Codice Civile art. 882 - Riparazioni del muro comune.Riparazioni del muro comune. [I]. Le riparazioni e le ricostruzioni necessarie del muro comune sono a carico di tutti quelli che vi hanno diritto [877] e in proporzione del diritto di ciascuno [1104], salvo che la spesa sia stata cagionata dal fatto di uno dei partecipanti. [II]. Il comproprietario di un muro comune può esimersi dall'obbligo di contribuire nelle spese di riparazione e ricostruzione, rinunziando al diritto di comunione [1070, 1350 n. 5, 2643 n. 5], purché il muro comune non sostenga un edificio di sua spettanza. [III]. La rinunzia non libera il rinunziante dall'obbligo delle riparazioni e ricostruzioni a cui abbia dato causa col fatto proprio. InquadramentoLa norma in commento si preoccupa di disciplinare il carico delle spese qualora intervengano interventi manutentivi del muro comune, stabilendo che le riparazioni e le ricostruzioni necessarie dello stesso muro sono a carico di tutti quelli che vi hanno diritto ed in proporzione del diritto di ciascuno, a meno che ovviamente la spesa sia stata cagionata dal fatto di uno dei partecipanti. Viene contemplata, altresì, la possibilità, in capo ad un comproprietario di un muro comune, di esimersi dall'obbligo di contribuire nelle suddette spese di riparazione e ricostruzione, rinunciando al diritto di comunione sullo stesso, alla condizione però il muro comune non sostenga un edificio di sua spettanza. Resta fermo che tale eventuale rinuncia non libera il rinunciante dall'obbligo delle riparazioni e ricostruzioni a cui abbia dato causa con il fatto proprio; a carico di costui, nonostante la rinuncia, rimarrà l'obbligo di provvedere a sue spese alle riparazioni e ricostruzioni necessarie. È invece esclusa la facoltà di rinuncia, quando, in base al comma 2, il muro comune sostenga un edificio di proprietà del rinunciante, e la norma trova la sua giustificazione nel fatto che, anche dopo la rinuncia, il condomino continuerebbe di fatto ad usufruire del muro al cui godimento avrebbe rinunciato solo in astratto. Presupposti dell'obbligo di riparazione e ricostruzioneLa norma in commento risulta un'applicazione dei principi generali abbastanza pacifici, per cui la giurisprudenza ha avuto modo soltanto di individuare, in alcuni casi, gli effettivi presupposti perché sorga il contemplato obbligo di riparazione e ricostruzione del muro comune. Invero, ai sensi dell'art. 882, comma 1, le riparazioni e le ricostruzioni necessarie del muro comune sono a carico di tutti i comproprietari in proporzione alle rispettive quote, salvo che la spesa sia stata cagionata dal fatto di uno dei partecipanti, nel qual caso l'obbligo di riparare il muro comune è posto per l'intero a chi abbia cagionato il fatto che ha dato origine alla spesa; ne consegue che, qualora il danno subito dalla cosa comune sia imputabile ad uno dei due comproprietari, l'altro può agire nei confronti del danneggiante per il risarcimento dei danni per equivalente solo nei limiti dell'importo corrispondente alla spesa necessaria per la riparazione su lui gravante in proporzione al suo diritto di comproprietà, e non anche per la parte di esborso dovuta dal comproprietario danneggiante (Cass. II, n. 20733/2012). Rinuncia al diritto di comunioneLa dottrina ha analizzato l'ipotesi della rinuncia al diritto di comunione. Invero, costituendo la comunione del muro un'ipotesi di comunione necessaria, il condomino che voglia liberarsi dall'obbligo di contribuzione ha un unico, estremo, rimedio a sua disposizione, e cioè rinunciare allo stesso diritto di comunione; si ritiene, in proposito, che tale rinuncia comprenda sia il muro sia il suolo sottostante, posto che entrambi formano oggetto della comunione, mentre non sembra ammissibile una rinuncia parziale, limitata cioè alla parte di muro per cui sono necessarie le riparazioni, e ciò in quanto il comma 2 parla di rinuncia al diritto di comunione in generale, senza alcuna limitazione (Albano, in Tr. Res., 1982, 588). Resta inteso che la rinuncia è atto unilaterale, che non ha quindi bisogno dell'accettazione da parte degli altri condomini; essendo un atto di trasferimento di diritti sopra immobili richiede la forma scritta ad substantiam e la trascrizione per essere opposta ai terzi. Dalla rinuncia consegue l'abbandono della quota e il conseguente accrescimento in favore degli altri condomini, sui quali si riversa automaticamente l'onere delle spese per la quota del rinunciante; quest'ultimo, essendo ormai estraneo alla comunione, non potrà esigere che le riparazioni siano effettivamente compiute, né che la rinuncia sia dichiarata inefficace per l'omessa esecuzione dei lavori (De Martino, in Comm. S. B., 1976, 318). BibliografiaAlvino, Costruzione su fondi non contigui ed osservanza delle distanze, in Giust. civ., 1983, I, 156; Benedetti, Distanze legali tra costruzioni: il punto sull'applicazione dell'art. 873 c.c., in Riv. giur. edil. 1999, I, 456; De Cupis, Sulla distanza legale tra costruzioni, in Giust. civ. 1982, II, 431; De Giovanni, Rapporti di vicinato, Milano, 2013; Del Bene, Distanze tra costruzioni, in Enc. giur., XI, Roma, 1996; Fusaro, Le distanze nelle costruzioni, in Nuova giur. civ. 1986, II, 165; Galletto, Distanze fra costruzioni, in Dig. civ., VI, Torino, 1990; Terzago G. - Terzago P., I rapporti di buon vicinato, Milano, 1996. |