Codice Penale art. 379 - Favoreggiamento reale.

Pierluigi Di Stefano

Favoreggiamento reale.

[I]. Chiunque, fuori dei casi di concorso nel reato [110] e dei casi previsti dagli articoli 648, 648-bis e 648-ter, aiuta taluno ad assicurare il prodotto o il profitto o il prezzo di un reato, è punito con la reclusione fino a cinque anni se si tratta di delitto, e con la multa da 51 euro a 1.032 euro se si tratta di contravvenzione (1) (2).

[II]. Si applicano le disposizioni del primo e dell'ultimo capoverso dell'articolo precedente (3).

(1) Comma così modificato dall'art. 25 l. 19 marzo 1990, n. 55.

(2) Per l'aumento delle pene, qualora il fatto sia commesso da persona sottoposta a misura di prevenzione, v. art. 71, d.lg. 6 settembre 2011, n. 159, che ha sostituito l'art. 7 1 l. 31 maggio 1965, n. 575.

(3) Comma così sostituito dall'art. 3 l. 13 settembre 1982, n. 646.

competenza: Trib. monocratico

arresto: facoltativo (prima parte del primo comma); non consentito (seconda parte del primo comma)

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: consentita (prima parte del primo comma); non consentita (seconda parte del primo comma)

altre misure cautelari personali: consentite (prima parte del primo comma); non consentite (seconda parte del primo comma)

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

Il reato di favoreggiamento reale ha evidenti caratteri in comune con il reato di favoreggiamento personale, poiché entrambi sanzionano l'ausilio prestato al soggetto imputato di un diverso reato rispetto al quale in un caso (art. 378) viene fornito un aiuto ad eludere le indagini e nell'altro (art. 379) un aiuto a conseguire e consolidare i risultati utili (profitto, prodotto o prezzo) di tale diverso reato.

Per i numerosi caratteri comuni tra i due reati, nella più ampia giurisprudenza in tema di favoreggiamento personale possono trovarsi risposte utili anche per la disciplina del favoreggiamento reale. Inoltre, l'art. 379 richiama espressamente il primo e l'ultimo capoverso dell'art. 378.

I fondamentali presupposti del favoreggiamento reale sono che: a) deve essere stato già commesso un reato (effettivo, come si è detto nel commento all'art. 378 e non rilevando la eventuale mancanza di condizioni di procedibilità (Cass. S.U., n. 8/2001) o la sussistenza di cause di non punibilità (Cass. II, n. 45313/2015); b) a questo reato il soggetto cui si imputa il favoreggiamento non abbia concorso; c) l'azione deve avere la espressa finalità di favorire il soggetto che deve conseguire l'utilità — in ciò ponendosi la differenza con i reati di ricettazione, riciclaggio o reimpiego (artt. 648,648-bis e 648).

Parte della dottrina ritiene che il favoreggiamento reale non sia un delitto contro l'amministrazione della giustizia in quanto non va a ledere necessariamente un interesse processuale. Il concetto di “assicurare” vuol dire rendere definitivo, o comunque sicuro, il vantaggio che il reo abbia tratto dal reato e, quindi, non vi sarebbe alcuna utilità riferibile al processo; inoltre, in parte dei casi sarebbe prospettabile anche l'interesse (diretto) del soggetto leso dal reato presupposto.

Cass. II, n. 16819/2018 rileva che si tratta di un reato sussidiariorispetto al riciclaggio di denaro ex art. 648 bis.

Favoreggiamento e concorso nel reato

L'attività di favoreggiamento può ben confondersi con quella di concorso laddove la condotta materiale vada ad incidere sulla esecuzione del reato; ciò avviene in particolare in riferimento ai reati permanenti.

Il concorso nel reato si realizza in qualsiasi caso di attività di cooperazione o di collaborazione che comporti appoggio o, comunque, agevoli la commissione del reato. Il favoreggiamento (reale o personale), invece, presuppone che il reato sia perfezionato e, quanto al delitto in esame, riguarda solo la fase successiva dell'attività diretta ad assicurare il profitto del reato (Cass. VI, n. 9912/1988) — si vedano, però, i più ampi argomenti al riguardo svolti sia nel commento all'art. 378 che più avanti in tema di reati permanenti.

I soggetti

Il reato è di tipo comune, potendo essere commesso da “chiunque”.

Se il reato è commesso “da persona sottoposta con provvedimento definitivo ad una misura di prevenzione personale durante il periodo previsto di applicazione e sino a tre anni dal momento in cui ne è cessata l'esecuzione”, la pena è aumentata da un terzo alla metà (circostanza aggravante di cui all'art. 71 d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159 Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione).

Materialità

Il reato richiede solo una condotta idonea ad aiutare il colpevole ad assicurarsi il profitto del reato, quindi è perfezionato indipendentemente dal fatto che il favoreggiamento consegua il risultato (Cass. I, n. 40280/2013).

