55, comma 2, d.lgs. n. 42/2004). Essendo stato, però, eliminato il riferimento testuale all’art. 55 del d.lgs. n. 42/2004 è ragionevole supporre che il legislatore voglia far riferimento ampiamente ad ogni ipotesi di mancanza di autorizzazione che venga richiesta dalla normativa di settore e non solo a quella che consente di derogare al divieto di alienazione di beni culturali fissato dai precitati gli artt. 55 e 56. Si tratta, dunque, di un reato di pericolo astratto: l’alienazione non autorizzata pone astrattamente in pericolo, infatti, l’interesse pubblico alla tutela, valorizzazione e fruizione dei beni culturali. La ratio della norma si individua, pertanto, nella necessità di riservare al Ministero per i beni e le attività culturali il controllo sulla sorte di quei beni culturali (pubblici) che sfuggono alla regola della inalienabilità (art. 54 d.lgs. 42/2004).

La seconda fattispecie, ubicata al n. 2), ha ad oggetto l’omessa o non tempestiva (entro 30 giorni) denuncia, da parte di chi vi è tenuto, alla soprintendenza degli atti di trasferimento, a titolo oneroso o gratuito, inter vivos o mortis causa, della proprietà o della detenzione di beni culturali. La ratio dell’obbligo di denuncia si rinviene in una duplice esigenza:  da un lato di informare l’amministrazione delle vicende traslative del bene culturale al fine di consentirle di esercitare un controllo previsto a garanzia della conservazione e della tutela e, dall’altro, di esercitare eventualmente il diritto di prelazione, qualora il trasferimento sia a titolo oneroso. È stato osservato che la summenzionata prescritta denuncia costituisce uno strumento di tutela più efficace in riferimento ai beni culturali mobili, perché mira ad evitarne la dispersione e la scomparsa. Rispetto ai bene culturali immobili risulta, invece, meno idonea allo scopo, poiché quest’ultimi sono già soggetti ad un regime di pubblicità. Al riguardo in dottrina è stato rilevato che nel caso più frequente nella pratica, cioè la vendita di beni immobili vincolati, la norma dovrebbe avere un’altra ratio in quanto è impossibile, date le loro caratteristiche fisiche, la loro dispersione. Si è supposto, pertanto, che l’omessa denuncia impedirebbe allo Stato di avere conoscenza del titolare (del bene e) degli obblighi di protezione e di conservazione e che impedirebbe di esercitare – nel caso di alienazioni a titolo oneroso – la prelazione. Al riguardo però è stato obiettato che lo Stato può avere conoscenza del titolare del bene, in quanto la Soprintendenza può conoscere il nuovo proprietario e acquisire comunque le informazioni di cui alla denuncia attivando gli stessi strumenti di ricerca dei proprietari che utilizza al momento dell’avvio del procedimento di vincolo, cioè attraverso il potere ispettivo, la collaborazione dei comuni e i controlli informatici diretti con la Conservatoria.

In merito alla denuncia tardiva in dottrina si è rilevato che il delitto in questa ipotesi non cagiona alcun danno, in quanto ad essa consegue comunque l’avvio del procedimento di prelazione a vantaggio di Stato, Regioni, province e comuni. In tale ipotesi l’amministrazione, poi, apprende della commissione del reato perché lo dichiara lo stesso autore: tale dichiarazione potrebbe essere un fatto che costituisce un indice da valutare ai fini della valutazione della sussistenza del dolo.

Il delitto contemplato al numero 3) punisce l’alienante di un bene culturale soggetto a prelazione che effettua la sua consegna in pendenza del termine di sessanta giorni dalla data di ricezione della denuncia di trasferimento. In tale periodo, infatti, il negozio rimane sospensivamente condizionato e non può produrre effetti giuridici. Ciò ha indotto la dottrina a ritenere illogica l’equiparazione di questa fattispecie con le altre due contenute nello stesso articolo. È stato rilevato, inoltre, che è prevista la responsabilità solo dell’alienante sebbene la denuncia debba essere sottoscritta da entrambe le parti.

Elemento psicologico

 

Il dolo

Tutte e tre le fattispecie elencate nell’art. 518-nonies sono punite a titolo di dolo generico che consiste nella consapevolezza e volontà di porre in essere una delle condotte descritte dalla norma consapevoli del carattere culturale del bene.

Consumazione e tentativo

 

Consumazione

Nel caso di cui al n. 1) il delitto si consuma nel momento in cui l’agente perfeziona la compravendita o realizza la prima immissione sul mercato del bene culturale senza aver ottenuto la prescritta autorizzazione.

In quello di cui al n. 2) il delitto si realizza alla scadenza del termine di trenta giorni per presentare la denuncia degli atti di trasferimento della proprietà o della detenzione di beni culturali.

Nell’ipotesi di cui al n. 3) il delitto si perfeziona nel momento in cui l’alienante di un bene culturale soggetto a prelazione effettua la consegna della cosa ed il termine prescritto di sessanta giorni dalla data di ricezione della denuncia di trasferimento non è ancora scaduto.

Tentativo

Il tentativo è configurabile attraverso il compimento di atti idonei e non equivocamente diretti all’inosservanza delle norme prescritte dal codice dei beni culturali in materia di alienazione dei beni culturali richiamate dall’art. 518-nonies.

Forme di manifestazione

 

Circostanze speciali

Al reato de quo, infine, si riferiscono anche le circostanze aggravanti speciali di cui all’art. 518-sexiesdecies e quelle attenuanti speciali di cui all’art. 518-septiesdecies, a cui si rinvia.

Confisca

Cfr. sub art. 518-duodevicies cp.

Bibliografia

Cfr. sub art. 518-bis.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario