Codice di Procedura Civile art. 473 bis 38 - Attuazione dei provvedimenti sull'affidamento 1Attuazione dei provvedimenti sull'affidamento1 [I]. Per l'attuazione dei provvedimenti sull'affidamento del minore e per la soluzione delle controversie in ordine all'esercizio della responsabilità genitoriale, se pende un procedimento avente ad oggetto la titolarità o l'esercizio della stessa è competente il giudice del procedimento in corso, che provvede in composizione monocratica2. [II]. Se non pende un procedimento è competente, in composizione monocratica, il giudice che ha emesso il provvedimento da attuare o, in caso di trasferimento del minore, quello individuato ai sensi dell'articolo 473-bis.11, primo comma. Quando è instaurato successivamente tra le stesse parti un giudizio che ha ad oggetto la titolarità o l'esercizio della responsabilità genitoriale, il giudice dell'attuazione, anche d'ufficio, senza indugio e comunque entro quindici giorni adotta i provvedimenti urgenti che ritiene necessari nell'interesse del minore e trasmette gli atti al giudice di merito. I provvedimenti adottati conservano la loro efficacia fino a quando sono confermati, modificati o revocati con provvedimento emesso dal giudice del merito. [III]. A seguito del ricorso il giudice, sentiti i genitori, coloro che esercitano la responsabilità genitoriale, il curatore e il curatore speciale, se nominati, e il pubblico ministero, tenta la conciliazione delle parti e in difetto pronuncia ordinanza con cui determina le modalità dell'attuazione e adotta i provvedimenti opportuni, avendo riguardo all'interesse superiore del minore. [IV]. Se nel corso dell'attuazione sorgono difficoltà che non ammettono dilazione, ciascuna parte e gli ausiliari incaricati possono chiedere al giudice, anche verbalmente, che adotti i necessari provvedimenti temporanei. [V]. Il giudice può autorizzare l'uso della forza pubblica, con provvedimento motivato, soltanto se assolutamente indispensabile e avendo riguardo alla preminente tutela della salute psicofisica del minore. L'intervento è posto in essere sotto la vigilanza del giudice e con l'ausilio di personale specializzato, anche sociale e sanitario, il quale adotta ogni cautela richiesta dalle circostanze. [VI]. Nel caso in cui sussista pericolo attuale e concreto, desunto da circostanze specifiche e oggettive, di sottrazione del minore o di altre condotte che potrebbero pregiudicare l'attuazione del provvedimento, il giudice determina le modalità di attuazione con decreto motivato, senza la preventiva convocazione delle parti. Con lo stesso decreto dispone la comparizione delle parti davanti a sé nei quindici giorni successivi, e all'udienza provvede con ordinanza. [VII]. Avverso l'ordinanza pronunciata dal giudice ai sensi del presente articolo è possibile proporre opposizione nelle forme dell'articolo 473-bis.12 entro il termine perentorio di dieci giorni dalla pronuncia del provvedimento in udienza o dalla comunicazione o dalla notificazione se anteriore3. [1] Articolo inserito dall'art. 3, comma 33, del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n.197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". [2] Comma modificato dall'art. 3, comma 6, lett. g), numero 1) del d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164 che ha inserito le parole: «, se pende un procedimento avente ad oggetto la titolarita' o l'esercizio della stessa» dopo le parole «responsabilita' genitoriale». Ai sensi dell'art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. [3] Comma modificato dall'art. 3, comma 6, lett. g), numero 2) del d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164 che ha inserito le parole: «entro il termine perentorio di dieci giorni dalla pronuncia del provvedimento in udienza o dalla comunicazione o dalla notificazione se anteriore» dopo le parole «nelle forme dell'articolo 473-bis.12». Ai sensi dell'art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. InquadramentoRilevante novità della riforma espressa dalla norma in esame, in conformità al criterio di delega di cui all'art. 1, comma 23, lett. ff), ultimo inciso, della legge n. 206 del 2021, è la scelta di demandare direttamente al giudice del contenzioso familiare il controllo sull'attuazione dei provvedimenti inerenti le modalità di affidamento del minore e le controversie sull'esercizio della responsabilità genitoriale. Come noto, rispetto all'attuazione dei doveri nei confronti della prole, il problema nella prassi si è posto soprattutto in relazione all'esecuzione del diritto/dovere di visita del genitore non collocatario, tanto per il mancato rispetto dello stesso da parte di quest'ultimo, quanto per l'impedimento all'esercizio del diritto in questione derivante da condotte ostruzionistiche dell'altro genitore e, talvolta, per la resistenza del minore (per tutti, Vaccarella, 1301 ss.). Sotto un primo profilo, infatti, è emersa la problematicità sia della soluzione volta ad utilizzare l'esecuzione diretta per consegna di cose mobili di cui agli artt. 605 e ss. c.p.c., per ragioni di carattere più o meno sentimentale, correlate all'equiparazione, anche ai soli fini pratici, del minore ad una res (così Satta, 449), sia di quella, avallata, in pronunce pur ormai risalenti, della S.C. dell'esecuzione diretta disciplinata dagli artt. 612 e ss. c.p.c. (Cass. n. 6912/1982, in Giust. Civ., 1983, I, 792, con nota di A. Finocchiaro). D'altra parte, vi è anche l'esigenza che i provvedimenti vengano attuati con la necessaria speditezza (cfr. Costabile, 446). Il modello della c.d. esecuzione in via breveLa disciplina introdotta dalla norma in commento prevede che, qualora insorgano difficoltà sull'attuazione dei provvedimenti di affidamento dei minori o sull'esercizio della responsabilità, la parte interessata potrà proporre ricorso al giudice monocratico del procedimento in corso (e, in mancanza di un procedimento pendente, a quello che ha emesso il provvedimento) che – nel contraddittorio con tutti i soggetti, anche terzi (ad esempio curatore speciale, se nominato) coinvolti (ovvero inaudita altera parte, con decreto assoggettato a conferma una volta instaurato nel contradditorio, se vi è imminente e concreto pericolo di sottrazione illecita del minore) – dopo aver tentato la conciliazione delle parti determina le modalità dell'attuazione e adotta i provvedimenti opportuni, avendo riguardo all'interesse superiore del minore. Il giudice decide con ordinanza opponibile nelle forme dell'art. 473-bis.12. In realtà, poiché tale norma stabilisce solo quelli che sono i requisiti di contenuto forma dell'atto introduttivo del giudizio di primo grado, senza indicare chi è il giudice dinanzi al quale il provvedimento può essere opposto, la soluzione più opportuna sembra essere quella di ripristinare, proposta l'opposizione, la competenza del Tribunale in composizione collegiale (Costanzo, 260). Il legislatore ha in sostanza optato per un modello analogo a quello previsto per l'attuazione delle misure cautelari dall'art. 669-duodecies c.p.c. che rimette la determinazione delle forme processuali alla discrezionalità dell'autorità giudiziaria. Si tratta di una scelta, come evidenziato nella stessa Relazione illustrativa, dovuta per un verso all'acclarata inidoneità delle disposizioni del libro terzo del codice sull'esecuzione forzata rispetto a provvedimenti che riguardano le modalità di affidamento dei minori e, per un altro, all'esigenza che nel nostro ordinamento le relative misure non rimangano per troppo tempo inattuate, come ha evidenziato in numerose occasioni la Corte europea dei diritti dell'uomo, così ravvisando una violazione dell'art. 8 CEDU che tutela il diritto alla vita privata e familiare e nel quale può essere sussunto il fondamentale diritto della prole ad intrattenere rapporti continuativi con entrambi i genitori. Più volte nella giurisprudenza europea è stato rimarcato il dovere del legislatore italiano di prevedere le misure idonee per evitare che i provvedimenti sull'esercizio del diritto di visita non rimangano inattuati (cfr. Corte europea dei diritti dell'uomo, 4 maggio 2017, n. 66396). Il correttivo varato dal d.lgs. n. 164 del 2024 precisa, intervenendo sul primo comma, che per l'attuazione dei provvedimenti sull'affidamento del minore e per la soluzione delle controversie in ordine all'esercizio della responsabilità genitoriale è competente il giudice monocratico del procedimento in corso se pende un procedimento avente ad oggetto la titolarità o l'esercizio della responsabilità genitoriale. L'obiettivo, sottolineato dalla Relazione illustrativa, è chiarire che per «procedimento in corso» si intende non solo il procedimento nell'ambito del quale sono stati emessi i provvedimenti che necessitano di attuazione ma, più in generale, un qualunque procedimento che abbia ad oggetto la titolarità o l'esercizio della responsabilità genitoriale, allo