Codice Penale art. 576 - Circostanze aggravanti. Ergastolo.Circostanze aggravanti. Ergastolo. [I]. Si applica la pena dell'ergastolo se il fatto preveduto dall'articolo precedente è commesso1: 1) col concorso di taluna delle circostanze indicate nel numero 2 dell'articolo 61; 2) contro l'ascendente o il discendente [540; 75 c.c.], quando concorre taluna delle circostanze indicate nei numeri 1 e 4 dell'articolo 61 o quando è adoperato un mezzo venefico o un altro mezzo insidioso ovvero quando vi è premeditazione; 3) dal latitante, per sottrarsi all'arresto, alla cattura o alla carcerazione ovvero per procurarsi i mezzi di sussistenza durante la latitanza; 4) dall'associato per delinquere [416, 416-bis], per sottrarsi all'arresto, alla cattura o alla carcerazione; 5) in occasione della commissione di taluno dei delitti previsti dagli articoli 572, 583-quinquies, 600-bis, 600-ter, 609-bis, 609-quater e 609-octies2; 5.1) dall'autore del delitto previsto dall'articolo 612-bis nei confronti della stessa persona offesa3; 5-bis) contro un ufficiale o agente di polizia giudiziaria, ovvero un ufficiale o agente di pubblica sicurezza, nell'atto o a causa dell'adempimento delle funzioni o del servizio4. [II]. È latitante, agli effetti della legge penale [296 c.p.p.], chi si trova nelle condizioni indicate nel numero 6 dell'articolo 61.
L'art. 4, l. 1° ottobre 2012, n. 172, ha sostituito, nel testo dell'articolo e nella rubrica, le parole «la pena di morte» con le parole: «la pena dell'ergastolo», anche se, per la sostituzione dell'ergastolo all'originaria pena di morte, v. sub art. 9. La parola «583-quinquies,» è stata inserita dall'art. 12, comma 2, l. 19 luglio 2019, n. 69, in vigore dal 9 agosto 2019. Il presente numero è stato sostituito dall'art. 4, l. 1° ottobre 2012, n. 172. Il testo, come modificato dall'art. 1 del d.l. 23 febbraio 2009, n. 11, convertito, con modif., dalla l. 23 aprile 2009, n. 38 , era il seguente: «5) in occasione della commissione di taluno dei delitti previsti dagli articoli 609-bis, 609-quater e 609-octies». Il testo anteriore alla modifica del 2009, era così formulato: «5) nell'atto di commettere taluno dei delitti preveduti dagli articoli 519, 520 e 521» Il riferimento agli artt. 519, 520 e 521, abrogati dall'art. 1, l. 15 febbraio 1996, n. 66, doveva intendersi agli artt. 609-bis e ss. Numero inserito dall'art. 1 d.l. 23 febbraio 2009, n. 11, come modificato dalla l. 23 aprile 2009, n. 38. Numero aggiunto dall'art. 1 d.l. 23 maggio 2008, n. 92, conv., con modif., dalla l. 24 luglio 2008, n. 125. InquadramentoInsieme alla previsione di cui all'art. 577, l'art. 576 descrive il complesso delle circostanze aggravanti speciali che l'ordinamento ha stabilito per l'omicidio doloso. Originariamente comportante l'applicazione della pena di morte, oggi, analogamente a quanto stabilito dall'art. 577, prevede la sanzione dell'ergastolo (art. 4, comma 1, lett. e), n. 3, l. n. 172/2012). La previsione in commento è stata oggetto di modificazioni da parte della legge n. 69/2019 (c.d. Codice rosso). Tali interventi hanno riguardato sia il testo dell'art. 576, che gli istituti processuali che alla ricorrenza di tale previsione si ricollegano. Con riguardo ai profili sostanziali, la disposizione di cui all'art. 576, comma 1, n. 5, è stata arricchita dal riferimento all'art. 583-quinquies, “Deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso”, di nuova introduzione (art. 12, l. n. 69/2019 c.d. Codice rosso) quale fattispecie autonoma di reato, in luogo dell'aggravante di cui all'art. 583 n. 4, del quale riproduce sostanzialmente il contenuto. Da ora, pertanto, nel caso in cui la fattispecie di omicidio sia stata integrata in occasione della condotta descritta