Codice Civile art. 1065 - Esercizio conforme al titolo o al possesso.

Alberto Celeste

Esercizio conforme al titolo o al possesso.

[I]. Colui che ha un diritto di servitù non può usarne se non a norma del suo titolo o del suo possesso [1066]. Nel dubbio circa la estensione e le modalità di esercizio, la servitù deve ritenersi costituita in guisa da soddisfare il bisogno del fondo dominante col minor aggravio del fondo servente [1067].

Inquadramento

La norma in commento stabilisce che colui che ha un diritto di servitù non può usarne se non a norma del suo titolo o del suo possesso, e, nel dubbio circa l'estensione e le modalità di esercizio, la servitù deve ritenersi costituita in guisa da soddisfare il bisogno del fondo dominante con il minor aggravio del fondo servente. La prima parte della disposizione de qua ribadisce un principio che sembrerebbe comunque pacifico, nel senso che l'esercizio della servitù deve essere correlato al titolo o al possesso e, parimenti, indica che il titolo ed il possesso costituiscono, oltre al fondamento, il limite delle modalità di esercizio: una fonte derivativa la prima, vale a dire la convenzione, e la seconda a titolo originario, ossia l'usucapione. Per il resto, si conferma così il principio del c.d. minimo mezzo, nel senso che l'estensione e le modalità di esercizio devono essere esercitate, usando una terminologia romana, civiliter. Pertanto, nella servitù costituita in base a titolo negoziale, ove sussista dubbio circa la sua estensione o le modalità del suo esercizio, deve ritenersi che essa sia stata costituita in guisa da soddisfare il bisogno del fondo dominante con il minore aggravio del fondo servente, senza che l'esercizio concreto di tale servitù, cioè il suo possesso, possa assumersi per determinarne autonomamente l'estensione e le modalità di esercizio, come accade, invece, per le servitù sorte per usucapione.

Titolo e possesso

In argomento, si è affermato (Cass. II, n. 1616/2014) che, in forza del principio tantum praescriptum quantum possessum, la servitù è acquistata per usucapione in esatta corrispondenza con l'utilizzazione delle opere visibili e permanenti destinate al suo esercizio, protrattasi continuativamente per venti anni, il contenuto del diritto essendo determinato dalle specifiche modalità con cui, di fatto, se ne è concretizzato il possesso, sicché ogni apprezzabile variazione delle modalità possessorie interrompe il corso dell'usucapione e dà luogo a una nuova decorrenza del relativo termine.

Inoltre, nel dubbio circa l'estensione o le modalità di esercizio, la servitù acquistata in virtù di un titolo negoziale deve ritenersi costituita, ai sensi dell'art. 1065, in modo da soddisfare il bisogno del fondo dominante con il minor aggravio del fondo servente, senza che al riguardo possa assumere rilevanza l'esercizio concreto della stessa, cioè il suo possesso, come invece avviene per le servitù acquistate per usucapione (Cass. II, n. 4222/2007).

La servitù costituita a favore di un determinato fondo, ove ad esso ne venga unito un altro, non si estende a favore di questo, dovendo i due fondi originari, costituenti ormai un insieme, rimanere distinti ai fini della servitù, senza, tuttavia, che al dominus del nuovo più esteso fondo, come tale legittimato a muoversi in ogni parte del medesimo, ne possa essere imposta la divisione allo scopo di salvaguardare il fondo servente, la cui tutela può rinvenirsi solo nell'art. 1067, in caso di uso della servitù divenuto più oneroso; tale uso, peraltro, se a vantaggio della porzione esclusa dalla servitù, non giova a configurare un possesso estensivo della servitù stessa all'intero fondo, poiché la presunzione della riferibilità della servitù a tutto il fondo dominante è escluso dal titolo e gli atti di possesso, afferenti alla porzione dominante, sono inespressivi di uno ius possessionis più esteso dello ius possidendi, salvo che non intervengano situazioni di fatto tali da rendere manifesto l'asservimento a favore della porzione esclusa dal titolo (Cass. II, n. 10447/2001).

