Codice Penale art. 601 - Tratta di persone 1 .Tratta di persone 1. [I]. È punito con la reclusione da otto a venti anni chiunque recluta, introduce nel territorio dello Stato, trasferisce anche al di fuori di esso, trasporta, cede l'autorità sulla persona, ospita una o più persone che si trovano nelle condizioni di cui all'articolo 600, ovvero, realizza le stesse condotte su una o più persone, mediante inganno, violenza, minaccia, abuso di autorità o approfittamento di una situazione di vulnerabilità, di inferiorità fisica, psichica o di necessità, o mediante promessa o dazione di denaro o di altri vantaggi alla persona che su di essa ha autorità, al fine di indurle o costringerle a prestazioni lavorative, sessuali ovvero all'accattonaggio o comunque al compimento di attività illecite che ne comportano lo sfruttamento o a sottoporsi al prelievo di organi. [II]. Alla stessa pena soggiace chiunque, anche al di fuori delle modalità di cui al primo comma, realizza le condotte ivi previste nei confronti di persona minore di età. [III]. La pena per il comandante o l'ufficiale della nave nazionale o straniera, che commette alcuno dei fatti previsti dal primo o dal secondo comma o vi concorre, è aumentata fino a un terzo2. [IV]. Il componente dell'equipaggio di nave nazionale o straniera destinata, prima della partenza o in corso di navigazione, alla tratta è punito, ancorché non sia stato compiuto alcun fatto previsto dal primo o dal secondo comma o di commercio di schiavi, con la reclusione da tre a dieci anni3.
competenza: Corte d'Assise arresto: obbligatorio (1°, 2° e 3° comma); facoltativo (4° comma) fermo: consentito custodia cautelare in carcere: consentita altre misure cautelari personali: consentite, (v. art. 282-bis, comma 6, e 384-bis c.p.p.) procedibilità: d'ufficio [1] L’art 2, comma 1, lett. b), d.lgs. 4 marzo 2014, n. 24 ha sostituito l'articolo. Il testo, come modificato dall'art. 9, l. 3 agosto 1998, n. 269 e poi sostituito dall'art. 2 l. 11 agosto 2003, n. 228, era il seguente: «Chiunque commette tratta di persona che si trova nelle condizioni di cui all'articolo 600 ovvero, al fine di commettere i delitti di cui al primo comma del medesimo articolo, la induce mediante inganno o la costringe mediante violenza, minaccia, abuso di autorità o approfittamento di una situazione di inferiorità fisica o psichica o di una situazione di necessità, o mediante promessa o dazione di somme di denaro o di altri vantaggi alla persona che su di essa ha autorità, a fare ingresso o a soggiornare o a uscire dal territorio dello Stato o a trasferirsi al suo interno, è punito con la reclusione da otto a venti anni». L'articolo constava di un secondo comma, abrogato dall'art. 3 della legge 2 luglio 2010, n. 108, il cui testo era il seguente: «La pena è aumentata da un terzo alla metà se i delitti di cui al presente articolo sono commessi in danno di minore degli anni diciotto o sono diretti allo sfruttamento della prostituzione o al fine di sottoporre la persona offesa al prelievo di organi». Per l’aumento delle pene, qualora il fatto sia commesso da persona sottoposta a misura di prevenzione, v. art. 71, comma 1 d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159. In tema di responsabilità amministrativa degli enti, v. l’art. 25-quinquies d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231. [2] Comma aggiunto dall'art. 2, comma 1, lett. f) d.lgs. 1 marzo 2018, n. 21. [3] Comma aggiunto dall'art. 2, comma 1, lett. f) d.lgs. 1 marzo 2018, n. 21. InquadramentoIn linea con quanto previsto all'art. 600, la norma sulla tratta di persone tutela la personalità individuale da forme di manipolazione del soggetto passivo che implichino o accentuino la “reificazione” dello stesso, quale conseguenza di condotte coartanti tipiche del fenomeno del traffico di esseri umani (trasferimenti, cessioni, trasporti, etc.). La condotta può estrinsecarsi sia a danno di soggetti già in condizione