dall'art. 583-quinquies, trova applicazione la pena dell'ergastolo. All'interno della previsione di cui all'art. 576 è possibile operare delle distinzione, a seconda che le aggravanti abbiano riguardo all'identità del soggetto passivo (ascendente o discendente; ufficiale o un agente di polizia giudiziaria, ovvero un ufficiale o agente di pubblica sicurezza, nell'atto o a causa dell'adempimento delle funzioni o del servizio) o del soggetto attivo (latitante, associato per delinquere, autore del delitto di “atti persecutori” ex art. 612 bis, verso persona offesa). L'aggravante teleologica (comma 1, n. 1)La ratio della previsione quale aggravante è stata rinvenuta nella maggiore pericolosità del soggetto che, pur di attuare il proprio proposito criminoso, non arretra di fronte alla possibile commissione di un reato-mezzo (Fiandaca-Musco, Parte generale, 450 s; nello stesso senso Ramacci, 177, che sottolinea come un tale grado di intensità del dolo sia indice di una spiccata attitudine criminosa). Si tratta di un'aggravante qualificata ad effetto speciale, ove riferita ai delitti di omicidio, in quanto determina la pena in maniera autonoma (da un terzo alla metà, ex art. 585,Cass. VI, n. 6866/1994); ha natura soggettiva, riguardando i “motivi ad agire” (e non l'elemento materiale, Cass. I, n. 12584/1994; dunque non è automaticamente estensibile ai concorrenti). L' aggravante del nesso teleologico è configurabile anche in ipotesi di concorso formale di reati, non richiedendo una alterità di condotte quanto piuttosto la specifica finalizzazione dell'un reato alla realizzazione dell'altro (Cass.V, n. 34504/2020). In senso critico rispetto alla compatibilità di tale previsione con l'ordinamento, se ne è osservata la contraddittorietà rispetto al regime più favorevole stabilito a proposito del reato continuato (exl. n. 220/1974, Dolcini-Gatta, 2878). Fatto commesso contro l'ascendente o il discendente (comma 1, n. 2)La norma fa riferimento solo agli ascendenti o discendenti di qualsiasi grado in linea retta, per i quali è richiesta l'esistenza di un vincolo di consanguineità (a prescindere dall'esistenza della “famiglia legittima”, secondo quanto stabilito dall'art. 540, comma 1, si v. Mantovani, 106; D'Andria, 31). Quanto all'applicabilità dell'aggravante alla relazione adottante-adottato, mentre da taluni, sulla base della previsione legislativa dell'acquisizione da parte dell'adottato dello status di figlio legittimo dell'adottante (l. n. 184/1983), si sostiene l'applicabilità dell'aggravante; da altri viene esclusa (in ragione del richiamo della previsione ai soli casi di ricorrenza del vincolo della consanguineità, Ramacci, 181 — diversamente configurandosi una analogia in malam partem — e richiamando altresì l'art. 577 comma 2, che prevede una sanzione minore nel caso di fatti commessi ai danni dei genitori o del figlio adottivo). L'aggravante si configura in presenza degli ulteriori presupposti rappresentati del concorso di taluna delle circostanze di cui agli artt. 61, n. 1 (l'aver agito per motivi abietti o futili) e n. 4 (l'aver adoperato sevizie o agito con crudeltà; a tal proposito le S.U. della Suprema Corte hanno affermato come il dolo d’impeto, descrivendo un dato meramente cronologico, consistente nella repentina esecuzione di un proposito criminoso improvvisamente insorto, non sia incompatibile con l’aggravante della crudeltà, Cass. S.U., n. 40516/ 2016) oppure dell'utilizzo di sostanze venefiche o altro mezzo insidioso ovvero in presenza della premeditazione (per le relative nozioni si v. sub art. 577). La giurisprudenza esclude la compatibilità dell'aggravante in commento con l'attenuante dei motivi di particolare valore morale o sociale (Cass. I, n. 968/1982). Fatto