Il TAR Lazio chiarisce il perimetro del principio di equivalenza funzionale

Giorgio Capra
26 Luglio 2022

Il TAR, nell'ambito di una procedura per la fornitura di apparecchi medicali, ha affermato che il principio di equivalenza funzionale può essere invocato solamente nel caso in cui l'offerta rispetti i requisiti di minima indicati in maniera tassativa dalla stazione appaltante. Laddove, invece, l'offerta non rispetti i suddetti requisiti, si potrà unicamente impugnare la clausola del bando in quanto potenzialmente escludente.

Il caso. Nell'ambito di una procedura indetta da un'azienda ospedaliera per la fornitura di apparecchi medicali al Servizio Immunoematologia e Medicina Trasfusionale, l'operatore economico secondo classificato impugnava l'aggiudicazione in favore del primo classificato lamentando che l'aggiudicataria avrebbe, invero, dovuto essere esclusa in quanto il prodotto dalla stessa offerto non sarebbe stato conforme a quanto richiesto all'interno del capitolato di gara. In particolare, tra i requisiti minimi di ingresso, previsti a pena d'esclusione, v'era l'utilizzo di ‘tecnologia di agglutinazione su colonna di gel' mentre il prodotto offerto dalla aggiudicataria, pur contendo del gel, presenterebbe un supporto di reazione costituito da microsfere di vetro.

Il principio di equivalenza funzionale. Il TAR si sofferma, con interessanti considerazioni, sul principio di equivalenza funzionale.

In particolare, premesso che la determinazione delle specifiche tecniche da parte della stazione appaltante deve avvenire nel rispetto delle regole e dei principi della corretta concorrenza tra gli operatori del mercato, sicché non è possibile restringere immotivatamente la partecipazione alla gara richiedendo caratteristiche tecniche irrazionali, illogiche o eccessivamente onerose per i concorrenti, il TAR Lazio ha affermato che il principio di equivalenza non può essere utilmente invocato laddove si faccia questione di caratteristiche suscettibili di definire la tipologia di prodotto richiesto inderogabilmente dalla stazione appaltante.

Il principio di equivalenza funzionale, infatti, può essere invocato solamente nel caso in cui l'offerta rispetti i requisiti di minima indicati in maniera tassativa dalla stazione appaltante. Laddove, invece, l'offerta non rispetti i requisiti di minima non è possibile presentare offerte che si discostino dai requisiti richiesti dalla stazione appaltante invocando il principio di equivalenza funzionale: al più si potrà impugnare la clausola del bando in quanto potenzialmente escludente.

La soluzione del TAR Lazio. Il motivo viene respinto, però, sul rilievo che le clausole contenute all'interno di bandi o disciplinari di gara devono essere interpretate secondo il criterio del favor partecipationis, di modo che, a fronte di più possibili letture, dev'essere preferita l'opzione ermeneutica che favorisca la più ampia partecipazione dei concorrenti.

Secondo il TAR Lazio, nel caso concreto la lex specialis prevedeva, quale requisito minimo, quello della ‘tecnologia di agglutinazione su colonna di gel' ma non imponeva affatto che la colonna dovesse essere composta esclusivamente da gel né, tantomeno, che il mezzo di filtrazione dovesse essere esclusivamente il gel, con conseguente infondatezza del motivo proposto dal ricorrente.

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