di schiavitù o servitù, sia contro vittime libere, al fine, in quest'ultimo caso, di ottenere l'assoggettamento mediante contegni minatori, violenti, decettivi ovvero di mercificazione. Il delitto in discorso deve la sua struttura attuale — consistita nell'introdurre una regolamentazione più analitica — al d.lgs. 4 marzo 2014 n. 24, che lo ha integralmente riformulato; ciò nonostante, del vecchio disposto occorre dare in parte conto, considerato che trattasi di norma oggetto di una parte delle sentenze di legittimità sul tema ad oggi disponibili, che tuttavia sanciscono principi che possono essere mutuati anche in relazione alla fattispecie novellata dal d.lgs. n. 24/2014. SoggettiSoggetto attivo È un reato comune, che può essere commesso da «chiunque». L’ipotesi di cui all’ultimo comma deve ritenersi reato proprio, in quanto soggetto attivo può essere solo colui che fa parte dell’equipaggio della nave destinata alla tratta. MaterialitàCondotta Il reato è a fattispecie plurima, giacché contempla distinte condotte tipiche. a) La prima è costituita dall'esercizio di alcune attività contro chi si trovi in condizione di schiavitù o servitù, giusto il riferimento all'art. 600 (cfr. subart. 600, per le nozioni di schiavitù e servitù); sono sanzionati, in particolare, rispetto a soggetti che già versano nella condizione di assoggettamento di cui alla richiamata norma codicistica, attività diverse quali il reclutamento, l'introduzione nel territorio dello Stato, il trasferimento anche al di fuori di esso, il trasporto, la cessione dell'autorità sulla persona e l'ospitalità, in esse essendo ricomprese più condotte tipiche del fenomeno criminale della tratta di essere umani. Sotto il profilo definitorio, la nozione di reclutamento rimanda all'idea di un soggetto assoldato per entrare a far parte di una struttura organizzata, sia pure, com’è ovvio, trattandosi di una persona in una condizione di inferiorità o sudditanza, quale pedina nelle mani di altri. L'introduzione nel territorio dello Stato ed il trasferimento al di fuori di esso richiamando i classici scenari del traffico di esseri umani, mentre il trasferimento all'interno dello Stato ed il trasporto riguardano condotte implicanti lo spostamento coatto della p.o. nell'ambito del territorio nazionale, potendosi esse distinguere sulla scorta della definitività (caratterizzante il trasferimento) o meno (per quanto riguarda il trasporto) dello spostamento. La cessione dell'autorità sulla persona ricomprende ogni condotta di trasferimento del controllo della p.o. da un soggetto ad un altro e potrebbe essere inteso come concetto più ampio e comprensivo — potendosi riferire sia a cessioni a titolo oneroso che gratuito — dell'acquisto di schiavi di cui all'art. 602 (cfr. sub art. 602). Più problematica è la nozione di ospitalità, concedendo la quale, in presenza delle altre condizioni, si commette il reato: si tratta, invero, di un concetto di per sé non dotato di una connotazione negativa e che rischia di non focalizzare lo statuto precettivo su condotte dotate di effettivo disvalore; deve intendersi, pertanto, come ospitalità penalmente rilevante non già quella concessa per motivi umanitari, ma quella attuata, per esempio, per agevolare l'attività dei trafficanti negli spostamenti delle vittime. Giova ricordare che la specificazione delle condotte del trafficante è patrimonio della novella, giacché, nella formulazione antecedente al d.lgs. n. 24/2014, la norma prevedeva genericamente la punibilità di chi commettesse tratta nei confronti di chi si trovasse nella condizione di cui all'art. 600, senza null'altro specificare. b) La seconda fattispecie è strutturata sulle stesse azioni di cui al punto (a), ma non prevede che la vittima sia soggetto già in condizioni di schiavitù o servitù (Cass. V n. 49514/2018) richiedendo, di contro, che i comportamenti sopra descritti, per essere sanzionati, siano posti in essere secondo specifiche