commesso dal “latitante” (comma 1, n. 3)Per la nozione di latitante deve richiamarsi l'art. 61 n. 6, a tenore del quale è tale colui che si sia volontariamente sottratto all'esecuzione di un mandato o di un ordine di arresto o di cattura o di carcerazione spedito per un altro reato commesso precedentemente all'omicidio (benché non coincidente con la nozione di latitanza contenuta nell'art. 296 c.p.p., si ritiene tuttavia che ad essa si debba far riferimento per l'applicazione dell'aggravante in commento, si v. Dolcini-Gatta, 2880). Diversamente dalla previsione di cui all'art. 61 n. 6, che richiama una condotta sostanzialmente analoga, la circostanza di cui all'art. 576 n. 3 prevede come requisito ulteriore che l'omicidio sia stato commesso “per sottrarsi all'arresto, alla cattura o alla carcerazione ovvero per procurarsi i mezzi di sussistenza durante la latitanza”. Opinione discordanti registra la dottrina quanto alla equiparazione tra latitante ed evaso (pur fissata dall'art. 296 c.p.p.; condivide una tale estensione Cass. I, n. 9483/1992, si v. pure Cass. II, n. 1037/1985; in dottrina, Patalano, 96; la esclude Antolisei, 55; Fiandaca-Musco, 15). Fatto commesso dall'“associato per delinquere” (comma 1, n. 4)Si richiede l'accertamento con sentenza definitiva dello status di associato per delinquere (Antolisei, p. I, 55). Benché prevista con riguardo al partecipe della sola associazione per delinquere, si ritiene che la previsione trovi applicazione anche con riferimento all'associazione di tipo mafioso (art. 416 bis) ed a quella finalizzata al traffico degli stupefacenti (art. 74 t.u. stupefacenti; così D'Andria, 34). Fatto commesso in occasione di maltrattamenti, prostituzione minorile, pornografia minorile o di reati sessualiLa previsione in parola è stata interessata di alcuni interventi legislativi (l. n. 172/2012, quanto ai maltrattamenti, prostituzione minorile, pornografia minorile; dal d.l. n. 11/2009, conv. l. n. 38/2009, quanto ai reati sessuali). Relativamente ai reati sessuali, il legislatore solo nel 2009 (l. n. 38/2009) ha modificato il testo dell'aggravante con il richiamo espresso alle nuove figure di reato risultanti dalla riforma operata dalla l. n. 96/2006 in materia di reati sessuali. Prima di tale momento vi erano orientamenti contrastanti circa l'abrogazione o meno dell'aggravante in commento operata dalla legge 1996 che nel suo testo richiamava disposizione ormai espunte dall'ordinamento. La Suprema Corte, attribuendo la mancata menzione nel testo dell'art. 576 n. 5 delle nuove disposizioni ad un difetto di coordinamento legislativo, sulla base della continuità normativa tra le previsioni concernenti i delitti sessuali antecedenti e quelle successive alla riforma del 1996, aveva escluso l'abrogazione dell'aggravante (Cass. I, n. 2120/2007; Cass. I, n. 6775/2005), ammettendo anche la sua estensione al delitto di violenza sessuale di gruppo, fattispecie introdotta solo nel 1996. Il testo modificato nel 2009 prevede anche la sostituzione dell'espressione nell' “atto di commettere” con “in occasione della commissione”; a tale nuova formulazione è stato attribuito il senso di consentire l'applicazione dell'aggravante non solo nei casi di contemporaneità tra le condotte, ma anche nel caso in cui l'omicidio segua la violenza sessuale (Dolcini-Gatta, 2882; secondo altra interpretazione, la dizione normativa consentirebbe di includere nell'ambito della portata dell'aggravante sia i casi in cui vi sia un lasso di tempo rilevante tra le due condotte, che le ipotesi in cui i soggetti passivi di esse siano diversi: come ne caso di uccisione del testimone di una violenza sessuale). La S.C. a proposito della relazione tra il delitto di omicidio e quello di violenza