La efficacia probatoria del modulo CAI quando i testimoni escussi sono inattendibili

04 Agosto 2025

La sentenza in esame merita una particolare segnalazione perché il Giudice ha applicato in maniera ineccepibile alcune fondamentali regole processuali. Innanzitutto, quella stabilita dall'art. 116 c.p.c., a mente del quale il materiale probatorio è sempre valutato dal giudice secondo il suo prudente apprezzamento.

Massima

Non merita accoglimento la domanda risarcitoria proposta dal danneggiato che lamenti di avere subito danni in occasione di un sinistro stradale se il giudice, valutate tutte le emergenze istruttorie secondo il suo prudente apprezzamento, ha ritenuto inattendibili i testimoni escussi, non potendo neppure desumersi elementi di prova a sostegno della detta domanda dal modulo CAI sottoscritto dal proprietario e conducente del veicolo investitore che in tal modo abbia ammesso la propria responsabilità: infatti la efficacia confessoria di detto documento, che sia stato prodotto in un giudizio in cui esiste litisconsorzio necessario tra i convenuti, non ha valore di piena prova ma è rimessa all’apprezzamento discrezionale del giudice, il quale può negargli qualsivoglia rilevanza probatoria se tutti gli altri elementi emersi all’esito dell’istruttoria hanno offerto argomenti di segno contrario circa la veridicità del fatto storico.

Il caso 

Tizio, in sella alla propria bicicletta, rimaneva coinvolto in un sinistro stradale causato da una autovettura di proprietà e condotta da Caio, ma assicurata da Alfa con polizza contratta da Sempronio. Riferiva Tizio, adendo il Tribunale di Milano, che l’evento era da ascrivere a responsabilità esclusiva di Caio, che lo aveva tamponato mentre era fermo al semaforo ed aveva riconosciuto la colpa sottoscrivendo il modello C.A.I. Rimanevano contumaci sia Caio che Sempronio, ma si costituiva Alfa, la quale instava per il rigetto della domanda. Ammessa la prova testi ed escussi i testimoni, il Tribunale meneghino ha rigettato la domanda, ritenendola non sufficientemente dimostrata.

La questione

Se il Giudice, secondo il suo prudente apprezzamento, ha ritenuto inattendibili i testimoni escussi, quale efficacia probatoria si deve attribuire al modello CAI che sia stato prodotto in giudizio dal danneggiato?

La soluzione giuridica

Il Giudice adito, dopo avere esaminato e ritenute infondate alcune preliminari eccezioni processuali sollevate da Alfa,  ha negato il risarcimento reclamato da Tizio dopo avere passato in rassegna ed attentamente valutato tutte le risultanze istruttorie, e segnatamente gli esiti della prova testimoniale, la perizia di Alfa concernente i danni subiti dal velocipede, il referto del pronto soccorso ed infine il contegno extraprocessuale di Caio, che non aveva messo a disposizione di Alfa il proprio autoveicolo per una perizia di riscontro.

Più nel dettaglio, il Tribunale ha innanzitutto giudicato inattendibili le dichiarazioni rese dai due testimoni escussi evidenziandone le chiare incongruenze. Non poteva infatti credersi al primo testimone escusso, che aveva affermato di avere udito un urlo, di essersi voltato ed avere così assistito all'intera dinamica del sinistro: secondo il prudente apprezzamento del Decidente, infatti, “appare assai inverosimile che qualcuno possa aver urlato prima ancora che si fosse verificato l'incidente e che il teste avesse avuto il tempo, dopo aver sentito l'urto, di voltarsi e vedere non solo l'incidente ma addirittura la fase immediatamente antecedente, ovverosia l'auto che si avvicinava al velocipede e subito dopo lo urtava”.

Ma non poteva neanche credersi alla presenza sui luoghi del secondo testimone perché costui, la cui attenzione era stata sempre richiamata da un urlo così consentendogli di notare non già le fasi precedenti del sinistro ma l'attore già a terra ed un auto immediatamente dietro, aveva riferito che la ruota posteriore della bicicletta era stata danneggiata dal paraurti anteriore dell'auto, che l'aveva deformata: circostanza, però, che non aveva trovato conferma negli atti di causa poiché la perizia effettuata dal tecnico nominato da Alfa nella fase stragiudiziale e le foto scattate a corredo non mostravano alcuna deformazione.

