Codice Penale art. 435 - Fabbricazione o detenzione di materie esplodenti.

Marco dell'Utri
Sergio Beltrani

Fabbricazione o detenzione di materie esplodenti.

[I]. Chiunque, al fine di attentare alla pubblica incolumità, fabbrica, acquista o detiene dinamite o altre materie esplodenti, asfissianti, accecanti, tossiche o infiammabili, ovvero sostanze che servano alla composizione o alla fabbricazione di esse, è punito con la reclusione da uno a cinque anni [678, 679]1 .

[II]. Fuori dei casi di concorso nel reato di cui  al  primo  comma, chiunque,  con   qualsiasi   mezzo,   anche   per   via   telematica, distribuisce, divulga, diffonde o  pubblicizza  materiale  contenente istruzioni sulla preparazione o sull'uso  delle  materie  o  sostanze indicate al medesimo comma, o su qualunque altra tecnica o metodo per il compimento di taluno dei delitti non colposi di  cui  al  presente titolo puniti con la reclusione non inferiore nel  massimo  a  cinque anni, e' punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni2.

 

competenza: Trib. monocratico (2° comma; udienza prelim. 1° comma)

arresto: facoltativo

fermo: consentito

custodia cautelare in carcere: consentita (1° comma); non consentita (2° comma)

altre misure cautelari personali: consentite

procedibilità: d'ufficio

[1] Per l'aumento delle pene, qualora il fatto sia commesso da persona sottoposta a misura di prevenzione, v. art. 71, d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159.

[2]  Comma aggiunto dall'art. 1, comma 1, lett. b), d.l. 11 aprile 2025, n. 48, in corso di conversione in legge.

Inquadramento

La norma in esame punisce la condotta del soggetto che fabbrica, acquista o detiene dinamite o altre materie esplodenti, asfissianti, accecanti, tossiche o infiammabili, ovvero sostanze che servano alla composizione o alla fabbricazione di esse, allo specifico scopo di attentare alla pubblica incolumità, ossia di compiere atti idonei a porre in pericolo un numero indeterminato di persone.

Si tratta di condotte che, preludendo al compimento di attività potenzialmente pericolose per la collettività, sono sanzionate nel quadro di un'anticipata tutela del bene dell'incolumità pubblica.

Soggetti

Soggetto attivo

Il delitto di fabbricazione o detenzione di materie esplodenti è un reato comune potendo essere commesso da chiunque.

Qualora il delitto di cui all'art. 435 sia commesso da persona sottoposta con provvedimento definitivo a una misura di prevenzione personale durante il periodo previsto di applicazione e sino a tre anni dal momento in cui ne è cessata l'esecuzione, si applica una circostanza aggravante soggettiva ad effetto speciale, che comporta un aumento di pena da un terzo alla metà. La circostanza, originariamente prevista dall'art. 7, l. 31 maggio 1965, n. 575 è ora contenuta nell'art. 71, comma 1, d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159.

Bene giuridico

La norma in esame ha come obiettivo l'anticipazione della tutela dell'incolumità pubblica, attraverso la punizione di condotte che, poste in essere allo specifico scopo di compiere atti idonei a porre in pericolo la collettività, sono dirette alla fabbricazione, al procacciamento o alla detenzione di cose per loro natura dirette, ove utilizzate, a porre in pericolo la sicurezza di un numero indeterminato di persone.

L'art. 435 configura, dunque, come reato autonomo, il compimento di alcuni atti preparatori di delitti contro l'incolumità pubblica (Antolisei (PS), 26; Mosca, 5; sulle leggi speciali in tema di armi ed esplosivi, v. anche Carcano, De Matteis, 259).

La previsione della norma è tale da evidenziare come il solo fatto di detenere materie esplodenti al fine di attentare alla pubblica incolumità valga a far sorgere il pericolo in relazione al quale è predisposta la sanzione penale (Cass., I, n. 2326/1972; v. altresì Fiandaca e Musco, 527).

Sono pertanto penalmente colpite condotte lontane dal porre in essere un pericolo effettivo per l'incolumità dei consociati, che, essendo relative a materie fisicamente sconvolgenti e produttive di gravi effetti, sono qualificate dalla finalità di attentare alla pubblica incolumità (Riccio, 1; Albamonte, 4). Si tratta di ipotesi di pericolo presunto, per di più remoto (Albamonte, 4; contra Nappi, 618, secondo cui non di tratta di presunzione, bensì di implicazione della pericolosità nella stessa descrizione della condotta come intesa ad attentare alla vita o all'integrità fisica di un numero indeterminato di persone).

Nel senso della necessità di un riscontro, nella condotta dell’agente, di una concreta capacità offensiva della pubblica incolumità, v. Cass. I, n. 45349/2015.

Materialità

Modalità della condotta

Le condotte che integrano il reato in esame sono rappresentate dalla fabbricazione, dall'acquisto o dalla detenzione di dinamite o di altre materie esplodenti, asfissianti, accecanti, tossiche o infiammabili, ovvero dalla fabbricazione, dall'acquisto o dalla detenzione di altre sostanze che servano alla composizione o alla relativa fabbricazione (Cass., I, n. 2326/1972).

