Codice Penale art. 583 bis - Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili (1).

Maria Teresa Trapasso

Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili (1).

[I]. Chiunque, in assenza di esigenze terapeutiche, cagiona una mutilazione degli organi genitali femminili è punito con la reclusione da quattro a dodici anni. Ai fini del presente articolo, si intendono come pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili la clitoridectomia, l'escissione e l'infibulazione e qualsiasi altra pratica che cagioni effetti dello stesso tipo.

[II]. Chiunque, in assenza di esigenze terapeutiche, provoca, al fine di menomare le funzioni sessuali, lesioni agli organi genitali femminili diverse da quelle indicate al primo comma, da cui derivi una malattia nel corpo o nella mente, è punito con la reclusione da tre a sette anni. La pena è diminuita fino a due terzi se la lesione è di lieve entità.

[III]. La pena è aumentata di un terzo quando le pratiche di cui al primo e al secondo comma sono commesse a danno di un minore ovvero se il fatto è commesso per fini di lucro.

[IV]. La condanna ovvero l'applicazione della pena su richiesta delle parti a norma dell'articolo 444 del codice di procedura penale per il reato di cui al presente articolo comporta, qualora il fatto sia commesso dal genitore o dal tutore, rispettivamente:

1) la decadenza dall'esercizio della responsabilità genitoriale (2);

2) l'interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, alla curatela e all'amministrazione di sostegno (3).

[V]. Le disposizioni del presente articolo si applicano altresì quando il fatto è commesso all'estero da cittadino italiano o da straniero residente in Italia, ovvero in danno di cittadino italiano o di straniero residente in Italia. In tal caso, il colpevole è punito a richiesta del Ministro della giustizia.

(1) Articolo inserito dall'art. 6 1 l. 9 gennaio 2006, n. 7.

(2) L'art. 93, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito alle parole: «potestà del genitore» le parole: «responsabilità genitoriale». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica entra in vigore a partire dal 7 febbraio 2014.

(2) Comma inserito dall'art. 4, l. 1° ottobre 2012, n. 172.

competenza: Trib. collegiale; Trib. monocratico (secondo comma)

arresto: facoltativo

fermo: consentito

custodia cautelare in carcere: consentita

alte misure cautelari personali: consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

Il delitto, inserito dalla l. n. 7/2006, tutela in primo luogo l'integrità fisica e la salute psico- sessuale della donna. Esso mira altresì a tutelare la dignità della donna, ponendosi le condotte tipizzate quali strumenti di controllo esterno sul corpo della donna e sulla sua sessualità (Basile, 947).

Soggetti

Si tratta di un reato comune, che può essere commesso da “chiunque”.

L'oggetto materiale della condotta — “organi genitali femminili” — individua come esclusivo soggetto passivo la donna.

Materialità

La fattispecie incrimina le condotte di mutilazione e lesione degli organi genitali femminili in “assenza di esigenze terapeutiche”, ricorrenti invece quando esse vengano praticate nell'interesse della salute della donna (per prevenire una malattia ovvero il suo peggioramento o per consentire la guarigione, D. Andria, 261)

Pur trattandosi di pratiche riconducibili ai delitti di lesione, il legislatore ha previsto un'autonoma fattispecie (come tale, non soggetta al giudizio di bilanciamento di cui all'art. 69), che punisce le pratiche più lesive (clitoridectomia, escissione, infibulazione) con una pena sostanzialmente corrispondente a quella prevista per le lesioni gravissime; per quelle meno gravi, commesse al fine di menomare le funzioni sessuali, il trattamento sanzionatorio coincide con quello previsto per le lesioni gravi (Pulitanò, 87).

Le condotte di mutilazione (comma 1)

Le pratiche incriminate nel primo comma, descritte in ordine di gravità crescente (Basile, 948) ricomprendono la clitoridectomia (asportazione parziale o totale del clitoride), la escissione (ablazione del clitoride o delle piccole labbra), la infibulazione (ablazione del clitoride, delle piccole labbra, della superficie interna della grandi labbra e cucitura della vulva per lasciare una stretta apertura vaginale).

Nelle condotte di lesione, descritte dal comma 2, rientrano tutte le condotte di aggressione agli organi genitali femminili esterni — diversi dalle condotte di mutilazione di cui al primo comma — che determinino una malattia nel corpo o nella mente.

Cause di giustificazione

In sede interpretativa ci si è interrogati sulla possibilità che la prestazione del consenso di cui all'art. 50 possa scriminare il fatto. Quanto alla previsione di cui al primo comma, lo si è escluso, descrivendo essa una diminuzione permanente dell'integrità fisica. Relativamente ai casi descritti dal secondo comma, si è riconosciuta la possibile operatività del consenso da parte della donna, condizionatamente alla prova della ricorrenza della libertà di essa nella prestazione del consenso (Pulitanò, p.87).

Con riguardo alla scriminante dell'esercizio del diritto dei genitori, fondato sulla libertà religiosa, lo si è escluso da parte della prevalente dottrina, in quanto la pratica si pone in contrasto con disposizioni costituzionali quali gli artt. 32 (quanto alla tutela dell'integrità fisica e psico-sessuale della minore) e 2 e 3 (quanto alla tutela della dignità personale) (si v. Dolcini-Gatta, II, 3003).

Elemento psicologico

Il delitto è doloso. Nel primo comma, il dolo è generico e richiede la rappresentazione e volontà di cagionare le mutilazioni genitali; nel secondo comma è previsto il dolo specifico, consistente nella finalità di “menomare la funzione sessuale” (App. Venezia, 23 novembre 2012, n. 1485).

Consumazione e tentativo

Consumazione

Il delitto di mutilazione, previsto dal comma 1, è stato qualificato in sede dottrinale come “delitto a consumazione istantanea ad effetti permanenti”; il momento consumativo viene individuato nel momento in cui si produce la mutilazione (Dolcini-Gatta, 3005).

Il delitto di lesione, di cui al comma 2, quale “delitto a consumazione istantanea ad effetti solo eventualmente permanenti”, si consuma nel momento di insorgenza della malattia (Dolcini-Gatta, 3005).

Tentativo

Il tentativo è configurabile.

Forme di manifestazione

Circostanze.

Secondo il terzo comma dell'art. 583 bis, la pena è aumentata nel caso in cui le condotte siano commesse a danno di un minore o per fini di lucro.

Trovano applicazione le aggravanti speciali previste dall'art. 585 (l. n. 94/2009).

Nel caso in cui la lesione, prevista dal secondo comma dell'art. 583 bis, sia di lieve entità, è prevista un'attenuante ad effetto speciale, comportante una diminuzione fino a due terzi.

Rapporti con altri reati

Le previsioni di cui all'art. 583-bis, si pongono in un rapporto di specialità rispetto ai reati di lesioni (v. Dolcini-Gatta, 3006, che individua gli elementi specializzanti nell'oggetto materiale del reato — “organi genitali femminili” — nella tipizzazione di un particolare evento lesivo — “la mutilazione” — nel dolo specifico — la “finalità di menomare le funzioni sessuali”).

Nel caso in cui, a seguito della condotta, derivi la morte, in sede interpretativa si è richiamato il delitto di omicidio preterintenzionale, attraverso la riconduzione delle condotte descritte dall'art. 583-bis, nell'alveo della previsione della condotte di cui all'art. 582, quale delitto base della fattispecie di cui all'art. 584 (v. Dolcini-Gatta, 3006).

Profili processuali

La procedibilità è a querela di parte; la competenza è del Giudice di pace; nei casi in cui ricorrano le aggravanti di cui all'art. 4, comma 3, d.lgs. n. 274/ 2000, competente è il Tribunale monocratico.

Non sono consentiti né l'arresto, né il fermo, né la custodia cautelare in carcere.

Le disposizioni di cui all'art. 583-bistrovano applicazione anche quando il fatto sia commesso all'estero da cittadino italiano o da straniero residente in Italia. In tal caso il colpevole è punito a richiesta del Ministro della Giustizia.

La condanna (o di applicazione della pena su richiesta della parti, ex art. 444 c.p.p.) del genitore o del tutore per il reato di cui all'art. 583-bis, comporta rispettivamente la decadenza dall'esercizio della potestà di genitore e l'interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, curatela e all'amministrazione di sostegno (art. 583 bis, comma 4, modif. l. n. 172/ 2012).

Per il delitto di cui all'art. 583-bis è prevista la responsabilità da reato degli enti (art. 25-quater, d.lgs. n. 231/2001).

Il d.lgs. 150/2022, c.d. Riforma Cartabia (art. 1, comma 1, lett. c) ha escluso dall'ambito applicativo dell'art. 131 bis cp, il reato di cui all'art. 583 bis.

Bibliografia

Basile, La nuova incriminazione delle “pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili” (art. 583 bis cp), in Dir. pen. e proc. 2006, 678; Basile, Società multiculturali, immigrazione, e reati culturalmente motivati (comprese le mutilazioni genitali femminili), in Riv. it. dir. proc. pen., 2007, 1296; D'Andria, Artt. 583-bis, in Codice penale. Rassegna di giurisprudenza e di dottrina, a cura di Lattanzi, Lupo, Milano, 2010; Dolcini-Gatta, Art. 583 bis, in Codice penale commentato, a cura di Dolcini, Gatta, II, Artt. 314-592, Milano, 2015; Pecorella, Mutilazioni genitali femminili: la prima sentenza di condanna, in Riv.it. dir. proc. pen. 2011, 853; Pulitanò, Lesioni personali, percosse, rissa, in Pulitanò, Diritto penale, Parte speciale, I, Tutela penale della persona, Torino, 2014, 77.

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