Né era persuasiva la tesi attorea, secondo cui “non poteva escludersi l'ipotesi che la ruota posteriore del velocipede fosse stata già sostituita tra la data dell'incidente e quella in cui erano state scattate le foto allegate alla perizia: ha infatti osservato il Giudice che tra la lettera inviata dal difensore ad Alfa per comunicare che la bicicletta era disponibile per essere visionata e la ispezione del velocipede da parte del perito di Alfa erano trascorsi appena quattro giorni.

Ciò era sufficiente per ritenere che le foto raffigurassero la bicicletta nello stato in cu si trovava dopo il sinistro, tanto più che si evinceva, sempre dalla lettera inviata ad Alfa dal difensore di Tizio, che quest'ultimo a quella data si era già trasferito all'estero.

Esclusa la utilizzabilità degli esiti della prova orale per la patente inattendibilità delle testimonianze, tanto da giustificare la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica per il reato di falsa testimonianza, il Giudice si è soffermato sulle ulteriori emergenze processuali, le quali hanno rafforzato i già fondati dubbi circa la veridicità dell'evento.

Era infatti assai sospetto che il danneggiato, nonostante la gravità delle fratture ossee diagnosticate al suo ingresso in ospedale, avesse fatto ricorso alle cure dei sanitari del pronto soccorso dopo ben quattro giorni dal sinistro.

Inoltre, non deponeva a favore della genuinità del sinistro il contegno dell'assicurato che, nonostante i numerosi tentativi effettuati dal tecnico di Alfa, non aveva consentito l'esame visivo del proprio autoveicolo.

Per tutte queste ragioni, il Tribunale ha rigettato la domanda proposta da Tizio nei confronti di Alfa e di Sempronio e l'ha anche rigettata nei confronti di Caio, nonostante costui avesse sottoscritto il modello C.A.I. ammettendo la propria responsabilità.

Sebbene questa dichiarazione avesse il medesimo valore probatorio della confessione giudiziale, ha rilevato il Giudice che, in caso di litisconsorzio necessario, la medesima dichiarazione è sempre liberamente apprezzabile: e nel caso concreto, nessun valore probatorio poteva attribuirsi al modello C.A.I. proprio per le plurime incongruenze emerse all'esito dell'istruttoria.

Per tutti questi motivi, il Tribunale ha rigettato la domanda ed ha condannato l'attore non solo alle spese processuali ma anche ai sensi dell'art. 96 comma 3 c.p.c. perché costui “ha agito nel presente giudizio quanto meno con colpa grave”.

Osservazioni

L'art. 116 c.p.c. è stato costantemente interpretato nel senso che è affidato al giudice del merito il “compito di valutare le prove raccolte, operando una scelta tra i diversi elementi probatori a sua disposizione. Tale scelta implica un giudizio sull'attendibilità dei testimoni e sulla forza persuasiva dei documenti esibiti”; pertanto il giudice “nell'esercizio della sua funzione, non è vincolato ad una discussione puntuale di ogni singolo elemento di prova né ad una confutazione dettagliata di tutte le deduzioni difensive proposte dalle parti”, purché “la decisione sia sorretta da una motivazione che esponga le ragioni del convincimento” (Cass. Civ., Sez. II, 3 febbraio 2025 n. 2602, la quale prosegue precisando che “la discrezionalità del giudice di merito è circoscritta dal dovere di motivazione, che deve essere chiara e coerente, in modo da consentire alle parti di comprendere le ragioni della decisione e di verificare l'assenza di vizi logici o giuridici. Il giudice, pur godendo di ampia autonomia nell'apprezzamento delle prove, deve esercitare tale potere nel rispetto dei canoni di logica e ragionevolezza, evitando di cadere in contraddizioni o di omettere la valutazione di elementi che potrebbero risultare decisivi per la soluzione della controversia”).