Per fabbricare s'intende qualsiasi idoneo processo elaborativo, non esclusa la mera aggiunzione di una sostanza ad altra o ad altre (composizione). Non è tuttavia sufficiente che il processo di fabbricazione sia in corso (Chiarotti, 196).

L'acquisto si realizza nel momento in cui si conclude il negozio dal quale l'acquisto deriva, senza che occorra il possesso della cosa (Chiarotti, 196).

Per materia esplodente deve intendersi ogni sostanza o miscela di sostanze che, in seguito ad adatto stimolo esterno (urto, sfregamento, percussione, azione chimica), può trasformarsi chimicamente sviluppando, in un tempo brevissimo, una grande quantità di gas ad altissima temperatura e pressione (Vigna, Bellagamba, 40). Nel novero delle materie esplodenti rientrano gli esplosivi di cui agli artt. 46 ss. t.u.l.p.s., 81 ss. reg. t.u.l.p.s. e successive modificazioni e integrazioni.

La condotta punita si riferisce, dunque, non solo alle sostanze destinabili esclusivamente alla fabbricazione di esplosivi ma anche a quelle che, pur avendo una destinazione principale diversa, appaiono detenute al fine della fabbricazione di esplosivi. Per tale ultima categoria di sostanze occorre però accertare la destinazione specifica, valutando se esista predisposizione di mezzi strumentali ed elementi organici elementari atti alla fabbricazione dell'esplosivo e considerando al contempo l'elemento psicologico con particolare riguardo al fine di attentare alla pubblica incolumità (Albamonte, 4).

Materie asfissianti, accecanti o tossiche sono i gas e altri composti chimici in quanto tali, siano o meno attualmente prodotti da altre materie, il cui uso determina cessazione o notevole turbamento dell'attività respiratoria, o grave offesa dell'organo della vista (escluse, quindi, le materie fumogene o soltanto irritanti), o avvelenamento (Battaglini, Bruno, 556).

Materie infiammabili sono propriamente quelle che per la loro natura o composizione si accendono rapidamente e violentemente auto-generando il fuoco o presentando una specifica facilità ad incendiare, pur senza esplodere. Si ritiene necessario che la proprietà di infiammarsi sia, se non unica, almeno caratteristica della materia stessa in relazione a cause di verificazione facile e frequente (sulle materie infiammabili v. Cass., III, n. 3313/1981)

Sostanze che servano alla composizione o fabbricazione delle materie suddette sono quelle destinate e concretamente idonee a tale scopo (Battaglini, Bruno, 556).

La legge non stabilisce il quantitativo minimo di materia esplodente sufficiente per l'esistenza del delitto. In proposito si è sostenuto che, in ossequio alla ratio della norma, detto quantitativo deve essere idoneo ad integrare una pericolosità, ancorché potenziale e remota, per la pubblica incolumità (Albamonte, 4).

Forma della condotta

La condotta in esame integra un reato a forma vincolata, nel senso che valgono a integrarlo unicamente le attività di fabbricazione, acquisto o detenzione delle sostanze indicate dalla norma.

La condotta incriminata consiste nel fabbricare, detenere o acquistare materie che hanno in sé una notevole potenzialità e diffusività di nocumento. Pertanto, se l’agente “usa” le materie esplodenti, subentrano altre fattispecie criminose, come ad es. quelle di cui agli artt. 420 e 434 (Fiandaca e Musco, 528).

Natura della condotta

Le condotte dirette a integrare la fattispecie criminosa in esame sono verosimilmente attive. Può ipotizzarsene la natura omissiva unicamente là dove l'agente, avendone l'obbligo giuridico, allo scopo di attentare alla pubblica incolumità, abbia consapevolmente e volontariamente omesso di impedire la fabbricazione, l'acquisto o la detenzione delle sostanze indicate dalla norma.

Evento

Il delitto è un reato di evento consistente nell'avvenuta fabbricazione, acquisto o detenzione delle materie esplodenti.

Elemento soggettivo

Il dolo

Il delitto in esame richiede il dolo specifico (Fiandaca e Musco, 528; Cass. I, n. 45349/2015;Cass., I, n. 831/1968) consistente nella coscienza e volontà di fabbricare, acquistare o detenere materie esplodenti allo specifico scopo di attentare alla pubblica incolumità.

Consumazione e tentativo

Consumazione

Il reato si consuma nel momento in cui, per effetto della condotta dell'agente, si realizza la fabbricazione, l'acquisto o la detenzione delle materie esplodenti.

Il reato si perfeziona con la detenzione dell'esplosivo e per la sua consumazione la legge non esige che il fine di attentare alla pubblica incolumità sia realizzato, ma soltanto che la detenzione dell'esplosivo sia qualificata da tal fine (dolo specifico). Anche se detto fine non sia raggiunto, pertanto, si tratta di reato consumato e non soltanto tentato (Cass., I, n. 831/1968).

