Codice Civile art. 1266 - Obbligo di garanzia del cedente.Obbligo di garanzia del cedente. [I]. Quando la cessione è a titolo oneroso, il cedente è tenuto a garantire l'esistenza del credito al tempo della cessione. La garanzia può essere esclusa per patto, ma il cedente resta sempre obbligato per il fatto proprio [1487 2]. [II]. Se la cessione è a titolo gratuito, la garanzia è dovuta solo nei casi e nei limiti in cui la legge pone a carico del donante la garanzia per l'evizione [797]. InquadramentoLa garanzia per l'inesistenza del credito (nomen verum) opera fisiologicamente nel caso di cessione a titolo oneroso; si traduce nella garanzia per l'evizione nel caso di cessione a titolo gratuito dove opera entro i limiti indicati. Nella prima ipotesi il cedente è tenuto a garantire che il credito esistesse nel momento in cui la cessione si è perfezionata. La responsabilità del cedente ha natura oggettiva, ossia prescinde dalla colpa del cedente stesso e non consente a quest'ultimo di liberarsi offrendo la prova di cui all'art. 1218; inoltre costituisce un effetto naturale del negozio di cessione a titolo oneroso (Mancini, in Tr. Res., 1999, 393). Lo scopo della previsione in ordine al riconoscimento della garanzia è quello di apprestare un'adeguata tutela al cessionario, il quale — a causa dell'evidente difficoltà di accertare l'effettiva esistenza del diritto oggetto di trasferimento — può facilmente trovarsi esposto al rischio di incorrere in manovre fraudolente in suo danno, poste in essere dal cedente. Resta fermo però che le parti del negozio di cessione possono concordare l'esclusione di tale garanzia; in ogni caso la garanzia opererà, nonostante il patto contrario, qualora l'inesistenza del credito dipenda da un fatto addebitabile al cedente. Nell'ipotesi di cessione a titolo gratuito il cedente è tenuto a garantire il cessionario per l'evizione esclusivamente nei limiti in cui tale garanzia è prevista a carico del donante, ossia quando il cedente abbia espressamente promesso la garanzia, qualora l'evizione dipenda da dolo o dal fatto personale del cedente, qualora si tratti di cessione con previsione di un modus od onere a carico del cessionario o di cessione rimuneratoria, casi in cui la garanzia per l'evizione è dovuta sino alla concorrenza dell'ammontare degli oneri o dell'entità delle prestazioni ricevute dal cedente. Ove espressamente le parti prevedano che la cessione comprenda determinate garanzie del credito ceduto, in particolare la garanzia ipotecaria, fatta oggetto di trasferimento, e il cedente garantisca l'attuale esistenza sia delle ragioni di credito che delle garanzie che le assistono, si deve intendere che si estenda a queste ultime l'obbligo di garanzia del cedente, sia quanto all'esistenza dell'iscrizione ipotecaria che quanto all'ammontare del credito da questa garantito (Cass. n. 17070/2017). La cessione a titolo onerosoLa garanzia in ordine all'inesistenza del credito (nomen verum), operante nel caso di cessione a titolo oneroso, assume rilievo in tutte le ipotesi in cui l'effetto traslativo non si produce oppure, dopo essersi realizzato, viene meno per fatto del cedente (Bianca, 595). Aderendo a questa impostazione, si dovrebbe ritenere che la previsione di un obbligo risarcitorio connesso all'operatività della garanzia, nel caso di mancata soddisfazione del cessionario dipendente dall'inesistenza del credito ceduto, implica una deroga al principio generale secondo cui il contratto avente un oggetto inesistente è nullo e residuano meri obblighi restitutori e risarcitori per culpa in contraendo; per converso nella fattispecie il contratto dovrebbe ritenersi ugualmente valido. Una specificazione di tale tesi risiede nell'affermazione secondo cui, qualora la cessione abbia ad oggetto un credito inesistente o nullo, si rinverrebbe un difetto di legittimazione del cedente, sicché il regolamento del contratto dovrebbe essere equiparato alla garanzia per la legittimazione disciplinata in tema di vendita (Panuccio, 870). In senso diverso altra dottrina