sessuale contestualmente commessa, ha escluso la configurabilità de concorso formale, ritenendo il delitto di violenza sessuale assorbito nell'aggravante di cui all'art. 576, comma 1, n. 5, senza che sia richiesta una connessione finalistica tra le due condotte (Cass. I, n. 12680/ 2008); il difetto di contestualità tra le condotte – violenza sessuale e omicidio - configura il concorso (Cass. I, n. 29167/2017). In sede di legittimità si è affermata la configurabilità del concorso formale - e non l'assorbimento - tra le fattispecie incriminatrici previste dagli artt. 572 e 582 c.p. quando le lesioni risultano consumate in occasione della commissione del delitto di maltrattamenti, con conseguente sussistenza dell'aggravante dell' art. 576, comma 1, n. 5, c.p. : in tal caso, infatti, non ricorre l'ipotesi del reato complesso, per la cui configurabilità non è sufficiente che le particolari modalità di realizzazione in concreto del fatto tipico determinino un'occasionale convergenza di più norme e, quindi, un concorso di reati, ma è necessario che sia la legge a prevedere un reato come elemento costitutivo o circostanza aggravante di un altro (Cass. VI, n. 17872/2022). Quanto alla relazione con l'aggravante teleologia di cui al comma 1, n. 1, si è ritenuta la previsione di cui al comma 5 con essa compatibile, in quanto l'assorbimento dei reati sessuali in quello di omicidio in funzione di inasprimento sanzionatorio per quest'ultimo, non cancella la loro autonomia ai fini dei diversi effetti rilevanti per l'ordinamento (Cass. I, n. 6775 /2005). Fatto commesso in occasione della commissione di taluno dei delitti previsti dagli artt. 572, 583-quinquies, 600-bis, 600-ter, 609-bis, 609-quater e 609-octies (comma1, n. 5)L'aggravante dell'abuso di relazioni domestiche ex art. 61, comma 1, n. 11, c.p. deve ritenersi assorbita, per specialità, in quella di cui all'art. 576, comma 1, n. 5 c.p., relativa all'aver compiuto il fatto in occasione della commissione del reato di maltrattamenti, dal momento che l'abuso di relazioni di convivenza è elemento costitutivo del reato di cui all'art. 572 c.p. (Cass.VI, n. 16576/2019). Fatto commesso dall’autore degli “atti persecutori” nei confronti della stessa persona offesa (comma 1, n. 5.1) Introdotta dalla d.l. n. 11/2009 (conv. in l. n. 38/2009), la previsione ha riguardo ai casi di omicidio ai danni delle vittime degli atti persecutori. Non è chiaro se essa si riferisca ai soli casi in cui la condotta di omicidio si ponga all'esito della condotta persecutoria, quale sviluppo finale di essa (in tal senso, Mantovani, 106). Altrettanti dubbi pone la questione circa la necessità della condanna definitiva dell'autore degli atti persecutori ovvero se sia sufficiente la sola contestazione del delitto di cui all'art. 612-bis anche durante il processo per omicidio (Dolcini-Gatta, 2883). Il delitto di atti persecutori non è assorbito da quello di omicidio aggravato ai sensi dell'art. 576, comma i, n. 5.1, c.p., non sussistendo una relazione di specialità tra tali fattispecie di reato (Cass. I, n. 20786/2019). Con recente sentenza, le Sezioni unite della Corte di Cassazione hanno invece stabilito che la fattispecie del delitto di omicidio, realizzata a seguito di quella di atti persecutori da parte dell'agente nei confronti della medesima vittima, contestata e ritenuta nella forma del delitto aggravato ai sensi degli artt. 575 e 576, comma primo, n. 5.1, cod. pen. integra un reato complesso, ai sensi dell'art. 84, comma primo, cod. pen., in ragione dell’unitarietà del fatto (Cass. S.U., n. 38402/2021). Fatto commesso contro un ufficiale o un agente di polizia giudiziaria (comma 1, n. 5- bis )Prevista dall'art. 576, n. 5 bis, e introdotta dalla l. n. 