scopo di realizzare, nel superiore interesse del minore, una concentrazione della tutela dinanzi allo stesso giudice. Nella medesima Relazione si è invero evidenziato a riguardo che è ad esempio opportuno consentire che l'attuazione dei provvedimenti dati all'esito del giudizio di separazione sia chiesta al tribunale per i minorenni davanti al quale sia stato successivamente introdotto un procedimento di decadenza dalla responsabilità genitoriale, e viceversa, anche perché ciò consente di evitare il proliferare dei procedimenti e l'emissione, da parte di giudici diversi, di provvedimenti potenzialmente in contraddizione tra loro. Il ricorso al giudice per difficoltà che non ammettono dilazionePeraltro, proprio le peculiari situazioni di urgenza che possono determinarsi quando sono in gioco i diritti dei minori giustifica la previsione – questa volta modellata sull'art. 610 c.p.c. in tema di esecuzione forzata per consegna e rilascio – per la quale se nel corso dell'attuazione sorgono difficoltà che non ammettono dilazione, ciascuna parte e gli ausiliari incaricati possono chiedere al giudice, anche verbalmente, che adotti i necessari provvedimenti temporanei. La decisione resa dal giudice è opponibile con ricorso ex art. 473-bis.12 c.p.c. (con la quale sarà itrodotto un giudizio a cognizione piena). Il d.lgs. n. 164 del 2024 è intervenuto sull'ultimo comma della norma in esame puntualizzando che tale opposizione deve essere proposta entro il termine perentorio di dieci giorni dalla pronuncia del provvedimento in udienza o dalla comunicazione o dalla notificazione se anteriore. E' così stata colmata, grazie al recepimento delle osservazioni formulate dalle Commissioni parlamentari nel corso dei lavori preparatori, una significativa lacuna, non essendo nella formulazione originaria della norma previsto alcun termine per la proposizione dell'opposizione che, dunque, restava in astratto esperibile sine die. L’ extrema ratio dell’intervento della forza pubblica e il controllo del giudiceLa delicatezza degli interessi coinvolti e l'esigenza primaria di tutelare il minore da probabili traumi costituiscono, poi, la ratio della norma che consente, nell'attuazione dei provvedimenti sull'affidamento che li riguardano, al giudice di autorizzare l'uso della forza pubblica, con provvedimento motivato, soltanto se assolutamente indispensabile e avendo riguardo alla preminente tutela della salute psicofisica del minore. In sostanza, l'opzione per la forza pubblica deve costituire nella materia in esame un'extrema ratio cui il giudice deve fare ricorso solo quando sia altrimenti impossibile eseguire il provvedimento, con un onere di motivazione specifica su tale profilo e sull'operato bilanciamento degli interessi coinvolti, nonché sulle cautele occorrenti per l'effettuazione dell'intervento. In ogni caso, l'intervento della forza pubblica dovrà essere realizzato, anche in presenza degli indicati presupposti, sotto la diretta vigilanza del giudice, con l'ausilio di personale specializzato, affinché siano adottate tutte le cautele del caso. BibliografiaCarratta, Un nuovo processo di cognizione per la giustizia familiare e minorile, in Fam. e dir., 2022, n. 4, 349; Costabile, Gli strumenti del giudice della famiglia, in Commentario sistematico al nuovo processo civile a cura di Masoni, Milano 2023, spec. 442 ss.; Costanzo, Soluzione dei contrasti tra i genitori e attuazione delle modalità di affidamento: una prima lettura, in La riforma del diritto di famiglia: il nuovo processo a cura di Giordano - Simeone, Milano 2023, 205 ss.; Danovi, Il nuovo rito delle relazioni familiari, in Fam. e dir., 2022, n. 8-9, 837; Donzelli, La riforma del processo per le persone per i minorenni e per le famiglie, in Giustiziacivile.com, 10 giugno 2022; Farina – Giordano – Metafora, La riforma del processo civile, Milano 2022; Marino, Nuove regole per l’esecuzione dei provvedimenti relativi ai minori, in Fam. e dir., 2022, n. 4, 200; Satta, Commentario al Codice di procedura civile, III, Milano 1959-1971, 449; Silvestri, L’architettura della riforma della giustizia familiare, in judicium.it; Tommaseo, La riforma del processo civile a un passo dal traguardo, in Fam. e dir., 2022, n. 10, 955; Vaccarella, Problemi vecchi e nuovi nell’esecuzione forzata dell’obbligo di consegna di minori, in Giur. it., 1982, I, 2, 1301 ss.; Vullo, Nuove norme per i giudizi di separazione e divorzio, in Fam. e dir., 2022, n. 4, 357. |