Consorzi stabili e qualificazione tramite "cumulo alla rinfusa" negli appalti di servizi e di forniture

Rosanna Macis
11 Aprile 2022

il TAR del Lazio fa il punto sul regime di operatività del c.d. “cumulo alla rinfusa” di cui all'art. 47 del Codice dei contratti pubblici, quale risultante dalle modifiche apportate dal “Decreto sblocca cantieri” nel 2019.

La fattispecie. Nell'impugnare il provvedimento di aggiudicazione dei servizi integrati di energia e manutenzione degli impianti tecnologici del patrimonio immobiliare della Città Metropolitana di Roma Capitale, l'impresa ricorrente, classificatasi seconda in graduatoria, contesta la carenza in capo al Consorzio aggiudicatario dei requisiti di qualificazione di carattere speciale richiesti dal disciplinare di gara (fatturato globale minimo e svolgimento di contratti analoghi nel triennio), sostenendo, tra le altre censure, che al Consorzio non sarebbe dato avvalersi dei requisiti maturati dalle consorziate non esecutrici in ragione del divieto del c.d. “cumulo alla rinfusa” posto dall'art. 47 del D.lgs. 50/2016.

La decisione del TAR: qualificato il contratto come di “servizi”, in ragione della prevalenza, nella fattispecie, di tale tipologia di prestazioni, il TAR circoscrive la questione postagli della corretta individuazione del meccanismo di qualificazione previsto dalla legge per i Consorzi stabili (per tali intendendosi quelli definiti dall'art. 45, comma 2, lett. c del Codice dei contratti pubblici) con specifico riferimento alle procedure indette per gli appalti di servizi.

E, invero, rileva il Tribunale, il D.L. n. 32/2019 (c.d. “Decreto sblocca cantieri”, convertito nella L. 55/2019) ha riformulato l'art. 47 del Codice incidendo non solo sul disposto del comma 2, ma introducendo il nuovo comma 2-bis, quest'ultimo specificamente disciplinante la qualificazione dei consorzi nelle procedure di “affidamento di servizi e forniture”.

Muovendosi nel solco di una interpretazione letterale di tale disposizione normativa, il TAR ritiene che con essa il Legislatore abbia inteso accordare ai consorzi stabili la possibilità di continuare ad avvalersi dei requisiti di capacità tecnico professionale ed economico finanziaria apportati dai singoli consorziati, ancorché non esecutori dell'appalto, ciò appunto, in linea di continuità con le disposizioni antecedenti la riforma del 2019. Il che il Giudice ricava dalla formulazione testuale della legge: mentre il comma 2 specifica espressamente che “I consorzi stabili di cui agli articoli 45, comma 2, lettera c), e 46, comma 1, lettera f), eseguono le prestazioni o con la propria struttura o tramite i consorziati indicati in sede di gara senza che ciò costituisca subappalto, ferma la responsabilità solidale degli stessi nei confronti della stazione appaltante. Per i lavori, ai fini della qualificazione di cui all'articolo 84, con il regolamento di cui all'articolo 216, comma 27-octies, sono stabiliti i criteri per l'imputazione delle prestazioni eseguite al consorzio o ai singoli consorziati che eseguono le prestazioni”, il successivo comma 2 bis si limita a prevedere che “La sussistenza in capo ai consorzi stabili dei requisiti richiesti nel bando di gara per l'affidamento di servizi e forniture è valutata, a seguito della verifica della effettiva esistenza dei predetti requisiti in capo ai singoli consorziati”, senza operare alcuna distinzione tra consorziati designati per l'esecuzione delle prestazioni oggetto di affidamento e consorziati non designati.

Il vecchio regime della possibilità del cumulo alla rinfusa, conclude la sentenza in esame, deve pertanto ritenersi ancora operante per le procedure di affidamento degli appalti di servizi e forniture, per le quali, attraverso il riconoscimento della possibilità di avvalersi dei requisiti apportati dai singoli consorziati anche se non designati esecutori, continua ad essere assicurata la massima operatività dell'istituto consortile e della sua ontologica vocazione pro concorrenziale.

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