125/2008, essa può essere qualificata quale circostanza aggravante speciale rispetto a quella, di analogo contenuto, prevista dall'art. 61 n. 10, benché con un ambito applicativo più ristretto dal punto di vista soggettivo (riguardando solo ufficiali o agenti di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza) e oggettivo (concernendo solo l'omicidio, D'Andria, 36). Per la configurabilità dell'aggravante è richiesto un nesso di contestualità ovvero di causalità tra l'omicidio e l'esercizio delle funzioni o del servizio (D'Andria, 36; Mantovani, 108); si richiede altresì la conoscenza della qualifica del soggetto passivo e della funzione svolta (Dolcini-Gatta, 2884). Essa non risulta sempre configurabile nel caso di reato commesso ai danni di appartenenti alla polizia municipale, in quanto questi ultimi rivestono la qualifica di ufficiale o agente di polizia giudiziaria solo se risulti in concreto lo svolgimento delle attività previste dall'art. 57 c.p.p., ovvero quella di agente di pubblica sicurezza a condizione che vi sia un formale provvedimento prefettizio adottato ai sensi dell'art. 5 della l. 7 marzo 1986, n. 65 (Cass. VI, n. 31231/2020, in cui si è precisato come la contestazione dell'aggravante non sia implicitamente contenuta in quella del reato di cui all'art. 337 cod. pen., in quanto l'art. 576, comma quinto-bis cod. pen. ritaglia, nella più generica categoria dei pubblici ufficiali ed incaricati di pubblico servizio, una più ristretta categoria di soggetti che svolgono specifiche funzioni di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza). CasisticaUn orientamento giurisprudenziale non recente ha ritenuto che, nel concorso tra il delitto di rapina impropria, in cui la violenza è adoperata per conseguire l'impunità, ed il delitto di omicidio, deve escludersi l'applicazione dell'aggravante del nesso teleologico, non potendosi valutare lo stesso elemento intenzionale come dolo specifico nel primo caso e come aggravante, nel secondo (Cass. I, n. 6247/1989). "Per applicazioni riguardanti il reato di lesioni. cfr. sub art. 585, § Le aggravanti di cui al richiamato art. 576." Profili processualiLa S.C. ha affermato come le aggravanti debbano essere oggetto di accertamento ex art. 187 c.p.p. — quali fatti secondari che incidono direttamente sulla pena — secondo le regole di valutazione di cui all'art. 192 c.p.p. (Cass. V, n. 41332/2006). L'esclusione della prescrizione dei delitti per i quali la legge prevede la pena dell'ergastolo, formalizzata con l. n. 251/2005, è antecedente a tale provvedimento normativo. Pertanto il reato punito con detta pena, commesso prima dell'entrata in vigore della l. n. 251/2005, è comunque imprescrittibile (Cass. I, n. 41964/2009). In tema di lesioni personali, l'aggravante relativa all'autore del delitto di atti persecutori verso la stessa persona offesa, è configurabile anche se sia stata rimessa la querela per il delitto di cui all'art. 612 bis; la S.C. ha pertanto ritenuto procedibile d'ufficio anche il reato di lesioni lievi (Cass. V, n. 38690/2013). Sempre in materia di lesioni personali, quando il reato risulti aggravato, ex art. 576, comma 1, n. 5, perché commesso in occasione del delitto di maltrattamenti, esso viene ritenuto procedibile d 'ufficio, anche nelle ipotesi di lesioni lievissime (per effetto del richiamo operato dall'art. 582, comma 2, all'art. 585, e di questo, all'art. 576 , Cass. VI, n. 3368/ 2016; Cass. VI, n. 11002/2020). Alla realizzazione delle condotte di cui all'art. 576, comma 1, nn. 2, 5, 5.1, è ricollegata la trasmissione obbligatoria al giudice civile (in sede di separazione tra coniugi e affidamento dei figli minori), di cui alla nuova previsione di cui all'art. 64 bis (Norme di attuazione del