Codice Civile art. 168 - Impiego ed amministrazione del fondo (1).

Giuseppe Buffone
aggiornato da Annachiara Massafra

Impiego ed amministrazione del fondo (1).

[I]. La proprietà dei beni costituenti il fondo patrimoniale spetta ad entrambi i coniugi, salvo che sia diversamente stabilito nell'atto di costituzione.

[II]. I frutti dei beni costituenti il fondo patrimoniale sono impiegati per i bisogni della famiglia.

[III]. L'amministrazione dei beni costituenti il fondo patrimoniale è regolata dalle norme relative all'amministrazione della comunione legale [180].

(1) Articolo così sostituito dall'art. 50 l. 19 maggio 1975, n. 151. L'art. 48 della stessa legge, ha modificato l'intitolazione di questa Sezione.

Inquadramento

La proprietà dei beni costituenti il fondo patrimoniale spetta ad entrambi i coniugi ma l'atto costitutivo può prevedere diversamente. Ciò che, invece, è certa è la destinazione dei frutti dei beni costituenti il fondo patrimoniale: essi frutti sono impiegati per i bisogni della famiglia. Quanto al profilo gestorio, l'amministrazione dei beni costituenti il fondo patrimoniale è regolata dalle norme relative all'amministrazione della comunione legale e si reputa che questa regola non sia inderogabile.

Al lume di queste considerazioni, l'atto costitutivo può essere stipulato da uno solo dei coniugi, ma, in genere e di norma, spetta ad entrambi, ai sensi dell'art. 168, la proprietà dei beni che costituiscono oggetto della convenzione; si è detto che può essere diversamente stabilito nell'atto costitutivo, con la precisazione, però, che anche nell'ipotesi in cui la costituzione del fondo non comporti un effetto traslativo, essendosi il coniuge (o il terzo costituente) riservato la proprietà dei beni, è configurabile un interesse del coniuge non proprietario alla partecipazione al giudizio eventuale che riguardi il fondo, configurandosi, dunque, un litisconsorzio necessario (Cass. n. 1242/2012).

Amministrazione

Il negozio costitutivo del fondo patrimoniale, anche quando proviene da entrambi i coniugi, è atto a titolo gratuito, senza che rilevino in contrario i doveri di solidarietà familiare che nascono dal matrimonio, posto che l'obbligo dei coniugi di contribuire ai bisogni della famiglia non comporta affatto per essi l'obbligo di costituire i propri beni in fondo patrimoniale, che ha essenza e finalità diverse ed ulteriori, consistenti non nel soddisfare i bisogni della famiglia, ma nel vincolare alcuni beni al soddisfacimento anche solo eventuale di tali bisogni, sottraendoli alla garanzia generica di tutti i creditori (Cass. n. 18065/2004). Dalla costituzione del vincolo derivano diritti e doveri di co-amministrazione in capo ai coniugi, secondo però i limiti sanciti dall'art. 169 che operano riguardo agli atti dispositivi: ne consegue che il richiamo alle norme della comunione legale riguarda gli atti di ordinaria e straordinaria amministrazione. La ricostruzione complessiva del regime non è agevole poiché la disciplina del fondo patrimoniale non risulta esaustiva, avendo il legislatore ad essa dedicato soltanto cinque articoli, all'interno dei quali non sono puntualmente delineate e distinte le diverse fasi della costituzione, della gestione, della modificazione e dell'estinzione del fondo. Non solo, ma nella disciplina adottata sono ravvisabili profili di dubbia coerenza fra i quali va evidenziato quello individuabile nella disposta attenuazione dei vincoli di inalienabilità ed inespropriabilità dei beni, rispetto alla precedente disciplina dettata in tema di patrimonio familiare (art. 167, comma 2 nella previgente formulazione). Tale attenuazione non risulta infatti in totale e assoluta sintonia con la funzione che il fondo è destinato a svolgere, incontestabilmente consistente nella istituzione di un patrimonio a sé con vincolo di destinazione dei beni a far fronte ai bisogni della famiglia e ad adempiere alle eventuali obbligazioni sorte per il soddisfacimento della detta esigenza. Più precisamente i vincoli in questione sono individuabili rispettivamente nelle limitazioni nell'amministrazione e nell'alienazione dei beni del fondo indicate dall'art. 169 (in deroga alla regola generale dettata dall'art. 1379), nonché in quella consistente nella previsione di inespropriabilità per alcuni crediti contemplata dall'art. 170 (in deroga all'art. 2740) e costituiscono lo strumento attraverso il quale l'istituto realizza nel concreto la funzione economico — sociale che il legislatore ha inteso attribuirgli.

Bibliografia

Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015.

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