Codice Civile art. 130 - Atto di celebrazione del matrimonio.

Giuseppe Buffone
aggiornato da Annachiara Massafra

Atto di celebrazione del matrimonio.

[I]. Nessuno può reclamare il titolo di coniuge e gli effetti del matrimonio, se non presenta l'atto di celebrazione estratto dai registri dello stato civile [107, 109].

[II]. Il possesso di stato, quantunque allegato da ambedue i coniugi, non dispensa dal presentare l'atto di celebrazione [131, 132 2].

Inquadramento

Gli artt. 130-133 regolano gli aspetti relativi alle prove della celebrazione del matrimonio. L'art. 130 muove dalla prova principe del vincolo matrimoniale, ossia l'atto di celebrazione che deve avere i contenuti previsti dall'art. 64 d.P.R. n. 396/2000 e, in primis, il nome e il cognome, il luogo e la data di nascita, la cittadinanza e la residenza degli sposi; il nome, il cognome, il luogo e la data di nascita e la residenza dei testimoni. L'atto di matrimonio, quindi, prova lo stato di coniuge.

Prova del matrimonio

Il possesso di stato rivela il vincolo matrimoniale nei rapporti sociali benché, in sede giurisdizionale o amministrativa, debba essere dimostrato esibendo l'atto di celebrazione: una valida dimostrazione è realizzata con la certificazione che attesta la celebrazione, non occorrendo, in questo caso, l'esibizione dell'atto originale salvo contestazioni (Finocchiaro F., in Comm. S. B., 1993, 222). Diverso è, però, il caso in cui sia proprio lo status a costituire l'oggetto del procedimento: in questo caso, l'atto di celebrazione deve essere ritualmente prodotto. Il certificato di matrimonio, attestando quanto risulta dall'atto di matrimonio, deve considerarsi un documento di secondo grado; esso, in altre parole, presuppone l'esistenza dell'atto matrimoniale e vale ad attestare quanto risulta dai registri dello Stato Civile (Sesta, 445). Ci si interroga circa la possibilità di ottenere dimostrazione dello stato coniugale per effetto della mancanza di contestazione ex art. 115 c.p.c. (e, dunque, con riferimento ai casi in cui le parti siano costituite: v. Cass. n. 22461/2015). La soluzione è preferibilmente negativa in quanto l'art. 115 cit. si applica limitatamente ai fatti disponibili e non opera, quindi, al cospetto di situazioni giuridiche soggettive che non sono nella disponibilità delle parti. L'art. 130 ha connotati rigorosi quanto alla prova del matrimonio poiché il possesso di stato, quantunque allegato da ambedue i coniugi, non dispensa dal presentare l'atto di celebrazione. Non è chiaro se siffatto regime operi anche riguardo ai terzi. Il formante letterale della disposizione e la sua ratio dovrebbero indurre ad aderire alla tesi più rigorosa che assegna carattere generale all'art. 130 ritenendo che quindi anche i terzi debbano fornire la prova dello status di coniuge mediante l'atto di matrimonio (Finocchiaro F., in Comm. S. B., 1993, 223).

Matrimonio celebrato all'estero

La prova del matrimonio celebrato all'estero è costituita dall'atto matrimoniale, in genere estratto dai registri dello Stato Civile del luogo della celebrazione (Cian, Trabucchi, 227): ciò sia che si tratti di matrimonio celebrato all'estero da cittadini stranieri, sia che si tratti di matrimonio celebrato all'estero da cittadini italiani. Giova ricordare, al riguardo, che l'art. 16 d.P.R. n. 396/2000, prevede che il matrimonio all'estero, quando gli sposi sono entrambi cittadini italiani o uno di essi è cittadino italiano e l'altro è cittadino straniero, sia assistito da pubblicità e certificazione a mezzo della trasmissione di una copia dell'atto che è rimessa a cura degli interessati all'autorità diplomatica o consolare.

Ciò nondimeno, non è detto che il matrimonio sia stato trascritto, magari al lume del regime speciale che regola il matrimonio nello stato di celebrazione (v art. 28 l. n. 218/1995): la trascrizione ha valore certificativo e non costitutivo e dunque ometterla non condiziona la validità della celebrazione (Cass. n. 17620/2013).

Matrimonio e circolazione europea dei documenti pubblici

Nuovo e più recente strumento di certificazione delle vicende matrimoniali è, per quanto riguarda lo Spazio europeo, il regolamento (UE) 2016/1191 che promuove la libera circolazione dei cittadini semplificando i requisiti per la presentazione di alcuni documenti pubblici nell'Unione europea e che modifica il regolamento (UE) n. 1024/2012. Questo strumento, si applica dal 16 febbraio 2019, promuovendo la libera circolazione dei cittadini, semplificando i requisiti per la presentazione di alcuni documenti pubblici nell'Unione europea. Un sistema per la circolazione semplificata dei documenti pubblici, in realtà, già esisteva atteso che tutti gli Stati membri dell'UE sono parti contraenti della convenzione dell'Aia del 5 ottobre 1961 riguardante l'abolizione della legalizzazione di atti pubblici stranieri («convenzione sull'apostille»): ciò nondimeno, il regolamento n. 1191/2016 mira a istituire un sistema per l'ulteriore semplificazione delle formalità amministrative per la circolazione di alcuni documenti pubblici e quindi a introdurre un ulteriore livello di cooperazione, riservata agli Stati membri (sotto quest'aspetto, il regolamento deve essere considerato uno strumento separato e autonomo rispetto alla convenzione sull'apostille). Il rapporto tra i due strumenti (Convenzione apostille e regolamento n. 1191/2016) si risolve nel senso che un'autorità di uno Stato membro non può più richiedere un'apostille quando una persona presenta un documento pubblico, rilasciato in un altro Stato Membro, cui si applica il «regolamento atti pubblici» (ciò, tuttavia, non impedisce agli Stati membri di apporre un'apostille se una persona sceglie di farne richiesta).

