Crediti da restituzione delle addizionali sull'energia nel concordato preventivo
28 Aprile 2022
In caso di concordato preventivo, come vanno trattati i crediti da rimborso degli importi indebitamente versati, in ragione dell'incompatibilità della legislazione interna con il diritto dell'Unione europea, a titolo di addizionale al fornitore di energia elettrica da parte del consumatore finale?
Nel caso di concordato preventivo dell'impresa fornitrice di energia elettrica, i debiti della stessa nei confronti dei consumatori finali sui quali sono state addebite le addizionali – dichiarate incompatibili con il diritto unionale dalla più recente giurisprudenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea e dalla Corte di cassazione – sono da considerare come chirografari. A questo approdo si giunge dall'esame della normativa e degli orientamenti del giudice di legittimità in ordine alla qualificazione del rapporto giuridico intercorso tra le parti. L'imposta addizionale sull'energia elettrica, pur essendo stata abrogata dal nostro ordinamento a far data dal 1° gennaio 2012, determina ancora l'insorgenza di effetti giuridici in capo agli operatori di mercato. Come noto, infatti, la suddetta imposta, introdotta dal D.L. 511/1988, anche sulla scorta degli orientamenti della Corte di giustizia dell'Unione europea, è stata dichiarata incompatibile con il diritto unionale dalla Corte di cassazione e, dunque, la relativa norma impositiva inapplicabile. Prima dell'abrogazione della norma impositiva, l'obbligo di corrispondere l'addizionale all'amministrazione finanziaria, alla luce di quanto disposto dal D.Lgs. 26 ottobre 1995, n. 504 (T.U.A.), così come successivamente modificato, era posto a carico del fornitore di energia elettrica (in questo senso, si veda Cass. 5 novembre 2020, n. 24799), il quale però, usualmente, esercitava il diritto di riaddebitarla sul consumatore finale. Ebbene, a seguito dell'accertata incompatibilità con il diritto unionale, è sorto in capo a tali consumatori, su cui è gravato, in definitiva, il peso dell'imposta, il diritto di chiedere gli importi indebitamente versati al fornitore. Ad eccezione del caso in cui sussistano alcuni specifici requisiti imposti dalla legge e non sia spirato il relativo termine decadenziale, il consumatore finale non può rivolgersi all'amministrazione finanziaria con azione di rimborso ma deve domandare la restituzione dell'importo versato a titolo di addizionale al proprio fornitore di energia. In questo senso, ci si è interrogati sulla qualificazione del diritto di credito da rimborso del consumatore nell'ipotesi in cui il fornitore abbia avuto accesso ad una procedura di concordato preventivo. In particolare, ci si è posti il quesito se tale credito, trovando causa in un indebito versamento di imposta, possa essere qualificato come privilegiato. La risposta deve essere negativa, dovendosi qualificare il credito del consumatore come chirografario. Il rapporto fra fornitore e consumatore, infatti, ha natura esclusivamente civilistica e non ha contaminazioni di natura pubblicistica e tributaristica (si veda sempre Cass. 5 novembre 2020, n. 24799). Pertanto, sebbene in via eccezionale si sia riconosciuto che il credito da rivalsa del fornitore abbia rango privilegiato (cfr. Cass. 4 maggio 2012, n. 6800), il credito del consumatore non può beneficiare degli speciali privilegi garantiti dalla legge eslcusivamente per i crediti di natura tributaria, derivando il medesimo dall'esercizio di un'azione di restituzione di indebito ex art. 2033 c.c. Conclusivamente, dunque, trattandosi di un rapporto di natura extra tributaria, in nessun caso potranno essere riconosciuti al consumatore finale i privilegi riconosciuti dagli artt. 16 T.U.A. e 2752 c.c. all'amministrazione finanziaria. |