osserva che il riferimento all'esistenza del credito non deve essere inteso in senso assoluto, ma deve essere correlato al patrimonio del disponente, ossia deve essere inteso come esistenza del diritto nella sua sfera giuridica, con la conseguenza che la garanzia sarà operativa nelle sole ipotesi di rivendica del credito, venendo così del tutto assimilata alla garanzia per evizione; nei casi di inesistenza fisica e oggettiva la cessione sarebbe invece nulla (Perlingieri, 19; Mancini, in Tr. Res., 1999, 393). Secondo la prima impostazione sono ricondotte nell'alveo di tale garanzia tutte le ipotesi in cui il trasferimento del credito non si produce per inesistenza o nullità del titolo (Bianca, 595; Panuccio, 870), salva comunque la nullità delle cessioni aventi ad oggetto crediti che per loro natura non possono esistere in modo assoluto, fattispecie in cui deve essere peraltro esclusa la buona fede del cessionario posta a fondamento dell'operatività della garanzia in commento. In senso contrario altra opinione sostiene che, qualora il credito trasferito sia inesistente, la cessione è nulla e non si applicherà la garanzia in questione; piuttosto si determineranno gli effetti della nullità e in specie il cessionario potrà agire per il risarcimento dei danni limitato all'interesse negativo, qualora ricorrano le condizioni di cui all'art. 1338, e potrà richiedere la ripetizione del corrispettivo versato (Perlingieri, 19; Carraro, 123). Ancora il nomen verum opererà qualora il credito sia già prescritto al momento della cessione ovvero qualora l'effetto traslativo sia caducato da una pronuncia di annullamento, rescissione o risoluzione del titolo ovvero in seguito all'avveramento di una condizione risolutiva (Bianca, 596; Panuccio, 870), fenomeni questi che producono effetti retroattivi fino al momento della stipulazione. Anche in queste ipotesi la dottrina di segno contrario evidenzia che non opera la garanzia per l'inesistenza del credito, ma il cessionario può valorizzare l'inadempimento del cedente e chiedere la risoluzione del negozio di cessione secondo i principi generali; qualora si tratti di cessione di credito sequestrato o pignorato, sarà invece direttamente applicabile la disciplina dettata in tema di evizione nella vendita (Perlingieri, 19). Ancora la garanzia per l'inesistenza del credito potrà essere invocata nel caso di difetto di legittimazione del cedente, il quale trasferisca come proprio un credito in realtà non suo (Bianca, 595; Perlingieri, 19). Controversa è l'applicabilità della garanzia nel caso in cui vi sia un divieto legale di cessione collegato alla posizione del cedente, di cui il cessionario non abbia conoscenza. In senso negativo si rileva che, qualora la garanzia operasse in questa ipotesi, si attribuirebbe validità a un negozio illecito per contrarietà alla legge (Bianca, 595). Inoltre la garanzia non può essere richiamata all'esito dell'avveramento della condizione, qualora la cessione del credito sia sottoposta a condizione sospensiva, salvo che il credito debba ritenersi sussistente solo a decorrere da un momento posteriore alla cessione, per accordo tra le parti. Di contro la garanzia può essere invocata prima che la condizione sospensiva si sia avverata. Pacificamente la garanzia non è operativa in ordine ai vizi o difetti di qualità promesse od essenziali del credito ceduto; in questi casi potranno trovare applicazione in via analogica le norme che disciplinano i rimedi per i vizi nella vendita. Infatti la normativa sulla cessione deve essere integrata dalla disciplina del tipo contrattuale attraverso cui in concreto la cessione si realizza, sicché nel caso di vendita del credito gli obblighi del cedente corrispondono a quelli dell'alienante. Il cedente deve garantire il nomen verum, ovvero che il credito è sorto e non si è ancora - per qualsiasi motivo - estinto al tempo della cessione, rimanendo fuori dalla garanzia solo la solvenza del debitore ( Cass. n. 17985/2022 ; Cass. n. 13853/2020 ). Ne deriva che la cessione di un credito