Codice Civile art. 725 - Prelevamenti.Prelevamenti. [I]. Se i beni donati non sono conferiti in natura [746, 750], o se vi sono debiti da imputare alla quota di un erede a norma del secondo comma dell'articolo precedente, gli altri eredi prelevano dalla massa ereditaria beni in proporzione delle loro rispettive quote [1113 4]. [II]. I prelevamenti, per quanto è possibile, si formano con oggetti della stessa natura e qualità di quelli che non sono stati conferiti in natura. InquadramentoCome il precedente art. 724, la norma in commento mira a ristabilire l'uguaglianza tra i condividenti ai fini della realizzazione della divisione, qualora vi siano tra i condividenti stessi donatari dal de cuius ovvero debitori verso il defunto o verso i coeredi in dipendenza del rapporto di comunione finché lo stesso è perdurato. I prelevamenti compensativiCostituiscono titolo per i prelevamenti compensativi di cui all'art. 725 la collazione di donazioni effettuate dal de cuius in favore di taluno dei condividenti; l'esistenza di debiti di taluno dei condividenti verso il de cuius; l'esistenza di debiti di taluno dei condividenti verso gli altri coeredi, sorti in dipendenza del rapporto di comunione. In presenza di tali presupposti, i prelevamenti rappresentano un'alternativa al conferimento in natura, consentendo agli altri eredi di prelevare, appunto, dalla massa ereditaria beni in proporzione delle loro rispettive quote. I prelevamenti, per quanto è possibile, si formano con beni della stessa natura e qualità di quelli che non sono stati conferiti in natura, con riferimento al valore che gli stessi avevano al tempo dell'apertura della successione e non già al momento della divisione, perché detti prelevamenti, pur costituendo una delle fasi in cui si attua la divisione, non si identificano con le operazioni divisionali vere e proprie, avendo, al pari della collazione, il prevalente scopo di assicurare la parità di trattamento fra coeredi donatari e coeredi non donatari (Cass. n. 3235/2000). La giurisprudenza di merito ha osservato che se i beni esistenti nella massa non sono sufficienti ai prelevamenti, perché il donatario ha ricevuto con la donazione un valore maggiore della quota, ciò determina l'insorgere in favore dei non donatari, non di un diritto reale o personale sull'oggetto donato, ma di un diritto di credito (eventualmente tutelabile con lo strumento del sequestro conservativo) avente ad oggetto l'equivalente monetario dell'eccedenza. Ne deriva che eventuali contrasti fra coeredi sull'oggetto della collazione non possono mai dai luogo ad una lite sulla proprietà o sul possesso dei beni donati idonea a giustificare la misura cautelare del sequestro giudiziario (Trib. Roma, 28 febbraio 2003). In ogni caso, secondo la giurisprudenza di legittimità, nell'ambito delle operazioni di divisione ereditaria, il sistema dei prelevamenti compensativi, a favore dei coeredi nei cui confronti altro coerede si sia reso debitore in dipendenza dei rapporti di comunione, non ha carattere obbligatorio, potendo conseguirsi un risultato analogo mediante una ripartizione proporzionale del credito ed il suo soddisfacimento in sede di formazione delle porzioni (Cass. n. 3118/1993). BibliografiaBonilini, Divisione, in Dig. Civ., Torino, 1990, 487 e ss.; Mora, Il contratto di divisione, Milano, 1994, 1 e ss.; Mora, La divisione. Effetti, garanzie e impugnative, Milano, 2014, 1 e ss.; Pischetola, La divisione contrattuale. Profili civilistici e fiscali, Roma, 1 ss. |