Codice Civile art. 270 - Legittimazione attiva e termine (1) (2).Legittimazione attiva e termine (1) (2). [I]. L'azione per ottenere che sia dichiarata giudizialmente la paternità o la maternità (3) è imprescrittibile riguardo al figlio [2934 2]. [II]. Se il figlio muore prima di avere iniziato l'azione, questa può essere promossa dai discendenti, entro due anni dalla morte (3). [III]. L'azione promossa dal figlio, se egli muore, può essere proseguita dai discendenti [legittimi, legittimati o naturali riconosciuti] (4). [IV]. Si applica l'articolo 245 (5). (1) L’art. 7, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito il Titolo, modificando la rubrica del Titolo (la precedente era «Della filiazione»), e sostituendo la rubrica del paragrafo 2 della sezione I del capo II del libro primo del codice civile «Della dichiarazione giudiziale della paternità e della maternità naturale», con: «Capo V. "Della dichiarazione giudiziale della paternità e della maternità"» (2) Articolo così sostituito dall'art. 114 l. 19 maggio 1975, n. 151. (3) L'art. 31, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha soppresso la parola «naturale». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. (4) L'art. 31, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha soppresso le parole: «legittimi, legittimati o naturali riconosciuti». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. (5) Comma aggiunto dall'art. 31, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154. Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. InquadramentoIl d.lgs. n. 154/2013 ha apportato solo lievi modifiche rispettivamente agli artt. 270, 273, 276 e 277, onde adeguare le disposizioni citate al principio dell'unificazione dello stato di figlio, all'introduzione nel codice del concetto di responsabilità genitoriale e alla riduzione da sedici a quattordici anni dell'età necessaria per esprimere il proprio avviso in materia di azioni di stato. Regime giuridicoL'azione per ottenere che sia dichiarata giudizialmente la paternità o la maternità è imprescrittibile riguardo al figlio. La regola della imprescrittibilità è una innovazione introdotta con la riforma del 1975. In precedenza, il codice assoggettava l'azione di paternità al termine di decadenza di due anni dal raggiungimento per il figlio della maggiore età. L'assenza di un termine di prescrizione è stata sottoposta a diverse censure, soprattutto in punto di costituzionalità. La giurisprudenza della Suprema Corte (Cass. n. 6302/2007) e quella di merito (Trib. Varese 29 aprile 2011) sono però concordi nel ritenere queste censure manifestamente infondate: osservano che gli art. 269 e 270, nel nuovo testo introdotto dalla l. n. 151/1975, in tema di dichiarazione giudiziale di paternità e maternità, manifestamente non si pongono in contrasto con l'art. 30 Cost., commi 3 e 4, il quale prevede la tutela dei figli nati fuori dal matrimonio compatibilmente con i diritti della famiglia legittima, e demanda al legislatore la fissazione di limiti per la ricerca della paternità atteso che la tutela della famiglia fondata sul matrimonio, prevista dal precetto costituzionale non può tradursi nella frapposizione di ostacoli al riconoscimento dello status di figlio (Cass. n. 6289/1981). In particolare, per la Suprema Corte è manifestamente infondata la questione di illegittimità, costituzionale dell'art. 270, comma 1, nella parte in cui, affermando l'imprescrittibilità dell'azione per il riconoscimento di paternità o maternità proposta dal figlio, non prevede un termine decadenziale (Cass. n. 11934/2001; da ultimo Cass.n. 1667/2020); è in particolare da escludere la violazione dell'art. 3 Cost. in relazione al disposto del comma 2 del citato art. 270, che invece prevede un termine decadenziale per l'azione proposta dagli eredi del figlio, attesa l'evidente disomogeneità delle situazioni considerate, giacché l'imprescrittibilità dell'azione riguardo al figlio tutela l'interesse del medesimo al riconoscimento della propria filiazione, interesse che resta integro anche nell'ipotesi di decesso del presunto genitore, mentre il termine decadenziale previsto per l'azione promossa dagli eredi del presunto figlio è giustificato dal fatto che essi sono protettori di un interesse non diretto, ma solo riflesso al riconoscimento della filiazione del loro dante causa (Cass. n. 11934/2001). Peraltro, diversamente di quanto accade per i discendenti,, il diritto al riconoscimento di uno status filiale corrispondente alla verità biologica rappresenta per il figlio una componente essenziale del diritto all'identità personale, riconducibile all'art. 2 Cost. ed all'art. 8 Cedu, che accompagna la vita individuale e relazionale, e l'incertezza su tale status può determinare una condizione di disagio ed un vulnus allo sviluppo adeguato ed alla formazionedella personalità (Cass.n. 1667/2020). Se il figlio muore prima di avere iniziato l'azione, questa può essere promossa dai discendenti, entro due anni dalla morte. L'azione promossa dal figlio, se egli muore, può essere proseguita dai discendenti legittimi, legittimati o naturali riconosciuti. Si applica l'art. 245, in materia di sospensione. In caso di madre che abbia esercitato il diritto a non essere nominata al momento del parto, nel periodo susseguente alla sua morte, il figlio biologico può promuovere l'azione tesa all'accertamento del proprio status, in forza di una lettura costituzionalmente orientata dell'art. 269 c.c., essendo recessiva la tutela degli eredi in particolare ove la donna abbia dimostrato nei fatti l'originaria scelta dell'anonimato, trattando il figlio come uno dei suoi (Cass.n. 19824/2020). BibliografiaAuletta, Diritto di famiglia, Torino, 2014; Bianca C. M., Istituzioni di diritto privato, Milano, 2014; Buffone, Le novità del “decreto filiazione”, Milano, 2014; Cian-Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Finocchiaro F., in Comm. S. B., artt. 84-158, Bologna-Roma, 1993; Jemolo, in La famiglia e il diritto, in Ann. fac. giur. Univ. Catania, Napoli, 1949, 57; Oberto, La comunione legale tra i coniugi, in Tr. C.M., Milano, 2010; Perlingieri, Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015. |