Ebbene, il Tribunale di Milano ha deciso la causa applicando in maniera esemplare i consolidati principi enunciati dalla Suprema Corte e appena richiamati.

Anche l'esame sulla attendibilità dei testimoni escussi, esclusa dal Tribunale, è stata compiuta nel rispetto della giurisprudenza della Cassazione, la quale ha ripetutamente affermato che questo giudizio “afferisce alla veridicità della deposizione che il giudice deve discrezionalmente valutare alla stregua di elementi di natura oggettiva (la precisione e la completezza della dichiarazione, le possibili contraddizioni, ecc.) e di carattere soggettivo (la credibilità della dichiarazione in relazione alle qualità personali delle parti, ai rapporti con le parti ed anche all'eventuale interesse ad un determinato esito della lite), con la precisazione che anche uno solo degli elementi di carattere soggettivo, se ritenuto di particolare rilevanza, può essere sufficiente a motivare una valutazione di inattendibilità” (Cass. Civ, Sez. I, 22 giugno 2022 n. 20152).

Nella specie, il Giudice ha compiutamente argomentato le ragioni che non consentivano di tenere conto delle deposizioni testimoniali, le quali o erano inficiate da una intrinseca contraddittorietà ovvero erano smentite da evidenze ben più oggettive, ossia lo stato della bicicletta raffigurato nelle fotografie allegate alla perizia sul velocipede effettuata dal tecnico incaricato dalla impresa di assicurazione del veicolo investitore.

Perizia, quella di parte che, pur non avendo valore di prova, ha comunque un valore indiziario che può bene essere valutato dal giudice assieme al complessivo compendio istruttorio (Cass. Civ., Sez. I, 4 marzo 2025 n. 5667).

 Meritevole di annotazione è anche il passaggio della motivazione che ha desunto dal comportamento dell'assicurato argomenti a sostegno della infondatezza della domanda in punto di prova, stigmatizzando il fatto che questo, ripetutamente contattato dall'incaricato della impresa di assicurazione, non avesse messo a disposizione il veicolo investitore per una perizia di raffronto dei danni.

Nel caso specifico il Tribunale ha ritenuto che tale incontestata circostanza, unitamente a tutti gli altri elementi acquisiti agli atti del processo, non deponesse a favore della genuinità dell'evento.

Vi è da dire, a questo riguardo, che molto spesso le imprese di assicurazioni incontrano difficoltà quando debbono istruire la richiesta di risarcimento del danneggiato perché non sempre possono confidare sul contegno collaborativo dei propri assicurati, i quali non sempre mettono a disposizione il proprio veicolo per consentire ai tecnici del proprio assicuratore di effettuare quelle ispezioni visive indispensabili per comprendere se realmente il mezzo è rimasto coinvolto nell'incidente.

Ebbene, la sentenza in esame insegna che questa circostanza – se valutata assieme ad altre emergenze istruttore – può essere valutata dal Giudice e può essere adoperata come ulteriore argomento per rigettare la domanda.

Infine, il Tribunale, aderendo alla consolidata giurisprudenza della Cassazione (Cass. Civ., SS.UU., 5 maggio 2006 n. 10311; Cass. Civ., Sez. III, 14 ottobre 2019 n. 25770), si sofferma anche sulla efficacia probatoria del modello C.A.I. (Constatazione amichevole di incidente) sottoscritto dal proprietario e conducente del veicolo investitore, il quale – pur rappresentando una dichiarazione confessoria stragiudiziale – non vale come piena prova neppure nei confronti del confitente quando è prodotta in un giudizio in cui le parti convenute sono litisconsorti necessari, ma è liberamente apprezzata dal giudice.

Ed il Tribunale meneghino, valutando il modello CAI versato in atti secondo il proprio prudente apprezzamento e tenendo conto degli esiti – alquanto lacunosi e contraddittori – dell'istruttoria, ha correttamente escluso che il suddetto documento potesse essere utilmente valorizzato al fine di ritenere provato il fatto storico ivi descritto.

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