Codice Penale art. 382 - Millantato credito del patrocinatore.

Pierluigi Di Stefano

Millantato credito del patrocinatore.

[I]. Il patrocinatore [82 c.p.c.; 96-102 c.p.p.], che, millantando credito presso il giudice o il pubblico ministero che deve concludere, ovvero presso il testimone [244, 245 c.p.c.; 194-207, 497-500 c.p.p.], il perito [61 c.p.c.; 221 c.p.p.] o l'interprete [122-124 c.p.c.; 143 c.p.p.], riceve o fa dare o promettere dal suo cliente, a sé o ad un terzo, denaro o altra utilità, col pretesto di doversi procurare il favore del giudice o del pubblico ministero, o del testimone, perito o interprete, ovvero di doverli remunerare, è punito con la reclusione da due a otto anni e con la multa non inferiore a 1.032 euro [383].

competenza: Trib. monocratico

arresto: facoltativo

fermo: consentito

custodia cautelare in carcere: consentita

altre misure cautelari personali: consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

Il reato di millantato credito del patrocinatore, è una ipotesi speciale rispetto al millantato credito di cui al secondo comma dell'articolo 346.

Tale ultima disposizione, però, è stata abrogata con l. 9 gennaio 2019, n. 3.

Cass. VI, n. 5221/2019 ha affermato che la nuova fattispecie di traffico di influenze non ha inglobato la fattispecie dell'art. 346, secondo comma, che rappresentava una ipotesi speciale di truffa; quindi va esclusa una abrogazione implicita della disposizione in esame o il suo assorbimento nella fattispecie di cui all'art. 346-bis.

Può, quindi, farsi riferimento al commento all'art. 346, che si è mantenuto.

I soggetti

Si tratta di un reato proprio, essendo soggetto attivo il solo patrocinatore, ed anche il soggetto destinatario della millanteria deve essere il “cliente”, tenendo però presente che non appare necessario che il rapporto professionale preesista alla millanteria che, anzi, può essere la ragione del conferimento dell'incarico.

Materialità

Il particolare contesto in cui si colloca il reato, ovvero il rapporto continuativo con il patrocinatore nell'ampio arco di tempo e varietà di attività di un processo, amplia al massimo le possibili modalità di commissione del reato.

Innanzitutto non è necessario che vi sia una condotta esplicita; non si è certamente in presenza di un reato omissivo, ma la millanteria può essere implicita, venendo manifestata in modo indiretto; è il caso del patrocinatore che manifesti al cliente l'esistenza di suoi rapporti con appartenenti all'ordine giudiziario per indurre il cliente stesso a proporgli di versargli somme per la corruzione dei magistrati (Cass. VI, n. 9718/1988); ovvero, è sufficiente che il patrocinatore prospetti la corruttibilità del magistrato senza necessità che esplicitamente affermi una propria pretesa influenza diretta, lasciandola però intuire (Cass. II, n. 977/2003).

Quanto al soggetto corruttibile, non si richiede che sia chiaramente individuato; si è ritenuto, difatti, che il reato sussista anche in relazione alla paventata necessità di corrompere il consulente non ancora nominato (Cass. VI, n. 5172/1988).

Il reato sussiste anche se la millanteria non comporti il versamento diretto di una somma ad hoc ma sia utilizzata per ingigantire il compenso effettivamente dovuto al patrocinatore (Cass. n. 9718/1979). Né il fatto che il patrocinatore vanti un diritto ad ottenere denaro od altra utilità dal cliente, e la millanteria sia utilizzata per conseguire quel che gli è dovuto, esclude la sussistenza del reato, essendo comunque offeso il prestigio dell'autorita giudiziaria (Cass. VI, n. 1757/1968).

Consumazione e tentativo

Il reato si consuma non appena l'agente abbia ottenuto il denaro o altra utilità (Cass. n. 757/1967). La separazione tra la fase della millanteria e la consegna del denaro od altro fa ritenere configurabile il tentativo.

Profili processuali

Gli istituti

Il reato in esame è procedibile d'ufficio ed è di competenza del tribunale monocratico;

Per esso:

a) è possibile disporre le intercettazioni;

b) l'arresto in flagranza è consentito; il fermo è consentito;

c) è consentita l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali.

Bibliografia

Aprea, Irrilevanza del consenso al patrocinio infedele prestato dal cliente (Nota a Cass. pen., sez. VI, 3 novembre 2011, n. 6703, Zandonai), in Giur. it. 2012; Bencivenga, Infedeltà del patrocinatore o del consulente tecnico in atti «apparentemente» stragiudiziali (Nota a Cass., sez. VI, 19 maggio 1998, Bove), in Dir. pen. e proc. 1999; Calamanti, Presupposti ed oggettività giuridica del reato di infedele patrocinio (Nota a Cass., sez. VI, 3 febbraio 1999, Galgano), in Indice pen. 2000; Cocco, Appunti sui reati comuni degli avvocati, in Resp. civ. 2010; Ferraro, Il nocumento agli interessi della parte nella struttura del delitto previsto dall'art. 380 c.p. (Nota a Cass., 19 dicembre 1978, Abeatici), in Cass. pen. 1981; Lepera, La pendenza del procedimento quale presupposto del reato di patrocinio infedele (Nota a Cass., sez. VI, 9 novembre 2006, Alessandro), in Cass. pen. 2007; Limone, Osservazioni sul delitto di infedele patrocinio (Nota a Cass. pen., sez. VI, 7 luglio 2010, n. 34375, L. V. G.), in Giur. it. 2011; Longari, Antagonismo formale e infedele patrocinio (Nota a A. Perugia, 18 febbraio 1992, X. X.), in Arch. pen. 1993; Mirri, Infedeltà del patrocinatore o consulente tecnico, in Dig. pen., Torino, 1966; Orlandi, «Atipica» punibilità di un consiglio difensivo (Nota a Cass. pen., sez. VI, 20 febbraio 2012, Zandonai), in Giust. pen. 2013; Palma, Il consiglio criminoso dell'avvocato integra la fattispecie di patrocinio infedele? (Nota a Cass. pen., sez. VI, 20 febbraio 2012, Zandonai), in Giust. pen. 2013; Tentori Montalto, Le infedeltà del patrocinatore e del consulente tecnico, in Riv. pen. 1993.

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