Elemento psicologico; concorso nel reato

I temi dell'elemento psicologico, del concorso nel reato presupposto e della realizzazione delle diverse ipotesi criminose degli artt. 648,648-bis e 648-ter, rispetto a cui il favoreggiamento reale è sussidiario, si intrecciano per il carattere dirimente che ha l'atteggiamento psicologico di colui che tiene una condotta sostanzialmente simile in tutti i casi. Per la configurabilità del reato in oggetto è necessario che l'aiuto venga prestato nell'interesse esclusivo dell'autore del reato presupposto; se esso venga prestato o anche solo offerto per una finalità di profitto propria dell'agente, pur se comune a quella dell'autore del reato presupposto o di terzi, e prima o durante la commissione del reato presupposto, ricorre l'ipotesi di concorso in tale ultimo reato (Cass. VI, n. 36191/2014). Il reato è escluso anche da un interesse proprio che non rappresenti un profitto in senso stretto, come affermato nella non infrequente ipotesi dell'imprenditore che, pur accettando di svolgere un ruolo di cerniera tra la criminalità organizzata locale e le imprese disposte a venire a patti con la medesima, abbia tuttavia agito essenzialmente al fine di assicurare la tranquillità delle imprese facenti capo a lui (Cass. fer., n. 38236/2004).

Va considerata anche la distinzione con il delitto previsto dall'art. 512-bis, che pure presenta caratteri comuni; tale reato ha la caratteristica di essere finalizzato ad agevolare la commissione di reati di ricettazione e di riciclaggio mentre il favoreggiamento reale presuppone reati già commessi rispetto ai quali l'agente si adoperi per assicurarne il prodotto, il profitto o il prezzo all'autore (Cass. II, n. 39303/2009).

Reati permanenti; stupefacenti

La difficoltà di configurare in tali casi il favoreggiamento sia personale che reale è evidente dalla lettura della giurisprudenza che, in alcuni casi, ha negato in radice la possibilità del favoreggiamento nei reati permanenti in corso di esecuzione; con riferimento al particolare caso della detenzione di stupefacenti, si è sostenuto che qualsiasi agevolazione del colpevole, prima che la sua condotta sia cessata, si risolve inevitabilmente in un concorso, quanto meno a carattere morale (Cass. S.U.,n. 36258/2012; Cass. III, n. 364/2019). Quanto al reato di associazione per delinquere, la giurisprudenza ha generalmente affermato che il favoreggiamento è configurabile solo se il reato risulti cessato (Cass. II., n. 17347/2021).

Al di fuori dell' ipotesi particolare della detenzione di stupefacenti, è stato anche sostenuta una diversa tesi, ovvero che il favoreggiamento reale possa configurarsi per reati permanenti, quali l'associazione mafiosa, produttivi di beni e proventi illeciti. Rispetto a tali delitti si afferma che l'agente — che non partecipi all'associazione o concorra esternamente con essa — con la sua condotta può aiutare l'associato ad assicurarsi il prodotto o il profitto (Cass. II, n. 19146/2019; Cass. VI, n. 30873/2014). Una simile affermazione era stata fatta in riferimento al soggetto che si attivi per il recupero di un credito originato dalla cessione di sostanze stupefacenti (Cass. III, n. 10257/2014) ma Cass. III, n. 14747/2020afferma che per configurare il reato di favoreggiamento reale va dimostrato che la condotta dell'agente non contribuisca in alcun modo alla diffusione dello stupefacente. Una simile affermazione è stata fatta in riferimento al soggetto che si attivi per il recupero di un credito originato dalla cessione di sostanze stupefacenti (Cass. III, n. 10257/2014).

Sono, invece, stati ritenuti concorrenti: colui che metta stabilmente a disposizione dei locali per lo spaccio (Cass. IV, n. 13784/2011); colui che funga da contabile dei proventi dello spaccio (Cass. IV, n. 39267/2008); colui che garantisca il pagamento periodico delle “rate” di estorsione (Cass. V, n. 4919/2010); colui che si adoperi perché, arrestato il padre, vertice della banda, prosegua l'attività estorsiva (Cass. I, n. 2802/2006).

Intermediazione nel sequestro di persona a scopo di estorsione

Tale reato, introdotto dal d.l. n. 8/ 1991, convertito in l. n. 82/1991, sanziona qualsiasi comportamento dei soggetti, non prossimi congiunti della vittima, che, al di fuori del concorso nel sequestro e dell'ipotesi di operazioni controllate di pagamento del riscatto, si adoperino al fine di farne conseguire l'illecito prezzo all'autore del reato. Differisce dal favoreggiamento reale perché quest'ultimo presuppone che il profitto del reato presupposto sia stato conseguito (Cass. I, n. 7671//2001).

Profili processuali

 

Gli istituti

Il reato in esame è procedibile d'ufficio ed è di competenza del tribunale monocratico; è prevista la citazione diretta a giudizio e può essere emesso decreto penale laddove il reato presupposto sia una contravvenzione.

L'arresto in flagranza è consentito ed è consentita l'applicazione delle misure cautelari personali laddove il reato presupposto sia un delitto.

Bibliografia

Giannelli e Maglio, Elementi comuni e differenziali tra il delitto di favoreggiamento personale e quello di favoreggiamento reale, in Riv. pen., 2012, 357; Marini, Favoreggiamento personale e reale, in Nss. d. I., 1982; Padovani, Favoreggiamento, in Enc. giur. Treccani, Roma, 1989; Pisa, Favoreggiamento personale e reale, in Dig. pen., Torino, 1991; Rossi Vannini, Favoreggiamento personale e reale [aggiornamento-2000], in Dig. pen., Torino, 2000.

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