Codice Civile art. 1329 - Proposta irrevocabile.Proposta irrevocabile. [I]. Se il proponente si è obbligato a mantenere ferma la proposta per un certo tempo [1183 1, 1326 2, 1331 2], la revoca è senza effetto [1887]. [II]. Nell'ipotesi prevista dal comma precedente, la morte o la sopravvenuta incapacità del proponente non toglie efficacia alla proposta, salvo che la natura dell'affare o altre circostanze escludano tale efficacia. InquadramentoA protezione delle fattispecie in cui il potere di revoca riconosciuto al proponente dalla legge può rappresentare un oggettivo ostacolo alla conclusione dell'affare, la norma disciplina una particolare figura di procedimento di formazione del contratto, imperniata su una proposta destinata a mantenersi stabile per il tempo fissato dal proponente (Bianca, 238; Benedetti, 120). La proposta irrevocabile è un atto prenegoziale al quale, in relazione alle circostanze, la legge ricollega il particolare effetto di sopravvivere sia ad un'attività contrastante del soggetto proponente sia alla scomparsa o all'incapacità di questo (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 75). Dubbi sono stati manifestati in dottrina sulla natura giuridica della proposta irrevocabile: secondo un primo orientamento la clausola di irrevocabilità trasforma la proposta da atto prenegoziale in negozio giuridico (Santoro Passarelli, 210; Benedetti, 142; Cesaro, 1969, 42; Osti, 519), alla stregua dell'unitarietà della fattispecie (Messineo, 1961, 861); in senso contrario altra opinione esclude che l'irrevocabilità muta la natura giuridica della proposta, che rimane priva di natura negoziale (Bianca, 240; Carresi, in Tr. C. M., 1987, 763; Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 131); altra tesi colloca la proposta irrevocabile nell'alveo delle promesse unilaterali, di cui costituirebbe una specifica ipotesi (Jannuzzi, Proposta irrevocabile e patto di opzione, in Foro it., 1949, I, 179); infine, un ulteriore divisamento qualifica la clausola di irrevocabilità come un autonomo negozio unilaterale di rinunzia ad un potere normalmente spettante al proponente (Tamburrino, 26), sdoppiamento che non ha senso all'esito della specifica previsione di una norma sulla proposta irrevocabile (Carrara, 207). La volontà di mantenere ferma la proposta può manifestarsi in qualunque modo adeguato allo scopo, alla luce altresì della natura dell'affare e delle altre circostanze concomitanti (Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 132). La revocabilità della proposta è inderogabile qualora tenda alla conclusione di contratti da cui il proponente potrà recedere ad nutum in qualsiasi momento (Sacco, in Tr. Vas., 1975, 221; Carresi, in Tr. C. M., 1987, 761; in senso contrario Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 77). Per converso è considerata irrevocabile in modo inderogabile la proposta fatta in esecuzione di un contratto preliminare (Sacco, in Tr. Vas., 1975, 221; in senso contrario Carresi, in Tr. C. M., 1987, 763). Dinanzi ad una proposta irrevocabile per impegno unilaterale assunto dallo stesso proponente al momento della formulazione della proposta, il che esclude che si tratti in senso tecnico di assunzione di un obbligo con la mediazione della condotta dell'autore, anche per la sopravvivenza della proposta alla morte o all'incapacità del proponente, l'eventuale revoca non produce alcun effetto ovvero è irrilevante, piuttosto che illecita, come accadrebbe qualora detto impegno vivesse nell'ambito di un'obbligazione (Benedetti, 129). In questa dimensione si è affermato che la stabilità della proposta irrevocabile ha natura reale più che obbligatoria. L'irrevocabilità può discendere, oltre che dalla volontà del proponente, anche da specifiche previsioni di legge: così l'art. 1887 stabilisce che la proposta di assicurazione rivolta per iscritto all'assicuratore rimanga ferma per 15 giorni o, qualora occorra una visita medica, per 30 giorni. Ancora, l'art. 782 prevede che è irrevocabile, per il periodo