Codice Civile art. 1056 - Passaggio di condutture elettriche.Passaggio di condutture elettriche. [I]. Ogni proprietario è tenuto a dare passaggio per i suoi fondi alle condutture elettriche, in conformità delle leggi in materia (1). (1) V. artt. 119 ss. r.d. 11 dicembre 1933, n. 1775; l. 13 dicembre 1964, n. 1341 e l. 28 giugno 1986, n. 339. InquadramentoSulla servitù di acquedotto coattivo disciplinata nei precedenti artt. 1033 ss., viene modellata la servitù di elettrodotto coattivo, a cui il codice civile dedica una sezione ad hoc, la V, proprio per l'importanza che l'energia elettrica ha assunto nella vita moderna. In questa prospettiva, la norma in commento stabilisce che ogni proprietario è tenuto a dare passaggio per i suoi fondi alle condutture elettriche, in conformità della legislazione speciale in materia (artt. 119 ss. r.d. n. 1775/1933; l. n. 1341/1964; l. n. 339/1986). Resta inteso che titolare della servitù di elettrodotto costituita allo scopo di assicurare la fornitura di energia elettrica ad un fondo non è il proprietario di questo ma il fornitore dell'energia. Dal canto suo, il proprietario del fondo sul quale viene installato, di fatto, un elettrodotto ha interesse soltanto all'accertamento dell'illecito ed al risarcimento dei danni subiti, ma non può chiedere la regolarizzazione della situazione, con la costituzione della servitù coattiva di elettrodotto. Nonostante sia disciplinato dal codice civile come servitù, in specifico coattiva, non del tutto pacifica è la sua natura per la dottrina. Alcuni autori ritengono che si tratti di un diritto reale sui generis (Grosso-Deiana, 1826). Per altri, la “semplice” collocazione, nel codice, della fattispecie tra le servitù prediali elude ogni disputa sulla natura del suddetto diritto (Giovene, La servitù industriale, Napoli, 1946, 46). Altri ancora, evidenziano, più o meno negli stessi termini, che è la stessa legge speciale a parlare espressamente di servitù e che, pertanto, si è in presenza di una trattazione e regolamentazione tipica e caratteristica di quella tipica e caratteristica servitù (Tamburrino, Le servitù, in Giurisprudenza sistematica di diritto civile e commerciale, Torino, 1968, 556). Infine, altri ritengono, più cautamente, che la collocazione di esso tra le servitù abbia soltanto un peso relativo, in quanto occorre verificare in ogni singolo caso l'esistenza o meno di tutti i requisiti assolutamente necessari all'esistenza di una servitù (Branca, in Comm. S.B. 1979, 246). Resta inteso (Cass. III, n. 20985/2012) che L'art. 121 r.d. n. 1775/1933, in forza del quale la servitù di elettrodotto conferisce all'utente la facoltà di infiggere supporti o ancoraggi per conduttori aerei sui muri esterni, rimanendo tale facoltà di appoggio assoggettata a limiti e condizioni, deve interpretarsi nel senso che non sia comunque consentita la costituzione di una servitù di elettrodotto gravante sui locali all'interno delle proprietà private. Ammissibilità di servitù di elettrodotto atipicheIn tema di servitù di elettrodotto, si è precisato (Cass. II, n. 5606/1996) che la normativa contenuta nell'art. 119 r.d. n. 1775/1933, non è né esclusiva né inderogabile, ma rappresenta solo il paradigma normale sul quale si modella detta servitù e non esclude pertanto che questa possa essere costituita anche per libera convenzione o negli altri modi previsti dall'ordinamento giuridico, ivi compresa l'usucapione. Resta inteso che, dall'espressa derogabilità dell'art. 122 del r.d. n. 1775/1933, discende che il proprietario del fondo servente, pur avendo la facoltà di eseguire sul suo fondo qualunque innovazione che obblighi l'esercente dell'elettrodotto a rimuovere o collocare diversamente le condutture e gli appoggi, senza essere tenuto ad indennizzi o rimborsi, può, tuttavia, validamente decidere di non esercitare la suddetta facoltà e - nell'esercizio della propria autonomia negoziale - di accollarsi le spese di ricollocazione di condutture e appoggi (Cass. II, n. 10929/2023). Poteri del giudiceNel giudizio per la pronuncia di sentenza costitutiva della servitù di elettrodotto, il giudice ha il potere di valutare se il percorso autorizzato riesca il meno pregiudizievole possibile al fondo servente, o se è necessario modificarlo a tal fine, atteso che l'autorizzazione amministrativa del relativo impianto, quando l'ente pubblico invece di seguire la via espropriativa abbia discrezionalmente preferito servirsi della costituzione coattiva della servitù iure privatorum, integra gli estremi di un mero presupposto, di per sé inidoneo per il successivo insorgere della servitù di elettrodotto, che ha come titolo unicamente la pronuncia del giudice, che la pone in essere previo pagamento della relativa indennità (Cass. I, n. 5864/1993). Preventiva autorizzazione dell'impiantoPer l'imposizione di servitù di elettrodotto con sentenza del giudice, il presupposto della preventiva autorizzazione all'impianto della linea da parte della competente autorità, che costituisce una condizione dell'azione, sussiste indipendentemente dal fatto che i termini fissati per l'autorizzazione stessa, in connessione con la dichiarazione di pubblica utilità dell'elettrodotto, siano scaduti, trattandosi di circostanza rilevante solo al diverso fine dell'improseguibilità del procedimento amministrativo di imposizione della servitù medesima in via espropriativa (Cass. II, n. 483/2002). Determinazione dell'indennitàSul versante economico, i giudici di legittimità hanno chiarito che, in tema di servitù di elettrodotto, ai fini della determinazione dell'indennità di asservimento, la diminuzione di valore che il suolo subisce per l'imposizione della predetta servitù, a norma dell'art. 123, comma 1, r.d. n. 1775/1933, deve tenere conto, laddove si tratti di suolo appartenente ad un'azienda agricola, della riduzione del valore venale del fondo, per l'eventuale riduzione quantitativa e qualitativa della produttività agricola che si dimostri prodotta dal passaggio dell'elettrodotto (Cass. I, n. 17680/2010). L'indennità spettante al proprietario del fondo sul quale sia stata giudizialmente costituita servitù di elettrodotto deve essere liquidata sulla base dei criteri di cui all'art. 123 t.u. n. 1775/1933 e non sulla base di quelli di cui all'art. 16 l. n. 865/1971 propri della sola procedura ablatoria (Cass. I, n. 10631/1999). BibliografiaBiondi, Le servitù, Milano 1967; Caruso - Spanò, Le servitù prediali, Milano 2013; De Tilla, Servitù prediali, in Enc. dir., XIV, Milano, 2007; Gallucci, Servitù prediali: natura, funzione e contenuto del diritto, in Il Civilista, 2010, n. 3, 79; Grosso - Deiana, Le servitù prediali, Torino, 1963; Musolino, Servitù prediali: l'estinzione per rinunzia, in Riv. not. 2013, 368; Terzago G. - Terzago P., Le servitù prediali - Volontarie - Coattive - Pubbliche - Costituzione - Esercizio - Estinzione - Tutela - Le singole servitù, Milano, 2007; Vitucci, Servitù prediali, in Dig. civ., XVIII, Torino 1998; Zaccheo, La tutela possessoria della servitù, in Giust. civ. 1982, II, 215. |