modalità previste in via alternativa, vale a dire mediante 1) inganno, 2) violenza, 3) minaccia, 4) abuso di autorità, 5) approfittamento di una situazione di vulnerabilità, 6) di inferiorità fisica, 7) di inferiorità psichica, 8) di necessità, 9) promessa, 10) dazione di denaro o di altri vantaggi alla persone che esercitano un' autorità sulla p. o. Non solo: l'agente deve perseguire lo scopo di indurre o costringere la vittima, alternativamente, 1) a prestazioni lavorative, 2) a prestazioni sessuali, 3) all'accattonaggio, 4) al compimento di attività illecite che ne comportino lo sfruttamento, 5) a sottoporsi al prelievo di organi. Si tratta, con tutta evidenza, di condotte che devono essere dirette ad asservire un soggetto secondo la nozione di servitù dell'art. 600, come può desumersi dal fatto che le condotte-mezzo e lo scopo che esse si prefiggono corrispondono perfettamente a quelle che connotano l'azione e l'evento (ovvero due dei tre eventi della fattispecie come individuati in dottrina da Mantovani, 2013, 286) dell'art. 600 (cfr. sub art. 600). E' reato a forma vincolata, giacché sono strettamente disciplinate le modalità della condotta. Quanto alla definizione delle modalità esecutive (inganno, violenza, minaccia, etc.) ed alla finalità della costrizione (prestazioni lavorative, sessuali, etc.) ed al concetto di vulnerabilità si richiama quanto osservato sub art. 600, precisando, tuttavia, che Cass. V n. 49148/2019 ha ritenuto che lo stato di necessità debba coincidere con la "posizione di vulnerabilità" di cui alla direttiva comunitaria 2012/29/UE e al d.lgs. n. 24 del 2014; quest'ultima da intendersi come qualsiasi situazione di debolezza o di mancanza materiale o morale della p.o., idonea a condizionarne la volontà personale e che non consente altra scelta effettiva di vita, se non cedendo all'abuso di cui è vittima e non è, pertanto, identificabile nello stato di necessità, cui fa riferimento l'art. 54, ma va correlata, piuttosto, alla nozione di "stato di bisogno" di cui all'art. 644, co. 5, n. 3, dettato in tema di usura aggravata. Rispetto al vecchio dettato, la nuova norma presenta una maggiore ricchezza descrittiva anche se la struttura non è dissimile, essendo comunque contemplato il dolo specifico della riduzione in schiavitù o servitù, essendo previste condotte strumentali di natura decettiva o costrittiva, nonché i risultati di esse in termini di ingresso, soggiorno, uscita o entrata nel territorio nazionale ovvero trasferimento interno della p.o. In quell'assetto, il reato era stato ritenuto fattispecie di pericolo, laddove il danno che esso mirava ad evitare era la riduzione del soggetto passivo nelle condizioni di cui all'art. 600 (in dottrina Fiandaca e Musco, 2013, 148, di contrario avviso Mantovani, 2013, 288). La giurisprudenza aveva confermato che non era richiesto che il soggetto passivo si trovasse già in schiavitù o condizione analoga, potendo il reato configurarsi anche se una persona libera era condotta con inganno in Italia per poi schiavizzarla o asservirla (Cass. V, n. 40045/2010, in relazione ad un'associazione che pubblicizzava in Polonia ed altri paesi dell'Est e via internet ingannevoli annunci di lavoro agricolo ben remunerato in Italia, assicurando trasferimento, alloggio e vitto nel luogo, per poi sfruttare lavorativamente le vittime in Italia inibendo loro la libertà di locomozione). c) La terza fattispecie, contemplata al secondo comma dell'art. 601, riguarda vittime infradiciottenni. La norma è parzialmente sovrapponibile alle condotte indicate al primo comma, differenziandosene perché non sono richieste necessariamente, quanto alla seconda fattispecie, quella illustrata sub b), specifiche modalità di aggressione, essendo sufficiente il compimento delle azioni e le finalità ivi previste. È evidente lo scopo perseguito dal legislatore di ampliare il più possibile la tutela delle vittime minori di età, disancorando il precetto