di un anno dalla data della comunicazione, la proposta di donazione fatta ad una persona giuridica dopo che al donante è stata notificata la domanda diretta ad ottenere dall'autorità competente l'autorizzazione ad accettarla. Nondimeno, in merito a tale ulteriore fattispecie, si è negato che ricorra un'ipotesi di irrevocabilità della proposta, poiché l'irrevocabilità dipenderebbe dall'esplicazione e comunicazione da parte del destinatario di un'attività che importa la volontà di accettare (Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 132). Il termine di efficacia di una proposta contrattuale va distinto da quello di irrevocabilità della proposta stessa, l'uno avendo la funzione di stabilire il lasso di tempo entro il quale deve pervenire, all'autore di questa, la relativa accettazione, l'altro essendo inteso a fissare i limiti di durata di quell'ulteriore e specifica manifestazione di volontà, necessaria perché una semplice proposta contrattuale acquisti anche il suddetto eccezionale carattere dell'irrevocabilità, con la duplice conseguenza di una possibile diversità di ampiezza dei due termini e della insufficienza, ai fini di siffatta acquisizione, della sola indicazione del primo (Cass. n. 41/1990). L'irrevocabilità della proposta contrattuale presuppone un espresso impegno del proponente di mantenere ferma la proposta stessa per un determinato periodo di tempo e, pertanto, in difetto di detto formale impegno, non può essere desunta dalle peculiarità dell'affare né dal comportamento del proponente (Cass. n. 3177/1976; Cass. n. 827/1965). Dovrà essere vagliato caso per caso se il proponente, nel concedere un termine per l'accettazione della proposta, abbia o meno inteso impegnarsi a mantenerla ferma fino alla sua scadenza (Cass. n. 4619/1957). In conseguenza della formulazione di una proposta irrevocabile, il proponente non può sottrarsi alle conseguenze di tale promessa, per cui la conclusione del futuro contratto oggetto della proposta irrevocabile (o dell'opzione) dipende esclusivamente dalla manifestazione o meno, nel termine previsto, della volontà dell'altra parte di esercitare il diritto di accettazione che le è stato irrevocabilmente attribuito (Cass. n. 4351/1984; Cass. n. 6395/1979). Il principio della conoscenza presunta nel momento in cui la proposta giunge all'indirizzo del destinatario si applica anche nel caso di proposta irrevocabile (Cass. n. 3544/1979). Per la natura di negozio unilaterale della proposta irrevocabile si è espresso un arresto risalente (Cass. n. 1512/1965). Altro arresto ancora più datato ha affermato che la proposta irrevocabile consisterebbe in realtà di due atti, distinti e contemporanei: un'offerta in senso proprio, cui si accompagna la rinuncia da parte del proponente ad esercitare il potere di revoca che la legge gli riconosce (Cass. n. 1427/1953). I requisiti della proposta irrevocabileAffinché la proposta possa essere qualificata come irrevocabile, deve sussistere l'elemento essenziale della determinazione di un termine entro cui la proposta rimane ferma, a cura del proponente; in mancanza di tale termine la proposta deve considerarsi pura e semplice (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 76; Ravazzoni, 241). Altro orientamento sostiene invece che la mancata indicazione del termine costituirebbe una causa di nullità della proposta (Benedetti, 157; Cesaro, 1969, 271). Secondo una parte minoritaria della dottrina, in mancanza della fissazione di un termine, la proposta resta irrevocabile, spettando al giudice la fissazione del termine fino alla scadenza del quale la proposta rimane ferma (Di Majo, 217; Gabrielli, 216). Secondo una tesi intermedia il legislatore, pur non imponendo che nella proposta debba essere fissato un termine da parte del proponente, esige che questi abbia quantomeno stabilito il criterio in base al quale dovrebbe essere predeterminata la durata del vincolo, riferendosi a circostanze di fatto oppure a dati normativi (Maiorca, 1981, 157). In base ad un ulteriore divisamento, qualora il termine di irrevocabilità non sia indicato dal proponente, esso si determina in ragione della regola vigente per la proposta in generale, ossia in forza del termine ordinariamente necessario secondo la natura dell'affare o gli usi (Bianca, 240; Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 134; Sacco, in Tr. Vas., 1975, 224; Perego, 133). Secondo la S.C. il termine entro il quale il proponente si obbliga a mantenere ferma la proposta costituisce elemento essenziale della proposta irrevocabile, sicché deve essere fissato dallo stesso proponente. In mancanza di tale determinazione la proposta va considerata pura e semplice, ed è revocabile finché il contratto non sia concluso (Cass. n. 20853/2014; Cass. n. 18001/2010; Cass. S.U., n. 2103/1975; Cass. n. 1650/1971; Cass. n. 2919/1962; contra Cass. n. 1060/1965; Cass. n. 2038/1964). Detto termine deve essere fissato dallo stesso proponente nel medesimo documento contenente la proposta o con altro atto nella forma richiesta dalla natura del contratto (Cass. n. 5910/1983). Né, per ritenere il carattere irrevocabile della proposta, può farsi ricorso ad altri meccanismi di determinazione del termine predisposti nel c.c. come quello dettato in materia di opzione dall'art. 1331, comma 2, non richiamabile analogicamente, data la sua natura di eccezione al principio generale di revocabilità della proposta (Cass. n. 3339/1987; Cass. n. 1011/1981); o come quello dell'art. 1183, che, regolando il tempo dell'adempimento, ha riguardo non già alla formazione della fonte dell'obbligazione (il contratto), ma alla sua esecuzione; o come quello dell'art. 1326 che, parlando di “termine ordinariamente necessario secondo la natura dell'affare o secondo gli usi” e riferendosi alla accettazione, concerne l'oblato e non il proponente (Cass. n. 3309/1975; Cass. S.U., n. 2103/1975). La proposta contrattuale è irrevocabile anche quando il termine, entro il quale il proponente si sia impegnato a mantenerla ferma, venga fatto decorrere da una determinata attività del destinatario (Cass. n. 3444/1978). La clausola di irrevocabilità della proposta contrattuale in linea di principio non integra una clausola vessatoria, sicché essa è valida anche se inserita in un modulo di commissione firmato in calce (Cass. n. 3781/1974; Cass. n. 1739/1967; Cass. n. 354/1956); tuttavia, qualora venga pattuita per un termine tale da comportare per il proponente limitazioni alla facoltà di opporre eccezioni alla controparte, rientra nell'ambito della previsione di cui all'art 1341, comma 2, e pertanto è inefficace in difetto di specifica approvazione per iscritto (Cass. n. 4319/1976). Sia la proposta irrevocabile che la dichiarazione resa vincolante per una delle parti da un patto di opzione debbono contenere tutti gli elementi essenziali del contratto da concludere, in modo da consentire la conclusione di tale contratto nel momento e per effetto dell'adesione dell'altra parte, senza necessità di ulteriori pattuizioni (Cass. n. 18201/2004; Cass. n. 10777/1993). L'impegno assunto in sede di trattativa negoziale, volto a mantenere fermo per un certo periodo di tempo il prezzo offerto, non postula necessariamente l'intento di considerare tale impegno, anche se relativo ad un punto essenziale, quale proposta irrevocabile, ben potendo esso costituire soltanto un momento del processo formativo del contratto senza efficacia vincolante, ove l'accordo delle parti non sia stato raggiunto sulla totalità degli elementi costitutivi (Cass. n. 77/1993). L'opzione, a differenza della proposta irrevocabile, ha natura di negozio giuridico bilaterale. Mentre, infatti, nella proposta irrevocabile vi è una parte che avanza una proposta contrattuale ed unilateralmente si impegna a mantenerla ferma per un certo tempo, nell'opzione vi sono due parti che convengono che una di essa resti vincolata dalla propria dichiarazione mentre l'altra resta libera di accettarla o meno. In entrambi i casi perciò vi è una proposta contrattuale irrevocabile ma mentre nel primo l'irrevocabilità dipende esclusivamente dalla volontà, dall'impegno unilaterale del proponente, nel secondo l'irrevocabilità dipende da una convenzione tra le parti, le cui volontà devono quindi essere espresse ed incontrarsi (Cass. n. 3339/1987; Cass. n. 3341/1977; Cass. n. 1739/1967; Cass. n. 1512/1965). Nella prelazione invece si realizza un contratto preliminare unilaterale, in forza del quale una parte ha diritto di essere preferita ad altri, a parità di condizioni, qualora il promittente si induca alla conclusione di un determinato contratto (Cass. n. 402/1982). In tema di clausole vessatorie nel contratto tra professionista e consumatore, la previsione dell'art. 33, comma 2, lett. e), cod. cons. — diretta a sanzionare la lesione inferta all'equilibrio negoziale che si concretizza nel trattenimento di una somma di denaro ricevuta prima dell'esecuzione delle prestazioni contrattuali, qualora non si ponga a carico dell'accipiens un obbligo restitutorio e un ulteriore obbligo sanzionatorio qualora sia egli stesso a non concludere o a recedere — è applicabile in presenza non solo di un contratto già concluso ed impegnativo per entrambi i contraenti, ma anche di un negozio preparatorio vincolante per il consumatore, quale quello discendente da una proposta irrevocabile, tutte le volte che il consumatore stesso — nel versare, contestualmente all'impegno assunto, una somma di denaro destinata ad essere incamerata dal beneficiario in caso di mancata sottoscrizione del successivo preliminare “chiuso” o del definitivo da parte del proponente — abbia aderito ad un testo, contenente la detta clausola vessatoria, predisposto o comunque utilizzato dal professionista oblato (Cass. n. 6639/2012). Il diritto di prelazione agraria, il quale si esercita secondo lo schema normativo dettato dagli artt. 1326-1329, cioè attraverso lo scambio di una proposta (irrevocabile per legge per un certo periodo Cass. n. 12883/2016 ) e dell'accettazione della stessa, sorge per effetto della denuntiatio del proprietario del fondo e non per il solo fatto della stipulazione del contratto preliminare di vendita del fondo ad un terzo, senza che al di fuori di tale comunicazione possa rilevare ai fini dell'esercizio della prelazione la conoscenza che l'avente diritto possa avere aliunde del detto preliminare, o della sua proposta da parte del proprietario al terzo (Cass. n. 10429/1991). In tema di locazione d'immobile urbano ad uso non abitativo, la comunicazione al conduttore dell'intento di vendere il bene, che il locatore effettui ai sensi dell'art. 38 l. n. 392/1978, non configura una proposta contrattuale irrevocabile nel termine di sessanta giorni, non costituendo espressione di volontà negoziale, ma ottemperanza ad un obbligo che è fissato da detta norma al fine di mettere in condizione il conduttore medesimo di esercitare l'eventuale diritto di prelazione, perfezionando così in suo favore una vicenda acquisitiva di tipo legale, non contrattuale. Conseguentemente, il locatore legittimamente può revocare l'offerta di prelazione prima che intervenga l'adesione del conduttore ed ancorché non sia trascorso il termine di 60 giorni assegnato al conduttore stesso per accettare, non sussistendo alcun obbligo a contrarre del locatore (Cass. n. 2427/1988, in Giust. civ. 1988, 7, I, 1707, con nota di Triola; ma per la tesi secondo cui in questo caso non si tratta affatto di proposta contrattuale Cass. S.U., n. 5359/1989). La cessazione di efficaciaLa proposta irrevocabile cessa di avere effetti qualora scada il termine entro cui il proponente si è impegnato a tenere ferma la proposta senza alcuna accettazione dell'oblato ovvero qualora l'oblato rifiuti la proposta o esprima un'accettazione condizionata all'inserimento di modifiche o aggiunte (Carresi, in Tr. C. M., 1987, 760; Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 134; Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 76). In senso contrario altro autore nega che sia possibile un rifiuto della proposta irrevocabile da parte dell'oblato (Benedetti, 152). La scadenza del termine di irrevocabilità è compatibile con la persistente efficacia della proposta semplice, ove sussista un interesse in tal senso del proponente (Sacco, in Tr. Vas., 1975, 227; Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 137). Inoltre, la proposta irrevocabile può essere revocata prima che divenga efficace, ossia mediante una revoca che pervenga all'oblato prima della proposta stessa (Bianca, 238). Nella proposta irrevocabile l'irrevocabilità costituisce una qualità intrinseca della proposta stessa, che permane fino a quando, con la scadenza del termine, viene automaticamente a caducarsi senza che all'uopo occorra una qualsiasi sua revoca, salva una diversa volontà del proponente cui, nell'ambito della autonomia privata, non può negarsi il potere di dar vita ad una proposta irrevocabile ma scindibile da tale sua qualità e quindi capace di sopravvivere, una volta scaduto il termine, come semplice proposta revocabile (Cass. n. 9229/1991). Inoltre l'efficacia della proposta irrevocabile cessa quando il destinatario non compia un'integrale accettazione della proposta stessa, richiedendo modifiche o aggiunte al contenuto del contratto proposto (Cass. n. 2488/1968), ovvero quando l'oblato rifiuti radicalmente la proposta irrevocabile (Cass. n. 1512/1965). Ove la proposta irrevocabile di promessa d'acquisto sia divenuta inefficace (per mancata accettazione nel termine stabilito, da parte del destinatario e per revoca del proponente una volta scaduto il tempo entro il quale questi sia era obbligato a tenerla ferma), perde altresì efficacia, con la caducazione della proposta, la clausola di deroga della competenza territoriale in essa contenuta, a nulla rilevando che, nel giudizio promosso dal proponente per la restituzione delle somme da lui anticipate al destinatario al momento della sottoscrizione della proposta e nel periodo di efficacia della stessa, quest'ultimo, pur negando di aver mai concluso alcun contratto con la controparte, abbia richiamato quel documento per eccepire l'incompetenza territoriale del giudice adito, non operando in tal caso la regola secondo cui il fatto di invocare in giudizio l'autorità di un documento contrattuale, pur sottoscritto dall'altra parte e non dal deducente, equivale al riconoscimento dell'impegno in esso contenuto (Cass. n. 12323/2002). La morte e la sopravvenuta incapacità del proponenteIn conseguenza dell'irrevocabilità della proposta, essa rimane efficace anche qualora sopravvenga la morte o l'incapacità del proponente, salvo che la natura dell'affare o altre circostanze ne escludano l'efficacia. Pertanto l'oblato potrà accettare la proposta verso gli eredi o verso il rappresentante legale dell'incapace. Il richiamo alla natura dell'affare ha la funzione di evitare la persistente efficacia di proposte aventi ad oggetto contratti personali, ossia connotati dall'intuitus personae (Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 132). Le circostanze incompatibili con la persistenza di efficacia della proposta irrevocabile all'esito della morte o dell'incapacità del proponente non sono tanto le limitazioni stabilite dallo stesso proponente, quanto gli elementi concreti dai quali risulti che il rapporto contrattuale doveva soddisfare un interesse esclusivo del proponente o postulava una situazione particolare (Bianca, 242; Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 80). Ove si tratti di proposta irrevocabile ovvero formulata dall'imprenditore nell'esercizio della sua impresa, la produzione in giudizio di una scrittura privata di vendita immobiliare ad opera della parte che non l'aveva sottoscritta determina il perfezionamento del contratto nella prescritta forma documentale, qualora la produzione sia effettuata nel giudizio promosso successivamente al decesso del sottoscrittore e nei confronti dei suoi eredi (Cass. n. 8423/2003; Cass. n. 738/1995). 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