inesistente è valida, onde il cessionario è tenuto al pagamento del prezzo, che non diviene indebito, ma è assistito dalla "garanzia" ex lege di cui all'art. 1266 c.c. (Cass. n. 17985/2022). Un'applicazione particolare della garanzia è stata fatta dalla S.C. in materia societaria, dove si è ritenuto che la cessione, separatamente dalla vendita della partecipazione sociale, del credito vantato dal socio nei confronti della società, quale restituzione di un'erogazione del primo in favore della seconda, dà luogo alla garanzia per inesistenza del credito solo qualora risulti che la causa concreta del negozio societario posto in essere sia riconducibile ad un versamento assimilabile a capitale di rischio, in quanto in tal caso il trasferimento della partecipazione sociale include, quale bene di secondo grado, quello di ogni posta esistente nel patrimonio sociale, incluso il denaro ricevuto dalla società; la garanzia non opera invece nelle ipotesi di finanziamento del socio o di versamento finalizzato ad un futuro aumento del capitale nominale, dai quali deriva il diritto di credito del socio alla restituzione, l'uno ai sensi dell'art. 1813 in tema di mutuo e l'altro qualora venga successivamente meno la causa giustificativa dell'attribuzione patrimoniale eseguita in favore della società, onde il trasferimento della partecipazione sociale di regola non include anche tale credito, che può formare oggetto autonomo di diritti (Cass. n. 16049/2015). Dà luogo alla garanzia per l'inesistenza del credito in favore del cessionario anche la cessione del diritto di credito agli utili spettante al socio, posta in essere dopo che l'assemblea, a seguito dell'approvazione del bilancio, abbia deliberato di non distribuirli imputandoli a riserva (Cass. n. 16049/2015). La relativa disciplina Alla garanzia per l'inesistenza del credito si applica la disciplina in ordine alla garanzia per evizione. Sicché il cedente è tenuto alla restituzione del corrispettivo e delle spese del contratto, degli interessi maturati e dei frutti; è tenuto altresì a risarcire il danno subito dal cessionario sia a titolo di danno emergente sia a titolo di lucro cessante (Perlingieri, 20; Panuccio, 871). Ma secondo altra ricostruzione il cessionario ha dinanzi a sé un'alternativa: avvalersi della garanzia e richiedere il risarcimento dell'intero interesse positivo, salva la corresponsione della controprestazione, ovvero agire per la risoluzione della cessione, con la conseguente possibilità di ottenere il riconoscimento di una somma pari alla differenza tra il pieno interesse positivo e il valore della controprestazione, senza dover eseguire la controprestazione medesima. La garanzia si estende anche all'esistenza degli eventuali accessori del credito (Perlingieri, 21). Per converso la garanzia non trova applicazione nei casi di cessione solvendi causa di cui all'art. 1198, cessione ex lege e cessione di una universitas iuris, che costituiscono fattispecie di cessione del tutto singolari e autonome. Alcuni arresti giurisprudenziali hanno qualificato l'obbligazione di garanzia come debito di valuta di ammontare pari all'importo del credito ceduto di natura pecuniaria, produttivo di interessi e maggior danno dal giorno della mora (Cass. n. 9428/1987). Inoltre, la giurisprudenza ha riconosciuto l'applicabilità della garanzia anche all'ipoteca che assiste il credito ceduto (Cass. n. 1476/1947). Il patto di esclusione La garanzia per l'inesistenza del credito può essere esclusa o diminuita per accordo tra le parti (Breccia, 796; Perlingieri, 20). Il relativo patto può costituire una clausola del negozio di cessione ovvero può essere stipulato separatamente prima che la cessione abbia attuazione. Esso può essere concluso anche tacitamente. Nelle ipotesi di esclusione della garanzia troverà applicazione l'art. 1488, con la conseguenza che il cessionario potrà pretendere dal cedente la restituzione del prezzo e il rimborso delle spese (Perlingieri, 20). In ogni caso la garanzia per l'inesistenza del credito non opera nelle cessioni aleatorie, per le quali non ricorre neanche un obbligo di restituzione del prezzo e di rimborso delle spese, avendo le parti convenuto la cessione a rischio e pericolo del cessionario (Perlingieri, 20). La garanzia non attiene neanche alle cessioni di crediti futuri, benché non aleatorie, poiché in questa evenienza la fattispecie sarà integralmente soggetta alla disciplina della vendita di cose future exart. 