dalle connotazioni modali di coartazione pensate per vittime adulte. d) La quarta fattispecie - già prevista dall'art. 1153 cod. nav. prima dell'entrata in vigore del d.lgs. n. 21/2018 che lo ha abrogato “trasferendo” la fattispecie incriminatrice nel codice - prevede la punizione del componente dell'equipaggio della nave italiana o straniera che sia stata destinata alla tratta (dall'inizio o in un secondo momento), ancorché non sia stato compiuto alcun comportamento di tratta o di commercio di schiavi. In relazione alla norma di cui all'art. 1153 cit., si è sostenuto che si tratta di reato di pericolo, giacché essa mira a tutelare la libertà della persona anche dal semplice pericolo connesso con la predisposizione di attività preparatorie volte alla tratta e al commercio degli schiavi. L'elemento oggettivo del delitto è la destinazione della nave alla tratta, senza che la norma indichi gli indici rivelatori di tale destinazione (Rosella, cit.). Si ricorda che, accanto alla formale abrogazione delle disposizioni delle leggi speciali confluite nel codice (art. 7 d.lgs. n. 21/2018), il legislatore ha previsto un rinvio dinamico, secondo cui, dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo, i richiami alle disposizioni abrogate, ovunque presenti nella legislazione, devono intendersi riferiti alle corrispondenti nuove disposizioni del codice penale, secondo le corrispondenze esplicitate dalla tabella A allegata al decreto legislativo (art. 8 d.lgs. n. 21/2018). Elemento psicologicoIl reato è punito solo a titolo di dolo. a) La prima fattispecie è a dolo generico, essendo solo richiesta la coscienza e volontà di compiere una delle attività ivi indicate su di un soggetto passivo che si trovi in condizioni di schiavitù o servitù. b) La seconda fattispecie è a dolo specifico, giacché è richiesta altresì la finalità specifica di indurre o costringere la vittima ad una delle attività indicate dalla norma (Cass V n. 49514/2018). Va, a questo proposito, osservato che, a differenza che per il reato ex art. 600, laddove la condotta della vittima a cui quella dell'autore del fatto è finalizzata deve essere frutto di «costringimento», la finalità perseguita dal responsabile del delitto di tratta può essere anche quella della mera induzione all'asservimento. c) La fattispecie oggi prevista dall’ultimo comma è a dolo generico, ma essa richiede la conoscenza e la volontà che l'agente abbia avuto della specifica destinazione allo scopo del mezzo navale impiegato. Consumazione e tentativoConsumazione Le fattispecie in cui si articola il delitto di tratta di persone si consumano nel momento in cui, rispettivamente, vi è reclutamento, introduzione nel territorio dello Stato, trasferimento anche al di fuori di esso, trasporto, cessione dell'autorità sulla persona o ospitalità. Quanto alla natura del reato, essa non può essere univocamente definita, giacché — si ritiene sostenibile — occorre distinguere in ragione delle condotte in cui l'azione del reo si estrinseca. Così, riguardando le condotte di trasporto e trasferimento, la fattispecie è da ritenersi reato permanente, che si perfeziona nel momento e nel luogo in cui il trasporto o il trasferimento hanno inizio e si consuma laddove cessa la condotta volontaria dell'autore; negli altri casi, invece, il reato è istantaneo ed il momento consumativo coincide con quello in cui accadono gli avvenimenti indicati. Tentativo Il tentativo è sempre configurabile. Unicità o pluralità di reatiL'attuale dettato dell'art. 601, nel prevedere che le condotte possano essere portate verso “una o più persone”, implica, da una parte, che esse siano integrate anche allorché siano commesse contro una sola persona e, dall'altra, che, nel caso in cui più siano le persone offese, il reato resterà unico. Nel caso in cui le vittime siano tre o più sarà configurabile sempre un unico reato di tratta, ma aggravato (aumento della pena dalla metà a due terzi) dalla