c.p.p., introdotta dalla legge c.d. Codice rosso, art. 14, comma1), di copia delle ordinanze con cui si applicano misure cautelari personali o se ne dispone la sostituzione o la revoca, dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari, del provvedimento con il quale è disposta l'archiviazione e della sentenza emessa nei confronti di una delle due parti. La volontà del legislatore di impedire attraverso la presunzione assoluta di urgenza, che il decorso del tempo determini un aggravamento delle conseguenze dannose o pericolose del reato, lo ha indotto altresì a modificare l'art. 347, comma 3, c.p.p., estendendo alle ipotesi di cui all'art. 576, comma 1, nn. 2,5,5.1, il regime speciale di cui all'art. 407, comma 2, a), nn.1-6, c.p.p. che impone alla polizia giudiziaria di comunicare al PM le notizie di reato immediatamente, anche in forma orale (art. 1, l. n. 69/2019 c.d. codice rosso). Si tratta di un intervento normativo che si iscrive coerentemente nell'ambito delle indicazioni provenienti dalla Direttiva 2012/29/UE, il cui proponimento è quello di garantire la rapida instaurazione del procedimento per pervenire il più rapidamente possibile all'adozione di provvedimenti protettivi e di “non avvicinamento”. L' ipotesi di cui all'art. 576, comma 1, nn. 2, 5, 5.1, rientra inoltre nel novero dei casi per i quali l'art. 362 c.p.p. modificato (si v. art. 2, legge c.d. Codice rosso) stabilisce per il PM l'obbligo di procedere all'assunzione delle sommarie informazioni dalla vittima del reato entro tre giorni dalla iscrizione del procedimento. Il legislatore della riforma ha altresì provveduto ad integrare l'art. 370 c.p.p. (art. 3, l. n. 69/2019 c.d. codice rosso), prevedendo per la polizia giudiziaria l'obbligo di procedere senza ritardo al compimento degli atti delegati dal PM. Pari tempestività viene richiesta per la documentazione e per la messa a disposizione dell'autorità giudiziaria dei risultati compiuti. La concessione della sospensione condizionale della pena, per le ipotesi di cui all'art. 576, comma 1, nn. 2, 5, 5.1, è stata inoltre subordinata alla partecipazione a specifici percorsi di recupero presso enti o associazioni che si occupano di prevenzione, assistenza psicologica e recupero di soggetti condannai per i medesimi reati (si v. art. 165, modificato dall'art. 6, l. n. 69/2019 c.d. Codice rosso). L'intento di tutelare più marcatamente la persona offesa ha indotto il legislatore a prevedere anche per il reato di cui all'art. 577, comma 1, n.1, e comma 2, l'effettuazione alla persona offesa delle comunicazioni di cui all'art. 90 ter c.p.p. “Comunicazione dell'evasione e della scarcerazione”. Da ora, nel caso in cui venga disposta la scarcerazione del condannato il PM che cura l'esecuzione ne dà immediata comunicazione, a mezzo della polizia giudiziaria, alla persona offesa e, se nominato, al suo difensore (comma 1 bis, art. 659 c.p.p., introdotto dall'art. 15, comma 5, l. n. 69/2019 c.d. Codice rosso). BibliografiaBricchetti-Pistorelli, Sulla circostanza aggravante dell'omicidio c'è il rischio di interpretazioni forzate, in Guida dir., 2009, 43; D'Andria, Art. 576, in Codice penale. Rassegna di giurisprudenza e di dottrina, artt. 575-623 bis, Aggiornamento, a cura di Lattanzi, Lupo Milano, 2015, VII; Dolcini-Gatta, Art. 576, in Codice penale commentato, a cura di Dolcini, Gatta, II, Milano, 2015; La Rosa, L'omicidio aggravato dalla violenza sessuale di gruppo. Tensioni repressive ed esigenze costituzionali, in Riv. it. dir. proc. pen., 2005, 1235; Patalano, voce Omicidio, in Enc. dir., XXIX, Milano, 1979, 96; Ramacci, I delitti di omicidio, Torino, 2008; Valsecchi, Il delitto di atti persecutori (il c.d. stalking), in Riv. it. dir. proc. pen., 2009, 229. |