Il regolamento n. 1191/2016 si applica, come specificato, ad «alcuni» atti pubblici e non a tutti, ossia “ai documenti pubblici rilasciati dalle autorità di uno Stato membro conformemente alla sua legislazione nazionale e il cui obiettivo principale è accertare uno dei seguenti fatti”: nascita, esistenza in vita, decesso, nome, matrimonio, compresi la capacità di contrarre matrimonio e lo stato civile, divorzio, separazione personale o annullamento del matrimonio, unione registrata, compresi la capacità di sottoscrivere un'unione registrata e lo stato di unione registrata, scioglimento di un'unione registrata, separazione personale o annullamento di un'unione registrata, filiazione, adozione, domicilio e/o residenza, o cittadinanza, assenza di precedenti penali. 

Lo strumento in esame consente la circolazione non solo degli atti pubblici ma anche delle copie autentiche: non si applica, però, alle copie di copie autentiche. Compatibilmente con il diritto nazionale applicabile, anche il documento informatico pubblico ricade nell'ambito di applicazione del regolamento n. 1191/2016. Condicio sine qua non per l'applicabilità del regolamento è che l'atto sia “pubblico”: sono, quindi, esclusi dal suo ambito di applicazione i documenti rilasciati da privati. Deve, poi, trattarsi di atto pubblico rilasciato da uno Stato membro e non da un Paese terzo.

In virtù del regolamento n. 1191/2016, i documenti pubblici e le relative copie autentiche sono esentati da ogni forma di legalizzazione e formalità analoga. Questi atti, per circolare in modo più semplice e veloce, sono accompagnati da moduli standard multilingue che hanno il fine di eliminare la necessità della traduzione. Se una persona presenta un documento pubblico corredato di un modulo standard multilingue non è tenuta a fornire una traduzione di tale documento pubblico.

Celebrazione del matrimonio e atto matrimoniale

La Suprema Corte (Cass. n. 9218/1995), ha avuto modo di chiarire che qualora un soggetto impugni un matrimonio, sostenendone l'inesistenza, per il fatto che il relativo atto di stato civile non contiene le indicazioni previste dalla legge sull'ordinamento dello Stato Civile (oggi d.P.R. n. 396/2000: «la dichiarazione degli sposi di volersi prendere rispettivamente in marito e moglie» e «la dichiarazione fatta dall'ufficiale di stato civile che gli sposi sono uniti in matrimonio») la difesa della controparte, la quale eccepisca che l'omissione riguarda l'atto e non la celebrazione, può provare, con ogni mezzo, che tali dichiarazioni sono state rese, anche se non siano materialmente inserite nell'atto, non sussistendo la limitazione dei mezzi di prova ricavabile dagli artt. 132 e 133, atteso che il convenuto dimostra il proprio titolo di coniuge sulla base dell'atto di celebrazione estratto dai registri dello stato civile, ai sensi dell'art. 130, e che la prova, con ogni mezzo, dell'intervenuta manifestazione del consenso «ad nuptias» può sempre essere fornita allo scopo di ottenere la rettificazione dell'atto ovvero, nel corso di un'azione di stato, per integrare le risultanze degli atti dello stato civile e, quindi, modificarli, ove si accerti la incompletezza della loro redazione.

Matrimonio e trascrizione della sentenza di separazione o divorzio

La trascrizione dell'atto di matrimonio non è essenziale per ritenere esistente il vincolo e condurre un giudizio di accertamento.

Diversamente opina la giurisprudenza ove si tratti di condurre a termine un giudizio di revisione ex artt. 710 c.p.c. (oggi abrogato e sostituito dagli artt. 473-bis.47 c.p.c. e seguenti con effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023) In questo caso, si afferma che, ai fini della modifica della sentenza di separazione o divorzio pronunciata da un Autorità Giudiziaria Straniera è preliminare la trascrizione della suddetta pronuncia, trascrizione che, pur non avendo valenza costituiva ai fini della validità ed efficacia della pronuncia in quanto tale, è necessaria nel sistema del diritto internazionale privato, come modificato dalla l. n. 218/1995 che ha introdotto il riconoscimento automatico delle pronunce straniere, per la verifica del rispetto dei requisiti basilari di compatibilità con l'ordinamento italiano (art. 64 l. n. 218/1995), verifica demandata nel nuovo sistema del diritto internazionale privato all'Ufficiale dello Stato Civile salve le ipotesi di cui all'art. 67 l. n. 218/1995 e che in ogni caso non può essere compiuta nell'ambito del procedimento di revisione (Trib. Milano 20 maggio 2015).

Questa tesi non incontra il supporto della prevalente giurisprudenza che, al contrario, attesa la natura non costitutiva della pubblicità (annotazione, trascrizione), ammette il giudizio di revisione anche a fronte di titoli stranieri non registrati negli uffici pubblici italiani (Trib. Modena, n. 1625/2017).

Bibliografia

Bruno, Le controversie familiari nell'Unione Europea. Regole, fattispecie, risposte, Milano, 2018; Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Sesta ( a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario