Codice Civile art. 596 - Incapacità del tutore e del protutore.

Mauro Di Marzio

Incapacità del tutore e del protutore.

[I]. Sono nulle le disposizioni testamentarie della persona sottoposta a tutela in favore del tutore, se fatte dopo la nomina di questo [346] e prima che sia approvato il conto [386] o sia estinta l'azione per il rendimento del conto medesimo [387], quantunque il testatore sia morto dopo l'approvazione. Questa norma si applica anche al protutore, se il testamento è fatto nel tempo in cui egli sostituiva il tutore [360].

[II]. Sono però valide le disposizioni fatte in favore del tutore o del protutore che è ascendente, discendente, fratello, sorella o coniuge del testatore.

Inquadramento

La norma in commento, unitamente alle due che la seguono, contempla in caso di incapacità di ricevere per testamento determinata non già dai rapporti di parentela tra il testatore ed il chiamato, bensì alla posizione di vigilanza esercitata testatore da taluni soggetti, con conseguente possibilità di influenzare la volizione del de cuius.

La norma si riferisce a soggetti capaci di testare ma che sono sottoposti a tutela. Vengono così in questione le posizioni degli interdetti legali, sempre che non abbiano subito condanna all'ergastolo, i quali, pur essendo incapaci di agire e, come tale, sottoposti a tutela, conservano la capacità di testare. Quanto agli interdetti giudiziali, i quali sono in linea di principio incapaci di testare ai sensi dell'art. 591, essi rientrano nella previsione della norma nella sola ipotesi in cui, essendo stata revocata l'interdizione ed avendo così la persona già interdetta riacquistato la capacità di testare, il tutore non abbia ancora presentato il conto, ovvero questo non sia stato ancora approvato (Giannattasio, 1961, 88).

La stessa disciplina è prevista per le disposizioni a favore del protutore se fatte nel tempo in cui egli sostituiva il tutore. Viceversa la norma non si applica al rapporto tra curatore ed inabilitato, giacché non è pensabile l'estensione analogica dell'applicazione di una norma restrittiva della capacità (Cicu, 1969, 182). La nullità è invece esclusa quando il tutore e il protutore sono ascendenti, discendenti, fratello, sorella o coniuge del testatore, presumendosi in tal caso che la disposizione sia stata motivata dalla relazione di parentela e non dalla pressione esercitata dal tutore o protutore.

La nullità in discorso va verificata in relazione al rapporto sussistente tra testatore e beneficiario al momento della redazione del testamento. Esso è ritenuta suscettibile di sanatoria in applicazione della norma dettata dall'art. 590.

Quanto all'amministratore di sostegno è stato affermato che 'amministrazione di sostegno si configura come cd. sostitutiva o mista, laddove presenta caratteristiche affini alla tutela, poiché l'amministrato, pur non essendo tecnicamente incapace di compiere atti giuridici, non è comunque in grado di determinarsi autonomamente in difetto di un intervento, appunto sostitutivo ovvero di ausilio attivo, dell'amministratore; viene, invece, definita amministrazione puramente di assistenza quando si avvicina alla curatela, in relazione alla quale l'ordinamento non prevede i divieti di ricevere per testamento e donazione. Ne discende che, nel caso dell'amministrazione di mera assistenza, il beneficiato è pienamente capace di disporre del suo patrimonio, anche per testamento e con disposizione in favore dell'amministratore di sostegno, a prescindere dalla circostanza che tra i due soggetti, amministratore e beneficiato, sussistano vincoli di parentela di qualsiasi genere, o di coniugio, ovvero una stabile condizione di convivenza (Cass. II, n. 6079/2020).  

Bibliografia

Allara, Principi di diritto testamentario, Torino, 1957; Azzariti-Martinez-Azzariti, Successioni per causa di morte e donazioni, Padova, 1973; Cannizzo, Successioni testamentarie, Roma, 1996; Capozzi, Successioni e donazioni, I, Milano, 1983; Cicu, Testamento, Milano, 1969; Di Marzio-Matteini Chiari, Le successioni testamentarie, Milano, 2013; Giampiccolo, Il contenuto atipico del testamento, Milano, 1954; Giannattasio, Delle successioni. Successioni testamentarie, in Comm. cod. civ., Torino, 1961; Greco, Progetto di testamento, minuta di testamento, testamento olografo. Criteri di distinzione, in Giur. compl. Cass. civ. 1953, V, 714-719; Lipari, Autonomia privata e testamento, Milano, 1970; Marmocchi, Forma dei testamenti, Successioni e donazioni, I, Padova, 1994; Pasetti, La sanatoria per conferma del testamento e della donazione, Padova, 1953; Rescigno, Interpretazione del testamento, Napoli, 1952; Rescigno, Il “progetto” di testamento, in Foro it. I, 1954, 1243-1247; Scalia, Confermabilità del testamento orale: prova della volontà del de cuius, certezza dei rapporti e funzione notarile. Alcune riflessioni sul tema, in Riv. not. 1994, II, 166-170; Sibilia, Delle successioni testamentarie. Disposizioni generali. Della capacità di disporre del testamento. Della capacità di ricevere per testamento, in Cod. Civ. annotato, diretto da Perlingieri, Torino, 1980; Trabucchi, A proposito dell'efficacia di una “minuta” di testamento olografo, in Giur. it. I, 2, 1953,313-318, Triola, Il testamento, Milano, 1998; Venditti, Un caso controverso di disposizione testamentaria orale eseguita volontariamente ai sensi dell'art. 590, in Dir. e giust. 1989, 408-433; Vismara, Codicillo, in Enc. dir., VII, Milano, 1960, 290-295.

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