1472, sicché il negozio di cessione sarà nullo qualora il credito futuro non venga ad esistenza. Il patto di esclusione della garanzia è comunque inefficace qualora l'inesistenza del credito dipenda da fatto proprio del cedente. Si intende fare riferimento a qualsiasi atto di disposizione del credito compiuto dal cedente, indipendentemente dalla qualificazione soggettiva di quest'ultimo, sicché la previsione non costituisce una duplicazione della disposizione di cui all'art. 1229. Ne discende che il cedente comunque risponde verso il cessionario qualora per una propria condotta non acquisisca la titolarità del diritto di credito trasferito ovvero qualora, dopo aver acquisito detta titolarità, successivamente la perda sempre per fatto imputabile al cedente (Bianca, 595). La norma non trova invece applicazione nell'ipotesi in cui il credito si estingua successivamente al perfezionamento della cessione con effetti ex nunc, quand'anche ciò avvenga per causa imputabile al cedente, poiché la norma espressamente relega l'operatività della garanzia all'esistenza del credito al tempo della cessione; ove il fatto estintivo imputabile al cedente sia successivo opereranno gli ordinari rimedi risarcitori. Nessuna responsabilità sarà ascrivibile al cedente qualora l'estinzione del credito ceduto, avvenuta successivamente al perfezionamento della fattispecie traslativa, dipenda da fatti non imputabili al cedente stesso. La responsabilità del cedente per "fatto proprio" postula la mera oggettiva riferibilità del fatto che determina l'inesistenza del credito ceduto alla sfera di controllo esclusiva del cedente . Quindi, il fatto proprio del cedente, che limita la possibilità di esclusione pattizia della garanzia ex art. 1266 c.c., ha un'area operativa distinta dalla nozione di dolo o colpa grave di cui all'art. 1229 c.c. (Cass. n. 17985/2022). La cessione di credito altrui La garanzia in ordine all'inesistenza del credito opera quando il cedente abbia ceduto il credito altrui qualificandolo come proprio. Non è invece di alcun ostacolo alla cessione di un credito espressamente qualificato come altrui (Perlingieri, 21; Carraro, 124). L'ammissibilità di una tale forma di cessione è direttamente ricavabile dall'art. 1478, che disciplina la vendita di bene altrui, sicché la norma si applicherà anche alla cessione di credito altrui a titolo oneroso. Nondimeno, secondo un autore, nel caso della cessione non sarebbe applicabile la sanatoria dell'acquisto effettuato dal cedente medio tempore (Panuccio, 871). La cessione a titolo gratuitoQualora la cessione sia a titolo gratuito, la garanzia in ordine all'inesistenza del credito è dovuta solo nei limiti in cui la legge pone a carico del donante la garanzia per evizione. Si applicherà pertanto la disposizione dell'art. 797, che individua le fattispecie in cui il donante è tenuto per l'evizione. In questi casi la cessione sarà comunque valida mentre sarà nulla nei casi in cui la garanzia non opera. BibliografiaBianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano 1997; Breccia, Le obbligazioni, Milano, 1991; Carraro, La cessione volontaria dei crediti, in Riv. dir. civ. 1958; Clarizia, Il factoring, Torino, 2002; Dolmetta e Portale, Cessione del credito e cessione in garanzia nell'ordinamento italiano, in Banca, borsa e tit. di cred. 1985; Ferrigno, Factoring, Contr. e impr., Padova, 1988; Frignani, Factoring, Enc. giur. it., Milano, 1989; Panuccio, Cessione dei crediti, in Enc. dir., Milano, 1960; Perlingieri, Cessione dei crediti, in Enc. giur., Roma, 1988; Sotgia, Cessione dei crediti e di altri diritti, in Nss. D. I., Torino, 1959. |