Criterio del minor aggravio

La dottrina ritiene che la seconda parte della norma de qua sia applicabile se il titolo è del tutto generico o tace sull'estensione e sulle modalità della servitù; se, invece, vi sono clausole contrattuali specifiche, la norma si applica solo nell'ipotesi in cui l'interpretazione dell'atto costitutivo risulti di difficile comprensione (Branca, in Comm. S.B. 1979, 348). Peraltro, i due criteri del bisogno del fondo dominante e del minore aggravio del fondo servente non si escludono, né si sommano, ma si coordinano tra loro, dando luogo ad un necessario contemperamento tra bisogno ed aggravio (Biondi, 418). Secondo l'orientamento prevalente, partendo dall'individuazione del bisogno del fondo dominante, occorre fare riferimento al momento in cui la servitù è sorta (Branca, in Comm. S.B. 1979, 352). Altri, invece, sostengono che debba essere utilizzato il criterio della normale prevedibilità delle parti al momento della costituzione della servitù (Grosso — Deiana, 234).

Ad avviso della giurisprudenza, una servitù di passaggio sul fondo del vicino costituita convenzionalmente non può esercitarsi, in difetto di specificazione del titolo, ad libitum del proprietario del fondo dominante, dovendo individuarsi il locus servitutis alla stregua dell'art. 1065, per il quale la servitù deve ritenersi costituita in guisa da soddisfare il bisogno del proprietario del fondo dominante con il minor aggravio di quello servente, tenendo conto della situazione dei luoghi, dell'estensione, della natura e delle esigenze dei fondi (Cass. II, n. 145/1993).

In materia di servitù prediali, solamente quando permangano dubbi circa l'interpretazione del titolo costitutivo in ordine all'estensione e alle modalità di esercizio della servitù, il giudice è tenuto ad applicare il criterio sussidiario del minore aggravio per il fondo servente, di cui all'art. 1065 (Cass. II, n. 7564/2017; Cass. II, n. 8261/2002). Specificando il concetto, si è affermato che, ai sensi del combinato disposto degli artt. 1063, 1064 e 1065, l'estensione e l'esercizio delle servitù costituite mediante convenzione devono essere individuati, in caso di lacunosità o imprecisione del titolo, secondo il criterio sussidiario del contemperamento delle esigenze del fondo dominante con il minore aggravio di quello servente, tenendo conto, con riferimento all'epoca della loro costituzione, dello stato dei luoghi, della naturale destinazione dei fondi e degli altri elementi rivelatori della utilitas da soddisfare, con una valutazione ispirata ai normali criteri di prevedibilità (Cass. II, n. 15046/2018: nella specie, si era ritenuto che, nel definire le modalità e il contenuto del diritto di transito, dovesse essere accertato lo stato di fatto originario dei luoghi sulla base delle mappe catastali e della relazione illustrativa al piano di recupero, valorizzando la volumetria preesistente e quella successivamente realizzata, la destinazione dei fondi e la vicinanza al centro urbano alla luce delle innovazioni prevedibili al momento della costituzione del peso).

Resta inteso (Cass. II, n. 14546/2012) che, al fine della valida costituzione negoziale di una servitù, non è necessaria l'indicazione espressa dell'estensione e delle modalità di esercizio della servitù, in quanto, in mancanza, soccorrono le norme suppletive di cui all'art. 1064, secondo cui il diritto di servitù comprende tutto ciò che è necessario per usarne, e all'art. 1065, secondo cui colui che ha un diritto non può usarne se non a mezzo del suo titolo e del suo possesso, con la conseguenza che, solo nel dubbio circa l'estensione e le modalità di esercizio, la servitù deve ritenersi costituita in guisa da soddisfare il bisogno del fondo dominante con il minor aggravio del fondo servente.

Bibliografia

Biondi, Le servitù, Milano 1967; Caruso - Spanò, Le servitù prediali, Milano 2013; De Tilla, Servitù prediali, in Enc. dir., XIV, Milano, 2007; Gallucci, Servitù prediali: natura, funzione e contenuto del diritto, in Il Civilista, 2010, n. 3, 79; Grosso - Deiana, Le servitù prediali, Torino, 1963; Musolino, Servitù prediali: l'estinzione per rinunzia, in Riv. not. 2013, 368; Terzago G. - Terzago P., Le servitù prediali - Volontarie - Coattive - Pubbliche - Costituzione - Esercizio - Estinzione - Tutela - Le singole servitù, Milano, 2007; Vitucci, Servitù prediali, in Dig. civ., XVIII, Torino 1998; Zaccheo, La tutela possessoria della servitù, in Giust. civ. 1982, II, 215.

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