Codice Civile art. 466 - Riabilitazione dell'indegno.Riabilitazione dell'indegno. [I]. Chi è incorso nell'indegnità [463] è ammesso a succedere quando la persona, della cui successione si tratta, ve lo ha espressamente abilitato con atto pubblico [2699] o con testamento [587 2]. [II]. Tuttavia l'indegno non espressamente abilitato, se è stato contemplato nel testamento quando il testatore conosceva la causa dell'indegnità, è ammesso a succedere nei limiti della disposizione testamentaria. InquadramentoLa persona della cui eredità si tratta — ed essa soltanto: nulla rileva per i fini della successione per causa di morte in favore dell'indegno la riabilitazione penale — può, attraverso la norma in commento, escludere gli effetti dell'indegnità con una apposita manifestazione di volontà, a monte della quale starà normalmente l'intento del perdono dell'autore della condotta indegna. La riabilitazione dell'indegno, in tale prospettiva, costituisce atto non patrimoniale (Ferri, in Comm. S.B., 207), quantunque tale da produrre conseguenze patrimoniali indirette rispetto alla natura e al significato dell'atto. Se inserita nel testamento, dunque, la riabilitazione dell'indegno costituisce disposizione di carattere non patrimoniale riconducibili al comma 2 dell'art. 587. Sia o no inserita nel testamento, è in ogni caso richiesta la capacità necessaria per redigere validamente testamento (art. 591), anche nel caso di riabilitazione posta in essere per atto inter vivos. La natura di atto non patrimoniale induce la dottrina ad attribuire alla riabilitazione — esclusa in ogni caso l'ipotesi di una riabilitazione tacita o per facta concludentia, stante la connotazione strettamente formale dell'atto — i caratteri dell'irrevocabilità, della personalità (il che esclude in tale ambito l'impiego della rappresentanza), dell'unilateralità, della indivisibilità, nel senso che non potrebbe ammettersi una riabilitazione parziale. In giurisprudenza si intende invece per riabilitazione parziale e tacita quella che ha luogo se l'indegno, non espressamente riabilitato, è stato contemplato nel testamento quando il testatore conosceva la causa dell'indegnità, e consente la successione dell'indegno nei limiti della disposizione testamentaria (Cass. n. 1689/1964). Nel caso della non espressa riabilitazione dell'indegno, se è stato contemplato nel testamento non viene meno l'indegnità a succedere, ma viene soltanto conferita efficacia alla disposizione testamentaria nei limiti risultanti dalla scheda, con la conseguenza che null'altro può essere conseguito, neppure nel caso di violazione dalla legittima altrimenti spettante all'erede non indegno (Ferri, in Comm. S.B., 211). BibliografiaCariota-Ferrara, Le successioni per causa di morte, Napoli, 1991; Prestipino, Delle successioni in generale, in Comm. c.c. diretto da De Martino, Roma 1981. |