circ. prevista dall'art. 602-ter co. 7, introdotta, con la l. n. 172/2012. Giova ricordare che il dettato previgente al d.lgs. n. 24/2014 prevedeva la «tratta di persona» ed era costruito avendo riguardo ad una vittima unica, il che comportava la necessità di ritenere il concorso di reati nel caso di una pluralità di soggetti passivi (contra Mantovani, 2013, 288). Quanto all'ipotesi di più condotte, la dottrina ha ritenuto che ricorresse comunque l'unicità del reato, trattandosi di fattispecie — sia pure non necessariamente ma solo eventualmente — abituale (Mantovani, 2013, 288). Circostanzea) La l. n. 108/2010 ha inserito un apposito articolo per la disciplina delle circostanze aggravanti — anche — dei reati di cui agli artt. 600, 601 e 602. Si rinvia, pertanto, al commento dell'art. 602-ter . Ci si è chiesti se l'inserimento del secondo comma dell'art. 601, la cui ratio risiede nell'aggravamento del regime relativo alla tratta dei minori, avesse determinato l'assorbimento dell'aggravante di cui all'art. 602-ter co. 1 lett. a), in cui viene previsto l'aumento della pena da un terzo alla metà nel caso in cui la vittima sia una persona minore degli anni diciotto; la soluzione adottata è che la fattispecie semplice abbia soltanto previsto che la condotta di cui al comma 1 sia configurabile anche in assenza delle modalità ivi esplicitate (in giurisprudenza Cass. V, n. 39797/2015). Ciò posto, occorre domandarsi quali margini applicativi conservi l'aggravante: ebbene, può ritenersi che essa sia applicabile quando la condotta nei confronti dell'infradiciottenne sia “piena”, vale a dire attuata o nei confronti di un minore in condizioni di schiavitù o servitù ovvero con le modalità di cui alla seconda parte del comma primo, il che, cumulandosi con l'età della p. o., merita uno statuto sanzionatorio più severo. Negli altri casi, troverà applicazione solo la norma del secondo comma dell'art. 601. b) Quando il reato è commesso in danno di persona portatrice di minorazione fisica, psichica o sensoriale, la pena è aumentata da un terzo alla metà (art. 36 co. 1 l. n. 104/1992). c) Un'ulteriore aggravante, se il reato è commesso da soggetto sottoposto, in via definitiva, a misura di prevenzione, durante il periodo di applicazione e fino a tre anni dal momento in cui ne è cessata l'esecuzione, è prevista dall'art. 71 d.lgs. n. 159/2011. d) Una speciale circostanza attenuante è prevista dall'art. 600- septies.1, cui si rinvia. e ) L'art. 2, co. 1, lett. f) d.lgs. 1 marzo 2018, n. 21, nell'ottica dell'attuazione del cd. riserva di codice, ha inserito nell'art. 601 co. 3, la circ. aggravante prima prevista dall'art. 1152 cod. nav.; la pena è aumentata di un terzo per il comandante o l'ufficiale della nave nazionale o straniera, che commette alcuno dei fatti previsti dal primo o dal secondo comma o vi concorre. Si veda supra sul rinvio dinamico alle disposizioni attualmente inserite nel codice. Rapporti con altri reatia) Con la riduzione in schiavitù o servitù. Per la configurabilità della tratta di persone di cui alla seconda parte del co.1 dell'art. 601, non è necessario che si commetta anche il reato di cui all'art. 600, atteso che il richiamo contenuto nella norma serve solo a connotare la finalità dell'azione e, quindi, il dolo specifico che la contraddistingue (Cass. V, n. 39797/2015). Vedi anche supra, sub art. 600; b) Con l'acquisito o l'alienazione di schiavi. V. supra e sub art. 602. c) con il reato di favoreggiamento dell’ingresso nel territorio dello Stato di uno straniero extracomunitario di cui all’art. 12, commi 1 e 3, d.lgs. n. 286/1998. Secondo Cass. III, n. 50561/2015, quest’ultimo delitto non resta assorbito da quello previsto dall’art. 601 perché l’inciso « salvo che il fatto costituisca più grave reato » di cui al’art. 12 presuppone, affinché il meccanismo dell’assorbimento sia operativo, che il reato più grave tuteli il medesimo interesse giuridico tutelato. Così non è