Codice Civile art. 527 - Sottrazione di beni ereditari.

Mauro Di Marzio

Sottrazione di beni ereditari.

[I]. I chiamati all'eredità, che hanno sottratto o nascosto beni spettanti all'eredità stessa, decadono dalla facoltà di rinunziarvi e si considerano eredi puri e semplici, nonostante la loro rinunzia [476, 494].

Inquadramento

La disposizione in commento disciplina una delle figure di accettazione ope legis previste dalla legge, accanto a quella considerata dall'art. 485, commi 2 e 3, il quale si riferisce al possessore dei beni ereditari che non compie l'inventario entro il termine previsto, ed all'art. 586 che si riferisce all'acquisto, da parte dello Stato, dell'eredità in mancanza di altri successibili.

La previsione dell'art. 527 contempla dunque un acquisto della qualità di erede che prescinde dalla volontà di accettare, sia pure tacita, e considera erede puro e semplice colui che sottrae o nasconde i beni ereditari, assolvendo ad una esigenza di garanzia dei creditori del de cuius, ai quali non può essere opposto un esonero di responsabilità attraverso il beneficio d'inventario o la rinunzia (Cass. n. 21348/2014).

Secondo la dottrina, la sottrazione o nascondimento previsti dalla norma deve aver luogo dopo l'apertura della successione e prima della rinuncia all'eredità: difatti, se compiuta prima dell'apertura della successione o dopo la rinunzia all'eredità, la sottrazione ha per oggetto beni di terzi (Ferri, in Comm. S.B. 1970, 135).

In giurisprudenza è stato viceversa affermato che l'art. 527 è applicabile non soltanto nei confronti del chiamato, il quale abbia commesso gli atti di sottrazione o di nascondimento prima della rinunzia all'eredità, ma anche nei confronti del chiamato il quale abbia posto in essere tali atti in un momento successivo alla rinuncia, purché il diritto di accettare l'eredità non sia prescritto e questa non sia stata accettata da altri chiamati (Cass. n. 6412/1984).

È da escludere l'applicabilità del congegno in discorso nei confronti degli incapaci, i quali non possono diventare eredi puri e semplici (Ferri, in Comm. S.B. 1970, 136; Capozzi, 316).

La condotta di sottrazione o nascondimento si deve connotare dal punto di vista soggettivo dall'intento di depauperare l'eredità, mentre si ritiene non assumano rilievo comportamenti tenuti nella plausibile convinzione di operare su una cosa propria (Cicu, in Tr. C. M. 1961, 144; Ferri, in Comm. S.B. 1970, 136).

Bibliografia

Capozzi, Successioni e donazioni, Milano, 2009; Natoli, L'amministrazione dei beni ereditari, I, L'amministrazione durante il periodo antecedente all'accettazione dell'eredità, Milano, 1968.

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