Il reato di detenzione di materie esplodenti non richiede per la sua configurazione giuridica un evento di danno ma una situazione di pericolo che è insita nella condotta prevista dalla norma incriminatrice. Pertanto, ai fini della consumazione di tali reati, non è necessaria la perpetrazione di atti terroristici con cui si realizzi lo scopo della condotta dell'agente (Cass., I, n. 260/1969).

Tentativo

Si è negata la configurabilità del tentativo, sulla base della considerazione che il delitto consumato si sostanzia in atti preparatori i quali di per sé già costituiscono un tentativo remoto (Battaglini, Bruno, 557; Fiandaca e Musco, 528).

Contra, si osserva che, sebbene la fabbricazione possa esser atto preparatorio per la commissione di un più grave delitto, nulla si oppone alla configurazione di atti idonei diretti alla fabbricazione medesima (Chiarotti, 196), così come è ipotizzabile il tentativo di acquisto (Antolisei, 27; Nappi, 619).

La giurisprudenza ha individuato un'ipotesi di tentativo di fabbricazione nella detenzione di materie per la fabbricazione di esplosivi (Cass., I, 13512/1978; v. Cass., I, n. 831/1968, secondo la quale il delitto in esame è reato consumato e non soltanto tentato, onde non è applicabile il precetto di cui all'art. 56, comma 3).

Rapporti con altri reati e concorso di reati

I reati previsti dagli artt. 305 (cospirazione politica mediante associazione) e 435 costituiscono ipotesi criminose essenzialmente differenziate dalla diversità dell'oggetto giuridico, cui non si adatta il meccanismo della progressione o dello assorbimento. Ne consegue che, mancando un'espressa disposizione che stabilisca la consunzione della fattispecie minore (art. 435) in quella maggiore (art. 305), tra di esse può sussistere concorso di reati (Cass. I, n. 1569/1968).

Il delitto previsto dall'art. 435, ove non integri una detenzione al solo fine specifico di commettere reati contro la pubblica incolumità, ma riveli altresì nell'agente la consapevolezza che con quei reati avranno esecuzione i progetti di un sodalizio delinquenziale di cui si fa parte e che volutamente si approvano e si eseguono (violazione degli artt. 241e 283), concorre sia con il delitto di cospirazione che con quelli di attentato all'integrità dello stato o alla Costituzione (Cass. I, n. 1569/1968).

Si è evidenziato un difetto di coordinamento tra l'art. 435 e gli artt. 1 e 2, l. 2 ottobre 1967, n. 895 e succ. modificazioni, che colpiscono chi illegalmente fabbrica e detiene esplosivi di ogni genere rispettivamente con la pena della reclusione da tre a dodici anni congiunta alla multa e con la reclusione da uno a otto anni congiunta alla multa. Si è affermata, peraltro, la possibilità del concorso formale di reati (Vigna, Bellagamba, 308).

Parzialmente sovrapponibile all'art. 435 è l'art. 29, l. n. 110/1975. In dottrina si è sostenuto che la norma del codice, per quanto riguarda gli esplosivi, rimane applicabile per le ipotesi diverse dalla detenzione (Nappi, 620; Riccio, 6).

Profili processuali

Gli istituti

Il reato di fabbricazione o detenzione di materie esplodenti è reato procedibile d'ufficio e di competenza del Tribunale monocratico.

Per tale reato:

a) l' arresto in flagranza è facoltativo;

b) il fermo è consentito;

c) l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali è consentita.

Le misure di prevenzione

V. sub art. 423.

Bibliografia

Albamonte, Alcune riflessioni in materia di detenzione di materie esplodenti, in Giur. pen., 1974, II, 3; Angioni, Il pericolo concreto come elemento della fattispecie penale. La struttura oggettiva, Milano, 1994; Antolisei (PS), Manuale di diritto penale. Parte speciale, Milano, 2008; Battaglini, Bruno, Incolumità pubblica (delitti contro la), in Nss. D.I., VIII, Torino, 1962, 542; Canestrari, Reato di pericolo, in Enc. giur., XXVI, Roma, 1991; Carcano, De Matteis, Armi ed esplosivi, in Enc. del dir., agg., III, Milano, 1999; Chiarotti, Fabbricazione e commercio abusivi di armi e materie esplodenti, in Enc. dir., XVI, Milano, 1967; Fiandaca Musco, Diritto penale. Parte speciale, Bologna, 2012; Mosca, Armi (esplosivi, dir. pen.), in Enc. giur., I, Roma, 1987; Nappi, Fabbricazione o detenzione di materie esplodenti, in Giur. sist. dir. pen., Bricola, Zagrebelsky, IV, Torino, 1996; Parodi Giusino, I reati di pericolo tra dogmatica e politica criminale, Milano, 1990; Riccio, Fabbricazione o detenzione di materie esplodenti, in Dig. pen., V, Torino, 1991; Vigna, Bellagamba, Armi, munizioni e esplosivi. Disciplina penale e amministrativa, Milano, 2008.

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