nei rapporti tra queste due fattispecie, laddove il bene giuridico protetto dal delitto di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina — anche nelle ipotesi aggravate — è principalmente costituito dall’interesse dello Stato al controllo dei flussi migratori, pur apprestando una tutela rilevante ma riflessa alla protezione del migrante. Al contrario, il reato di tratta di persone tutela la libertà morale (di agire) della persona, essendo il bene giuridico leso dallo sfruttamento e dal totale asservimento della vittima (Cass. V, n. 25740/2010 ed è criticata da MILITELLO, cit.). Secondo Cass. I, n. 33708/2021, invece, Il favoreggiamento dell'ingresso nel territorio dello Stato di uno straniero extracomunitario, configurabile "salvo che il fatto costituisca più grave reato", resta assorbito nel più grave delitto di tratta di persone, nonostante la diversità dei beni giuridici tutelati dalle due norme incriminatrici, qualora sia realizzato con una condotta naturalistica identica o continente. Ad analoghe conclusioni è giunta Cass. I, n. 33708/2021 PrescrizioneAi sensi dell'art. 157 comma 6, il termine prescrizionale di questo reato è raddoppiato. Per le novità introdotte dalla l. 23 giugno 2017, n. 103 - che, novellando l'art. 158, ha previsto un nuovo termine di decorrenza della prescrizione quando il reato sia stato commesso dopo il 3 agosto 2017 - e per il regime dell'interruzione, v. § sub. Art. 600. Pene accessorieV. sub art. 600 septies.2. Profili processualiGli istituti Rimandando al commento dell'art. 604 quanto alla giurisdizione sui fatti commessi all'estero, va ricordato che la giurisprudenza ha sancito, con riferimento al reato di tratta, che anche solo un frammento della condotta, quand'anche insufficiente in astratto a ritenere il tentativo, possa determinare la giurisdizione italiana (Cass. VI, n. 16115/2012). La tratta di persone è reato procedibile d'ufficio e di competenza della Corte d'assise; le indagini, a norma dell'art. 51 co. 3-bis c.p.p., sono di competenza dell'ufficio del P.M. presso il Trib. del capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente. Per la tratta di persone: a) è possibile disporre intercettazioni; b) è previsto l' arresto obbligatorio in flagranza, e sono possibili l'allontanamento di urgenza dalla casa familiare e il fermo; c) è consentita l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali. Vige la presunzione relativa di sussistenza delle esigenze cautelari e di adeguatezza della custodia in carcere (art. 275 co. 3 c.p.p.). d) non è possibile il patteggiamento a pena superiore ai due anni (art. 444 co.1-bis c.p.p.).L'art. 1, comma 56, l. 23 giugno 2017, n. 103, pubblicata nella G.U. n. 154 del 4 luglio 2017, nel reinserire nell'ordinamento la possibilità del concordato in appello (art. 599-bis c.p.p.), lo esclude per il reato in commento (co. 2), laddove richiama le fattispecie di cui all'art. 51, co. 3-bis, c.p.p. e) la persona offesa del reato di tratta è considerata particolarmente vulnerabile (cfr. art. 90-quater c.p.p. come inserito dal d.lgs. n. 212/2015), con ogni conseguenza procedimentale che ne deriva. f) Vi è l'obbligo, per il P.M., di notiziare il Trib. per i minorenni (art. 609-decies) se il reato è commesso ai danni di un minorenne ovvero da uno dei genitori di un minorenne a danno dell'altro. BibliografiaLeopizzi, L’attuazione del principio della “riserva di codice” in materia penale (d.lgs. 1 marzo 2018, n. 21), in ilPenalista, 23 marzo 2018 ; Militello, La tratta di esseri umani: la politica criminale multilivello e la problematica distinzione con il traffico di migranti, in Riv. it. dir. e proc. pen., fasc. 1, 1 marzo 2018, 86; Pompei, La tratta di persone: l’attuale sistema di tutela penale alla luce dei più recenti interventi legislativi, in Cass. Pen. 2015; Rosella, Persona (delitti contro la) (dir. pen. navig.), in Dig. pen. 1995.
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