Sul rinnovo dell'autorizzazione paesaggistica per le opere pubbliche strategiche in deroga alle previsioni del PPT Regionale

01 Agosto 2022

Il Consiglio di Stato afferma il principio di diritto per cui l'autorizzazione paesaggistica ai sensi dell'art. 146, D. Lgs. n. 42/2004, per la realizzazione di opere pubbliche, qualificate come di interesse strategico, anche in deroga alle prescrizioni previste dal piano paesaggistico territoriale regionale, è atto ampiamente discrezionale, sindacabile dal giudice amministrativo solo ab externo per macroscopica illogicità.

La fattispecie.La società RFI – Rete Ferroviaria Italiana S.p.A. proponeva appello avverso l'ordinanza cautelare del Tar Puglia, n. 295/2022, con la quale veniva accolta l'istanza cautelare, ai fini del riesame della deliberazione della Giunta della Regione Puglia del 15 febbraio 2022, con la quale l'Amministrazione regionale aveva concesso il rinnovo dell'autorizzazione paesaggistica ex artt. 146 D.Lgs. n. 42/2004 e 90 delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA) del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR), per la realizzazione dell'opera pubblica in variante denominata “Infrastruttura strategica ai sensi della legge 443/2001. Nodo diBari: Bari Sud (tratta Bari Centrale - Bari Torre a Mare)”. Ciò in deroga a quanto stabilito dall'art. art. 95 NTA del PPTR.

Preliminarmente, va evidenziato che la qualifica di “infrastruttura strategica” attribuita all'opera di cui si tratta, rendeva applicabile il procedimento speciale di approvazione dell'opera previsto dal Codice previgente ex D.Lgs. n. 163/2006 e, quindi, le relative norme inerenti sia alla valutazione di compatibilità ambientale, sia all'apposizione del vincolo preordinato all'esproprio.

L'art. 90 delle NTA del PPTR pugliese – attualmente vigente – a sua volta, prescrive che il rilascio dell'autorizzazione paesaggistica sia preceduto dalla verifica, da parte dell'Amministrazione, della compatibilità degli interventi con le norme del PPTR.

Al contempo, l'art. 95 NTA del PPTR pugliese – anch'esso attualmente vigente – stabilisce che le opere pubbliche o di pubblica utilità possono essere realizzate in deroga alle prescrizioni previste dal medesimo piano, purché in sede di autorizzazione paesaggistica, ovvero in sede di accertamento di compatibilità paesaggistica, l'Amministrazione abbia verificato, tra le altre cose, che per dette opere non sussistano alternative localizzative e/o progettuali.

Il Tar Bari, rilevando che l'Amministrazione non aveva motivato dettagliatamente in ordine a specifiche “alternative localizzative e/o progettuali”, come imposto dal citato art. 95 delle NTA del PPTR pugliese, accoglieva l'istanza cautelare ai fini del riesame, e sospendeva l'efficacia degli atti impugnati, prescrivendo all'Amministrazione soccombente di procedere alla nuova valutazione con il coinvolgimento delle parti ricorrenti.

Le doglianze. In particolare, l'appellante censura l'ordinanza del Tar Bari nella parte in cui ritiene che il provvedimento della Giunta regionale, nel rilasciare il rinnovo dell'Autorizzazione Paesaggistica ex artt. 146 D.Lgs. n. 42/2004 e 90 NTA del PPTR, in accordo con il parere espresso dalla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bari, non sia adeguatamente motivato e risulti illogico, così violando la norma di cui all'art. 95 NTA.

Più precisamente, il Giudice di primo grado avrebbe erroneamente ritenuto che il parere tecnico allegato alla delibera regionale n. 130/2022, e quindi il conseguente provvedimento autorizzatorio, non sarebbero stati dettagliatamente motivati in ordine a specifiche “alternative localizzative e/o progettuali”, come espressamente imposto dal citato art. 95 delle NTA del PPTR pugliese, alternative che pure sembrerebbero essere emerse durante il corso del procedimento.

La pronuncia del Consiglio di Stato. Il Collegio, nell'accogliere l'appello cautelare, quanto al motivo specifico inerente alla prospettata violazione dell'art. 95 delle NTA del PPTR pugliese, ribadisce il principio per il quale l'esistenza di eventuali alternative progettuali o di localizzazione – come prescritto dalla citata norma del PPTR – va valutata con specifico riferimento al caso concreto.

Nella fattispecie, trattandosi di opera già esistente, e dovendo provvedere al completamento di lavori già avanzati, non è necessario, anzitutto, che l'Amministrazione procedente rinnovi per intero il procedimento con una nuova Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e una nuova Valutazione Ambientale Strategica (VAS) giacché, l'opera qualificata “infrastruttura strategica” è, peraltro, sottoposta al regime di cui all'art. 165, comma 7, D. Lgs. n. 163/2006, a norma del quale l'approvazione con delibera da parte del CIPE vale quale accertamento di compatibilità ambientale e apposizione del vincolo preordinato all'esproprio sulle aree interessate.

Non solo. Secondo il Collegio, per le medesime ragioni, neppure sussiste il denunciato vizio di motivazione e illogicità del provvedimento autorizzatorio, quanto alla corretta identificazione e valutazione delle “alternative localizzative e/o progettuali”. È evidente, infatti, che dovendo “valutare” porzioni di opere esistenti in relazioni a lavori in stato di progressivo avanzamento, le alternative possibili non sono libere, ma, di contro, limitate dall'esistente.

Sulla scorta di tali premesse, dunque, il Consiglio di Stato richiama quanto già affermato da altra sentenza della medesima Sezione – relativa, oltretutto, all'approvazione della stessa opera pubblica – per cui “l'individuazione del tracciato di un'opera pubblica, tanto più se strategica, rientra in una discrezionalità assai ampia dell'Amministrazione, sindacabile in sede giurisdizionale solo ab externo per macroscopica illogicità” (cfr. Consiglio di Stato, Sez IV, 13 maggio 2021, n. 3781).

Sicché, il Collegio rileva che tale illogicità non risulta verificatasi nel caso di specie, soprattutto alla luce del fatto che le presunte alternative progettuali, asseritamente non valutate dall'Amministrazione regionale, sono prospettate dall'ordinanza del Tar Bari in senso meramente possibilistico e dubitativo, riferendosi, per di più, a varianti non più attuali.

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